Frank Schätzing - Il quinto giorno

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Il quinto giorno: краткое содержание, описание и аннотация

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Gennaio, costa del Perù. Il povero pescatore Juan non crede ai suoi occhi: dopo lunghe settimane di magra, si stende davanti a lui un enorme banco di pesci. Ma il terrore cancella ben presto la felicità: i pesci, muovendosi come un unico essere, distruggono la rete, ribaltano la barca e impediscono all'uomo di raggiungere la superficie.
Marzo, Norvegia. A bordo di una nave oceanografica un biologo e una scienziata osservano milioni di "vermi" luminescenti che sembrano aver invaso lo zoccolo occidentale. Da dove vengono? Cosa sono?
Pochi giorni dopo, Canada. Un gruppo di balene attaccano la Barrier Queen e la affondano. Il mondo intero sarà drammaticamente coinvolto in questi avvenimenti in apparenza così lontani tra loro.

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«Bene, MacMillan, molto bene. Ascoltami, abbiamo bisogno del tuo aiuto. Questa nave sta affondando. Noi dobbiamo condurre un esperimento che potrebbe salvarci tutti…»

«Tutti?»

«Hai una famiglia, MacMillan?»

«Perché lo vuole sapere?»

«Dove abita la tua famiglia?»

«A Boston.» I lineamenti del giovane s'irrigidirono. Cominciò a piangere. «Ma Boston è…»

«Lo so», disse Johanson, comprensivo. «Ascolta, possiamo fare ancora qualcosa per rimettere tutto a posto. Anche a Boston. Ma, per farlo, abbiamo bisogno del tuo aiuto. Ne abbiamo bisogno adesso! Ogni secondo che perdiamo potrebbe annullare l'ultima possibilità della tua famiglia.»

«Ti prego», mormorò Karen. «Aiutaci.»

Il soldato continuava a guardarli. Tirò su col naso. Poi abbassò il fucile.

«Ci portate fuori da qui?» chiese.

«Sì», confermò Karen. «Promesso.» Mio Dio, che stai dicendo? pensò. Non puoi promettere niente. Proprio niente.

Judith Li

Sorprendentemente, il laboratorio segreto appariva intatto, forse perché era più in alto rispetto a quello ufficiale. Il pavimento era ricoperto di schegge di vetro, ma il resto era a posto.

Alcuni monitor lampeggiavano.

Dove avrà messo i tubi? rifletté Judith Li.

Infilò l'arma nella fondina e si guardò intorno. La sala era deserta. Nella piccola cisterna ad alta pressione si aspettava di vedere il bagliore blu, ma poi le venne in mente che Rubin le aveva spiegato di aver condotto a termine con successo l'esperimento col veleno. Spiò attraverso uno degli oblò. Nulla. Nessun organismo, nessun bagliore.

Peak girava fra i tavoli da laboratorio e gli armadi. «Qui», gridò.

Lei lo raggiunse di corsa. Uno scaffale era caduto. A terra, c'erano diversi tubi sottili, a forma di siluro, lunghi quasi un metro. Li sollevarono, l'uno dopo l'altro. Due erano notevolmente più pesanti rispetto agli altri. Poi Judith vide i segni di riconoscimento. Rubin li aveva segnati su un fianco con un pennarello resistente all'acqua.

«Sal», mormorò, affascinata. «Abbiamo in mano il nuovo ordine mondiale.»

«Bene.» Peak si guardava nervosamente intorno. Una provetta rotolò giù da un tavolo e si ruppe con un leggero tintinnio. L'allarme continuava a risuonare. «Allora portiamo il nuovo ordine mondiale fuori di qui il più in fretta possibile.»

Judith Li scoppiò a ridere. Passò a Peak uno dei tubi, prese l'altro e uscì di corsa dal laboratorio. «Tra cinque minuti avrò mandato all'inferno questa creazione arrogante, Sal, può contarci!»

«Con chi vuole scendere? Crede che Mick sia ancora vivo?»

«Non m'interessa se lo è.»

«Potrei accompagnarla io.»

«Grazie, Sal, molto generoso da parte sua. E cosa vorrebbe fare? Venire laggiù a rompermi i timpani perché mi permetto di ammazzare quella fanghiglia blu?»

«È una cosa maledettamente diversa e lei lo sa bene!»

Raggiunsero la scaletta di boccaporto. Dalla parte opposta, qualcuno stava correndo verso di loro a testa bassa.

«Leon!»

Anawak sollevò lo sguardo, li riconobbe e si fermò di colpo. Erano molto vicini; in mezzo a loro c'era solo la scaletta di boccaporto.

«Jude… Sal…» Anawak li fissò. «Ma guarda un po'.»

