Isaac Asimov - Seconda Fondazione

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Terzo Interludio

Il Primo Oratore guardo pensieroso il cielo notturno.

Nuvole leggere coprivano a tratti la luce delle stelle.

L'universo sembrava ostile.

Freddo e cupo, ospitava una strana creatura, il Mulo.

Il buio impenetrabile degli spazi sembrava contenere una terribile minaccia.

La riunione era terminata.

Non si era protratta a lungo.

Si erano scambiati dubbi e domande ispirate dal difficile problema matematico di dove trattare con un Mutante dagli strani poteri mentali.

Tutte le possibili mutazioni dovevano essere considerate.

In qualche posto dello spazio, si trovava il Mulo.

Quale sarebbe stata la sua prossima mossa? Era facile tenere a bada i suoi uomini.

Reagivano, stavano reagendo, secondo i piani prestabiliti.

Ma cosa sarebbe successo con il Mulo?

4. Due uomini e gli Anziani

Gli Anziani, in quella particolare regione di Rossem, non erano niente di tutto quello che ci si sarebbe potuto aspettare.

Non erano una mera estrapolazione del mondo contadino: piu vecchi, piu autoritari, meno amichevoli.

Niente di tutto questo.

La dignita, che era risaltata fin dal primo incontro, sembrava essere la caratteristica dominante.

Sedevano intorno alle tavole ovali come gravi e profondi pensatori.

La maggior parte di loro aveva di poco superato l'eta matura, portavano barbe corte tagliate in modo accurato.

Alcuni non avevano superato quarant'anni e questo dimostrava come la definizione "Anziani" fosse soltanto un titolo onorifico.

I due stranieri erano seduti a capotavola e un solenne silenzio accompagnava il pasto frugale, che si svolgeva quasi come un rito e che conferiva una strana atmosfera all'assemblea.

Dopo il pranzo vennero pronunciate da quegli Anziani che sembravano avere piu autorita alcune frasi (erano troppo semplici e brevi per essere chiamati discorsi), quasi volessero dare un tono meno ufficiale alle riunione.

Era come se il cerimoniale destinato agli stranieri fosse cessato per far posto a una conversazione piu amichevole.

Si affollarono attorno ai due nuovi venuti e li tempestarono di domande.

Chiesero se fosse difficile guidare un'astronave, quanti uomini erano necessari, se fosse possibile in qualche modo migliorare le prestazioni delle loro terramobili, se era vero che in alcuni mondi la neve cadeva di rado come accadeva su Tazenda, quanta gente popolava il loro pianeta, se era grande come Tazenda, se si trovasse molto lontano, se i loro abiti fossero di lana e che cosa era che dava loro quello splendore metallico, perche non portavano pellicce, se si radevano ogni giorno e che tipo di pietra fosse incastonata nell'anello di Pritcher… le domande continuavano senza fine.

La maggior parte venivano rivolte a Pritcher come se, visto che era il piu anziano, fosse stato automaticamente investito di maggiore autorita.

Pritcher si trovo costretto a rispondere a tutte le domande.

Era come trovarsi circondati da una folla di fanciulli.

E le loro domande erano di un'ingenuita disarmante.

Erano attenti a ogni risposta e la loro voglia di sapere sembrava insaziabile.

Pritcher spiego che non era difficile guidare un'atronave e che il numero degli uomini dell'equipaggio variava a seconda della grandezza della nave, che poteva essere guidata da una o piu persone, che il funzionamento dei motori delle loro terramobili gli era completamente sconosciuto ma che senza dubbio sarebbe stato possibile migliorarne le prestazioni che il clima dei mondi variava infinitamente, che sul suo mondo abitavano molte centinaia di milioni di persone ma che era di gran lunga piu piccolo e meno importante del grande Impero di Tazenda, che i loro abiti erano tessuti con una plastica al silicone e che la lucidita metallica era prodotta artificialmente orientando la disposizione molecolare che i loro vestiti erano riscaldati artificialmente e che quindi non avevano bisogno di pellicce che si radevano tutti i giorni, e che la pietra del suo anello era un'ametista.

