Philip Dick - La svastica sul sole

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La svastica sul sole: краткое содержание, описание и аннотация

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In questo romanzo di fantascienza, considerato uno dei più autentici classici della science fiction americana, Philip K. Dick ci descrive il quadro di come potrebbe essere un mondo in cui il nazismo avesse vinto la guerra mondiale. Parlare di nazismo e delle sue colpe potrebbe sembrare un tema troppo importante e doloroso per farne oggetto di un romanzo di fantascienza, ma Dick, nella Svastica sul sole, ci dimostra come invece la fantascienza possa diventare un modo assai efficace per ritrarre sotto un aspetto nuovo la lucida, razionale follia del nazismo e il tumulto di pensieri confusi e malati che porta con sé e trasmette alle persone ad esso asservite: nel mondo descritto da Dick, l’Asse ha vinto la guerra, l’Italia ha preso le briciole, e l’Africa è stata distrutta in un “esperimento”, Giappone e Germania si sono spartiti il mondo, e il credo della superiorità razziale “Ariana” si è talmente compenetrato nelle altre nazioni da togliere loro ogni volontà.
Vincitore del premio Hugo per il miglior romanzo in 1963.

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Per un attimo giocherellò con la borsetta, cercando di trovare degli spiccioli per fare un’altra telefonata. No , decise, alzandosi dallo sgabello. Stasera non posso richiamarla; lascerò perdere… è già così maledettamente tardi. Io sono sfinita, e loro probabilmente saranno già andati a letto.

Mangiò il sandwich con l’insalata di pollo, bevve la coca, poi guidò fino al più vicino motel, prese una camera e si infilò a letto, tutta tremante.

CAPITOLO QUATTORDICESIMO

Non c’è risposta , pensò il signor Nobosuke Tagomi. Non c’è comprensione. Nemmeno nell’oracolo. Eppure devo continuare a vivere comunque, giorno dopo giorno.

Andrò in cerca delle piccole cose. Una vita invisibile, comunque. Finché verrà un tempo in cui…

In ogni caso salutò sua moglie e uscì di casa. Ma quel giorno non si recò al Nippon Times Building, come sempre. Perché non rilassarsi un po’? Magari una passeggiata in macchina fino al Golden Gote Park, con lo zoo e i pesci? Fare una visita dove le cose che non possono pensare provano comunque gioia.

Tempo. È un lungo viaggio per il taxi a pedali, e mi offre più tempo per percepire. Se si può dire così.

Ma gli alberi e lo zoo non sono personali. Devo aggrapparmi alla vita umana. Tutto questo mi ha trasformato in un bambino, anche se potrebbe essere una buona cosa. Io potrei far sì che lo fosse.

Il guidatore del taxi pedalava vigorosamente lungo Kearny Street, diretto verso il centro di San Francisco. Potrei prendere il tram , pensò all’improvviso il signor Tagomi. La felicità nel viaggio più sereno, che fa quasi venire le lacrime agli occhi, su un oggetto che avrebbe dovuto scomparire nel 1900 ma che invece stranamente esiste ancora.

Congedò il taxi a pedali e si avviò lungo il marciapiede verso la più vicina fermata.

Forse , pensò, non potrò mai più tornare al Nippon Times Building, con la sua puzza di morte. La mia carriera è finita, ma non importa. Posso sempre trovare un altro lavoro al Consiglio per le Attività delle Missioni Commerciali. Ma Tagomi cammina ancora, esiste, e ricorda ogni particolare. In questo modo non si combina niente.

In ogni caso la guerra, l’Operazione Dente di Leone, ci spazzerà via tutti. Non importa ciò che ciascuno di noi farà in quel momento. Il nostro nemico, che era nostro alleato durante l’ultima guerra. Che vantaggio ne abbiamo ricavato? Forse avremmo dovuto combatterlo. O favorire la loro sconfitta, collaborare con i loro nemici, gli Stati Uniti, l’Inghilterra, la Russia.

Disperazione, dovunque si guardi.

L’oracolo enigmatico. Forse si è ritirato dal mondo dell’uomo, preso dal dolore. I saggi se ne vanno.

Siamo entrati in un Momento nel quale siamo soli. Non possiamo trovare assistenza come prima. Be’ , pensò il signor Tagomi, forse anche questo è un bene. O può diventare un bene. Bisogna ancora sforzarsi di trovare la Via.

Salì a una fermata sulla California Street e percorse tutta la linea fino al termine. Poi saltò giù e osservò la manovra di rotazione della vettura sulla piattaforma di legno. Quella, fra tutte le esperienze della città, aveva sempre per lui il più grande significato. Ma adesso l’effetto fu molto più blando; avvertì il vuoto in modo ancora più acuto, perché attorno a lui ogni cosa era deteriorata.

