Morgan Rice - Il trono dei draghi

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“Ha tutti gli ingredienti per il successo immediato: trame, contro trame, misteri, cavalieri valorosi e relazioni che nascono e finiscono con cuori spezzati, delusioni e tradimenti. Ti terrà incollato alle pagine per ore e accontenterà persone di ogni età. Consigliato per la libreria di tutti i lettori fantasy.”
–-Books and Movie Reviews, Roberto Mattos (su L’Anello dello Stregone)
“Siamo davanti all’inizio di qualcosa di davvero straordinario.”
–-San Francisco Book Review (su Un’Impresa da Eroi)
Dall’autrice di bestseller numero uno, Morgan Rice, e autrice di Un’Impresa da Eroi (più di 1.300 recensioni a cinque stelle) arriva il debutto di una nuova e sorprendente serie fantasy.
Ne IL TRONO DEI DRAGHI (L’era degli stregoni—Libro secondo), Re Godwin mobilita il suo esercito per attraversare il grande ponte, invadere il Sud e recuperare la sua figlia maggiore, la diciassettenne Lenore. Tuttavia, Lenore è tenuta prigioniera nei meandri più oscuri del Regno del Sud, sotto agli occhi vigili e pieni d’odio di Re Ravin; e potrebbe essere costretta a trovare una via di fuga da sola, sempre che ve ne sia una.
Suo fratello Rodry, però, è molto più avanti degli uomini del Re, nel profondo di quell’ostile territorio, solo nella missione di mettere in salvo sua sorella; mentre l’altro suo fratello, Vars, offre una lezione di codardia e tradimento.
Devin segue Grey, desideroso di sapere come sfruttare il suo potere e di conoscere chi è davvero.
Greave percorre regioni remote per trovare la Casa degli Accademici e cercare di salvare sua sorella, Nerra.
Ma Nerra, affetta dalla malattia a squame, sta morendo su un’isola sperduta, una volta popolata dai draghi, e la sua unica possibilità di sopravvivenza potrebbe essere costringersi a rischiare tutto.
Tutto questo culminerà in un’epica battaglia che potrebbe determinare il destino dei due regni.
L’ERA DEGLI STREGONI è una saga di amore e passione; di rivalità tra fratelli; di roghi e tesori nascosti; di monaci e guerrieri; di onore e gloria; e di tradimenti, fato e destino. È un racconto che non riuscirai a mettere giù fino a notte fonda, che ti trasporterà in un altro mondo e ti farà innamorare dei personaggi che non dimenticherai mai. Si addice a uomini e donne di qualsiasi età.
La figlia dei draghi (libro terzo) è adesso disponibile per il preordine.
“Un fantasy vivace… Solo l’inizio di ciò che promette essere un’epica serie young adult.”
–-Midwest Book Review (su Un’Impresa da Eroi)
“Pieno di azione… Lo stile di scrittura di Rice è compatto e la premessa intrigante.”
–-Publishers Weekly (su Un’Impresa da Eroi)

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“Chi… chi siete voi?” chiese Nerra, alzandosi. “Dove mi trovo?”

“Siete dove dovete essere, nell’ultimo rifugio per coloro che hanno la malattia del drago,” rispose l’uomo e Nerra si imbronciò; nel Regno del Nord la chiamavano la malattia a squame. Significava che non era più nel Regno del Nord?

“Io… Mi sento…” esordì Nerra. “Io stavo morendo.”

“Eravate morta,” concordò l’uomo, con una voce che sembrava troppo calma per quella rivelazione. “Ma noi abbiamo dei metodi per stabilizzare la malattia, per un periodo.”

“Ma è incredibile,” replicò Nerra. “Se la gente lo sapesse… mio padre è…”

“So chi siete, Principessa Nerra,” la interruppe l’uomo. “So che siete stata esiliata per la vostra condizione, ma qui siete al sicuro. Questo è un luogo dove tutti coloro che hanno la malattia possono vivere in pace i giorni da umani che li restano. Qui facciamo tutto il possibile per prolungare un poco quei giorni.”

Nerra si imbronciò a quell’affermazione. “Non mi avete ancora detto chi siete.”

“Sono Kleos,” disse l’uomo. “Il custode di questo posto. Vi ho vista arrivare ed è molto raro che qualcuno venga portato qui direttamente da un drago.”

Raro, ma a quanto pareva non così tanto da causare shock nell’uomo che aveva davanti.

“State parlando come se aveste già visto dei draghi prima,” disse Nerra. “Dove ci troviamo di preciso?”

“Venite,” rispose. “Fareste meglio a vederlo coi vostri occhi.”

Le fece strada fuori dalla camerata, verso un ampio spazio aperto che sembrava quasi un villaggio. Le persone lavoravano lì, coltivando piccoli orti o trasportando l’acqua. Tutti e ognuno parevano avere l’intreccio di squame in un qualche punto del loro corpo.

La terra attorno al villaggio era rocciosa, risaliva pendici che conducevano alla bocca di quello che sembrava un vulcano. Altre formazioni rocciose giacevano sparse nel basalto, scure e angolari, come cresciute dietro alle eruzioni del vulcano. C’erano degli alberi su alcune sezioni della pendice, sbucavano dal terreno scuro; mentre in lontananza il suolo precipitava nel mare circostante, rendendo l’intero luogo un’isola. Un molo più giù suggeriva come la maggior parte delle persone raggiungeva il posto.