Continuava a rispondere.

Si accorse di essere entrato, senza volere, in rapporti familiari con quegli strani provinciali.

A ogni sua risposta gli Anziani parlottavano tra di loro come se discutessero dell'informazione ricevuta.

Era difficile capire che cosa si dicessero, perche parlando tra di loro usavano un dialetto che si differenziava molto dalla lingua universale galattica.

A un tratto Channis li interruppe per dire: – Gentili signori, ora tocca a voi rispondere per un poco, poiche noi siamo stranieri e ci piacerebbe molto conoscere tutto cio che c'e da sapere su Tazenda.

A quelle parole nella sala si fece un gran silenzio.

Il gesticolare aggraziato con cui gli Anziani accompagnavano le loro frasi cesso immediatamente.

Si guardarono gli uni con gli altri, in apparenza desiderosi di cedere all'altro la parola.

Pritcher corse ai ripari: – Il mio compagno chiede questo in amicizia, poiche la fama di Tazenda corre per la Galassia.

Noi, naturalmente, informeremo il governatore della lealta e della fedelta degli Anziani di Rossem.

I presenti non mostrarono alcun segno di sollievo, ma le loro facce sembrarono distendersi.

Un Anziano si prese la barba tra il pollice e l'indice la liscio gentilmente poi disse: – Noi siamo servi fedeli dei signori di Tazenda.

Dopo un primo momento di irritazione provocato dalla domanda inopportuna di Channis, Pritcher si senti meglio.

Evidentemente malgrado la vecchiaia che doveva essere la causa dell'attenuarsi della sua iniziativa, sentiva di possedere ancora una dialettica in grado di smorzare le espressioni troppo audaci del giovane.

– Noi che veniamo da cosi lontano – insiste Channis, – non sappiamo la storia dei Signori di Tazenda che immaginiamo governino con giustizia e benevolenza questi mondi da lungo tempo.

L'Anziano che aveva gia prima la parola replico con tono pacato e calmo: – Nemmeno i nonni dei piu vecchi fra noi potrebbero ricordare i giorni in cui i Signori non esistevano.

– E' stata un'Era di pace? – Si, e stata un'Era di pace! – Esito. – Il governatore e forte e potente e non esiterebbe a punire i traditori.

Nessuno di noi e un traditore, naturalmente.

– Immagino che avra punito qualcuno che lo meritava nel passato.

Il vecchio esito nuovamente. – Nessuno in questo pianeta e mai stato un traditore ne tra i nostri padri, ne tra i padri dei nostri padri ve ne e mai stato uno.

Ma su altri mondi qualcuno ha tradito e la morte l'ha colto istantaneamente.

Non e bene pensare a queste cose, poiche noi siamo uomini umili, poveri agricoltori e non ci interessiamo di politica.

La sua voce aveva un tono ansioso e le facce di tutti i presenti esprimevano preoccupazione.

– Potreste dirci – chiese Pritcher con tatto, – come potremmo avere un'udienza con il vostro governatore? Gli Anziani sembrarono sorpresi per la domanda.

Nessuno rispose per alcuni istanti poi l'Anziano riprese: – Come? Non lo sapevate? Il governatore verra qui domani.

Vi aspettava.

E stato un grande onore per noi.

Noi… noi speriamo sinceramente che vogliate fargli presente la lealta dei suoi sudditi.

Pritcher riusci a sorridere anche se con difficolta. – Ci stava aspettando? Gli Anziani si guardarono l'un l'altro. – Perche questa domanda? E piu di una settimana che vi stiamo aspettando.

Il loro appartamento era indubbiamente lussuoso per quel pianeta.

Pritcher aveva dovuto adattarsi a ben peggiori sistemazioni.

Channis mostrava una completa indifferenza.

C'era un'atmosfera di tensione fra i due, data la differenza di carattere.

Pritcher sentiva che il momento decisivo si stava avvicinando e desiderava rimandarlo.

Incontrarsi cosi presto con il governatore significava spostare il gioco in una dimensione pericolosa, eppure un successo avrebbe apportato loro innumerevoli vantaggi.

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