Naturalmente fece anche il percorso inverso. Ma… una semplice formalità , si rese conto mentre osservava le strade, i palazzi, il traffico scorrere in senso contrario a prima.

Dalle parti di Stockton si alzò dal sedile per scendere. Giunto alla fermata, però, mentre stava per lasciare la vettura, il conducente gli gridò: «La sua borsa, signore.»

«Grazie.» L’aveva dimenticata. Allungò la mano e la prese, poi fece un inchino mentre il tram si rimetteva in moto rumorosamente. C’è un oggetto molto prezioso, nella borsa, pensò. Una Colt 44, un pezzo da collezionisti di valore inestimabile. Che adesso tengo sempre a portata di mano, nel caso qualche vendicativo sicario dell’SD tentasse di farmela pagare personalmente. Non si sa mai. Eppure… il signor Tagomi si rese conto che questo nuovo modo di comportarsi, malgrado tutto quello che era successo, era nevrotico. Non dovrei permetterlo , ripeté fra sé mentre camminava con la borsa nella mano. Una fobia ossessivo-compulsiva. Ma non riusciva a liberarsene.

Lei nella mia stretta, io nella sua , pensò.

Dunque ho perso il mio atteggiamento positivo? si domandò. Tutto l’istinto è stato deviato, dal ricordo di ciò che ho fatto? È tutto deteriorato, non solo il mio atteggiamento verso questo particolare oggetto? Il fondamento della mia vita… un territorio, ahimè, nel quale mi sono trovato così bene.

Prese un taxi a pedali e ordinò all’autista di dirigersi verso Montgomery Street, verso il negozio di Childan. Vediamo un po’. C’è rimasto un filo che mi lega ancora a un comportamento volontario. Forse potrei vincere le mie tendenze ansiose servendomi di uno stratagemma: scambiare la pistola con un oggetto dalla storicità più dimostrata. Questa pistola, per quanto mi riguarda, possiede troppa storia soggettiva… e tutta del tipo sbagliato. Ma quella storia finisce con me; nessun altro può sperimentarla, dalla pistola. Esiste soltanto nella mia psiche.

Liberarmi , decise, tutto preso dall’eccitazione. Via la pistola, via tutto, ogni nuvola del passato. Perché non è semplicemente all’interno della mia psiche; come si è sempre detto a proposito della teoria della storicità, è anche all’interno della pistola. Tra noi due esiste un’equazione!

Giunse al negozio. Dove ho fatto molti affari , osservò mentre pagava il conducente. Sia per motivi di ufficio che personali. Sempre con la borsa in mano, entrò rapidamente.

Ecco il signor Childan, dietro alla cassa. Lucidava un oggetto con un panno.

«Signor Tagomi,» disse Childan con un inchino.

«Signor Childan.» Anche lui si inchinò.

«Che sorpresa. Non riesco a crederci.» Childan posò l’oggetto e il panno. Girò intorno alla cassa e si avvicinò. Il solito cerimoniale, saluti, eccetera. Eppure il signor Tagomi sentiva che l’uomo oggi era in qualche modo diverso. Piuttosto… attutito. Un miglioramento , decise. La sua voce sempre un filo troppo alta, troppo stridula. E lui troppo agitato. Ma poteva anche essere un cattivo auspicio.

«Signor Childan,» disse il signor Tagomi, posando la borsa sul bancone e aprendola, «vorrei rivenderle un oggetto che ho acquistato qui tanti anni fa. Lei usa farlo, a quel che mi ricordo.»

«Sì,» disse Childan. «Dipende dalle condizioni, però.» Lo osservava, guardingo.

«Un revolver Colt 44,» disse Childan.

Tacquero entrambi, guardando la pistola adagiata nella scatola di tek aperta davanti a loro, con il suo corredo di pallottole in parte consumate.

Una sfumatura di maggiore freddezza, nel signor Childan. Il signor Tagomi capì al volo. Be’, non fa niente. «Lei non è interessato,» gli disse.

«No, signore,» rispose Childan con voce rigida.

«Non insisterò.» Si sentiva svuotato di ogni forza. Mi sono arreso subito. Lo yin, adattabile, ricettivo, si è impadronito di me, temo…

«Mi perdoni, signor Tagomi.»

Il signor Tagomi si inchinò e rimise la pistola con le sue munizioni dentro la borsa. È destino. Devo tenermi quest’arma.

«Lei sembra… piuttosto deluso,» disse Childan.

«Se ne è accorto.» Era turbato; aveva permesso al suo mondo interiore di uscire allo scoperto, in modo che tutti potessero vederlo? Alzò le spalle. Evidentemente era così.

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