Fu ciò che giaceva al di là che attirò l’attenzione di Nerra, però. Così lontana che era a malapena visibile all’orizzonte, scorse una costa molto più ampia di quella dell’isola, con vulcani che si ergevano sul panorama per conferire allo scenario un aspetto seghettato, dentato. Sopra ai vulcani, qua e là, vide dei punti circolari. Le ci volle un momento per realizzare quanto dovevano essere grandi, e fu solo allora che capì cosa erano: draghi.

“Quella è Sarras,” disse Nerra scioccata. Non aveva mai visto il terzo continente, ma quell’ambiente non poteva essere nient’altro. Se era vero però, significava che il suo drago l’aveva trasportata per mezzo oceano. “Siamo a Sarras.”

“Non proprio,” intervenne Kleos, facendo cenno al piccolo villaggio attorno a loro. “Questa è Haven. La nostra isola giace un poco distaccata dagli orrori di… quel posto.”

“Quali orrori?” chiese Nerra.

Kleos scosse la testa. “Questo non è un luogo per quelle cose. Questo è un luogo di pace, dove coloro che sono affetti dalla malattia possono vivere i loro giorni e incontrare una morte garbata.”

“Una…” Nerra scosse la testa a quel pensiero. Avrebbe dovuto restare lì seduta ad aspettare di morire? “Cos’è questo posto? Una prigione? Dovrei restare qui in cattività?”

“Questo è un luogo di rifugio,” replicò Kleos. “Dove coloro che hanno la malattia del drago possono essere al sicuro dal mondo attorno a loro, e il mondo può essere al sicuro da loro.”

“Questa è la seconda volta che la chiamate così,” sottolineò Nerra. “È per le squame?”

“È per ciò che diventano le persone con la malattia,” rispose Kleos e fece una pausa per un momento. “Io… Io potrei mostrarvelo, ma sarebbe meglio di no. Vivreste più in pace senza sapere cosa vi aspetta.”

Nerra non esitò. “Mostratemelo.”

Nessun altro era stato capace di mostrarle davvero dove l’avrebbe condotta quella malattia. Il dottore glielo aveva detto , ma non era la stessa cosa, neanche ci si avvicinava; doveva vederlo coi suoi occhi. Seguì Kleos che le fece strada verso un altro punto del villaggio, verso un edificio in pietra la cui porta pareva più massiccia delle altre. Estrasse una chiave e la aprì.

“Dobbiamo fare attenzione qui dentro,” la avvisò. “Quelli che stanno qui… hanno poco di umano.”

“Ma avete detto che c’erano dei modi per aiutare…” affermò Nerra.

“Vi sono,” concordò Kleos. “Ma non lasciatevi adescare da false speranze, Principessa. Non vi è cura. Prima o poi, a prescindere da tutto ciò che faccio, si arriva a questo.”

Fece un passo indietro per permetterle di entrare perché potesse vedere. La costruzione era ombrosa all’interno, ma l’oscurità era attraversata dai pianti e dai lamenti di coloro che la popolavano. Non c’era niente di umano in quel suono, però.

E di certo neanche nella creatura che le si sollevò davanti. Era più robusta di un uomo, con squamose mani artigliate, denti che parevano potersi immergere nella carne e strapparla via, e tratti che si erano deformati in una specie di muso da lucertola. Il suo corpo era massiccio e malfatto, i muscoli parevano crescerle sotto alla pelle senza logica né armonia alcuna. Aveva gli occhi dell’essere umano, ma privati di qualsiasi traccia di umanità; ospitavano solo rabbia, dolore e fame. Non era più un essere umano, ma non era neanche un drago; era qualcosa che stava a metà, bloccato, incompleto, deformato dalla sua fisionomia precedente ma non ancora tramutato nella successiva.

Balzò in avanti andandole addosso; e Nerra fu troppo lenta per schivarlo in quel momento. La massa della creatura era sopra di lei adesso, la sbatteva a terra e la osservava dall’alto minacciosa. Alzò gli artigli, pronta a colpire; e la principessa era ormai certa che Kleos l’avesse portata lì solo per farla morire, per delle ragioni che non riusciva a contemplare.

L’uomo intervenne invece; la raggiunse con fra le mani una lama ondulata che sembrava prodotta con qualche metallo scuro e lunga quanto l’avambraccio di Nerra. La usò per affondare un colpo, prendendo la creatura dritta in petto e facendola stridere in un pianto animale. Cadde all’indietro, con gli artigli alzati come per scongiurare altri tagli, ma Kleos stava già avanzando.

“Mi dispiace,” disse, mentre Nerra si alzava. “Quando vi ho portata qui non sapevo che questa fosse già così avanti… È… è arrivato il momento per lui.”

“Era una persona?” chiese Nerra. Non riusciva a crederci, non voleva crederci, perché… quello significava che anche lei sarebbe finita così. “Non c’è niente che potete fare per aiutarlo?”

“Solo una cosa adesso,” rispose Kleos e avanzò, seguendo la creatura. La sua espressione era dispiaciuta ma, nonostante ciò, non si tirò indietro dal cerchio di artigli della creatura-drago. Affondò brusco la sua lama, questa volta conficcandogliela sotto alla mascella e fino al cervello. Nerra udì la creatura emettere un sussulto che sembrava un misto di shock e sollievo; poi Kleos estrasse la lama pulita, lasciando cadere la bestia all’indietro sul pavimento.

Restò lì in piedi per qualche secondo. In profondità nel fabbricato, Nerra udiva dei ringhi che suggerivano che vi erano altre di quelle creature… quelle persone , erano lì.

“Aiutatemi a portarlo fuori,” disse Kleos. “Adesso ha trovato la pace e noi tratteremo il suo corpo con rispetto.”

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