Ridicolo! pensò Judith. Quell'uomo era assolutamente incapace di fingere. Le era bastato uno sguardo per capire che Anawak sapeva tutto. «Da dove arriva?» chiese.

«Io… volevo cercare gli altri e…»

Non aveva importanza quanto sapesse. Non avevano tempo da perdere. Forse stava davvero cercando i suoi amici, forse aveva un piano. No, non aveva importanza. Anawak si era messo sulla sua strada.

Judith Li tirò fuori la pistola.

Ponte di volo

Quando uscirono sul ponte, Samantha Crowe era alle calcagna di Murray Shankar, ma poi qualcuno la fermò.

«Aspetti», disse un soldato in uniforme.

«Ma io devo…»

«Lei è nel prossimo gruppo.»

Due dei grandi Super Stallion avevano già lasciato il ponte e altri due attendevano di fronte all'isola. Erano parcheggiati vicinissimi. Mentre correva con soldati e civili, Shankar si girò verso Samantha. Il gigantesco eliporto s'inclinava sempre di più. Era così grande da dare l'impressione che non fosse la nave a essere obliqua, bensì il mare, agitato e coperto di schiuma.

«Ci vediamo più tardi!» gridò Shankar. «Te ne andrai col prossimo volo.»

Samantha lo seguì con lo sguardo mentre lui correva sulla rampa che portava all'interno del Super Stallion. Un vento gelido le frustava il viso. A quanto pareva, l'evacuazione procedeva in maniera molto ordinata. Era un bene. Doveva solo pazientare.

Il suo sguardo vagava tutt'intorno. Dov'erano gli altri? Leon, Sigur, Karen…

Erano già andati via?

Un pensiero tranquillizzante. Il portellone si chiuse alle spalle di Shankar. I rotori presero a girare più velocemente.

Scafo

Meno di trenta metri sotto il ponte di volo, l'acqua premeva contro le paratie della stiva di prua e degli alloggi dell'equipaggio.

Le paratie reggevano.

Un siluro era rimasto in acqua. Durante l'esplosione del batiscafo, l'innesco era scattato, però il siluro non era esploso. Casi del genere erano rari, ma succedevano. Era affondato in una stiva piena d'acqua, sopra una grata che, staccatasi in parte dal suo ancoraggio, si torceva nell'oscurità. Il siluro ci rotolava sopra dolcemente e scivolava di alcuni centimetri in avanti, seguendo la progressiva inclinazione della nave.

Le paratie reggevano, ma la grata scricchiolava e gemeva sotto la pressione.

Anche i puntoni reggevano ancora, però erano sottoposti a una tensione estrema. Nell'acciaio delle paratie si formarono alcune crepe. Una delle grandi viti di rinforzo si staccò lentamente dal suo ancoraggio, forzando la filettatura.

Poi uscì con un botto.

La tensione aumentò. La grata schizzò in aria, altre viti saltarono, la parete cedette. Il siluro ricevette un colpo che lo catapultò verso l'alto e lo spinse nel punto in cui confinavano tutti gli spazi: la stiva di prua e le gigantesche camerate dei marinai da una parte e il ponte dei veicoli proprio sotto il laboratorio dall'altra.

Era uno dei punti di contatto più sensibili della nave.

La carica esplosiva fece il proprio lavoro.

Livello 3

«No», disse Peak.

Lasciò cadere l'involucro a forma di siluro e puntò la pistola contro Judith Li. «Non lo farà.»

Judith rimase immobile. L'arma era sempre puntata contro Anawak.

«Sal, ne ho abbastanza delle sue resistenze», sibilò. «Mi faccia il piacere di non comportarsi da idiota.»

«Abbassi l'arma.»

«Maledizione, Sal! La porterò davanti alla corte marziale, io…»

«Al tre sparo, Jude! Glielo giuro. Non ucciderà altre persone. Abbassi l'arma. Uno… due…»

Judith Li abbassò il braccio. «Va bene, Sal. Va bene.»

«La lasci cadere.»

«Perché non ne parliamo e…»

«La lasci cadere!»

Negli occhi di Judith Li comparve un lampo di odio indicibile. L'arma cadde rumorosamente a terra.

Anawak gettò un'occhiata a Peak. «Grazie», disse. Con un balzo, raggiunse la scaletta di boccaporto e sparì. Judith Li lo sentì correre via. I passi si allontanarono. Imprecò.

«Generale comandante Judith Li», disse Peak in tono formale. «Io la destituisco dal comando per incapacità d'intendere e di volere. Da questo momento in poi lei è ai miei ordini. Può…»

Ci fu un colpo terribile. Dal basso provennero mostruosi gorgoglii. La nave si piegò in avanti come un ascensore in caduta e Peak perse l'equilibrio. Cadde a terra, rotolò e si rialzò immediatamente.

Dov'era la sua arma? Dov'era Judith?

«Sal!»

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