Frank Schätzing - Il quinto giorno

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Gennaio, costa del Perù. Il povero pescatore Juan non crede ai suoi occhi: dopo lunghe settimane di magra, si stende davanti a lui un enorme banco di pesci. Ma il terrore cancella ben presto la felicità: i pesci, muovendosi come un unico essere, distruggono la rete, ribaltano la barca e impediscono all'uomo di raggiungere la superficie.
Marzo, Norvegia. A bordo di una nave oceanografica un biologo e una scienziata osservano milioni di "vermi" luminescenti che sembrano aver invaso lo zoccolo occidentale. Da dove vengono? Cosa sono?
Pochi giorni dopo, Canada. Un gruppo di balene attaccano la Barrier Queen e la affondano. Il mondo intero sarà drammaticamente coinvolto in questi avvenimenti in apparenza così lontani tra loro.

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«Sì. Qualcosa del genere. Potrebbe essere che tutti gli yrr abbiano un sapere collettivo, ma un'azione collettiva potrebbe iniziare da un centro. Sì, credo che ci siano delle regine.»

«Anche loro unicellulari?»

«Devono condividere la stessa biochimica degli altri. Si può presumere che siano unicellulari. Un'associazione altamente organizzata che riusciremo a comprendere solo comunicando con loro.»

«Per ricevere messaggi misteriosi», disse Vanderbilt. «Allora, ci hanno mandato un'immagine della Terra preistorica. A che scopo? Cosa ci vogliono raccontare?»

«Tutto», rispose Samantha.

«Potrebbe essere un po' più precisa?»

«Ci spiegano che questo è il loro pianeta. Che lo dominano da almeno centottanta milioni di anni, probabilmente da più tempo ancora. Che hanno una memoria della specie, si orientano coi campi magnetici e sono ovunque ci sia dell'acqua. Dicono: 'Voi siete il qui e ora; noi siamo il sempre e ovunque'. Questi sono i fatti. Questo ci dice il messaggio, e io credo che sia parecchio.»

Vanderbilt si grattò la pancia. «E che cosa rispondiamo? Che possono infilarselo nel culo, il loro dominio?»

«Non ce l'hanno, Jack.»

«Allora cosa?»

«Penso che alla loro logica di volerci annientare potremmo contrapporre la nostra logica di voler sopravvivere. La nostra unica possibilità di sopravvivere consiste nel segnalare che riconosciamo il loro dominio…»

«Il dominio di organismi unicellulari?»

«E in questo modo convincerli che non siamo più pericolosi per loro.»

«Ma lo siamo», obiettò Karen.

«Vero», disse Johanson. «Parlare non serve. Dobbiamo dare il segnale che ci ritiriamo dal loro mondo. Dobbiamo smettere d'inquinare i mari con veleni e rumori, e anche in fretta. Così in fretta che forse loro arriveranno a pensare di poter vivere anche con noi.»

«Questo deve deciderlo lei, Jude», disse Samantha. «Noi possiamo solo darle consigli. Lei deve raccomandare. Oppure ordinare.»

Tutti guardarono Judith Li. «Sono dell'idea di percorrere questa strada», disse lei. «Ma non dobbiamo affrettare i tempi. Se ci ritiriamo dal mare, dobbiamo mandare loro un messaggio che sia formulato con precisione e che sia convincente.» Si guardò intorno. «Voglio che collaborino tutti. E senza farsi prendere dalla furia e dal panico. Qualche giorno in più non cambia niente, e invece potrebbe essere utile per elaborare il messaggio giusto. Questa specie ci è estranea in tutto, in un modo che mai avrei immaginato. Ma se c'è anche solo una possibilità di arrivare a un accordo pacifico, dobbiamo utilizzarla. Quindi date il massimo.»

«Jude», sorrise Samantha. «Non sono mai stata così entusiasta dei militari americani.»

Quando Judith Li lasciò la sala con Peak e Vanderbilt, disse sottovoce: «Rubin è riuscito a fabbricare sufficiente sostanza?»

«Sì», rispose Vanderbilt.

«Bene. Voglio che carichi il Deepflight . Non m'interessa quale. Entro due ore, tre al massimo, dobbiamo andare e risolvere la faccenda»

«Perché tutta questa fretta?» chiese Peak.

«Johanson ha un'espressione negli occhi… come se fosse sul punto di avere un'ispirazione. Non ho voglia di stare a discutere. È tutto. Domani potrà fare tutto il baccano che vorrà.»

«Siamo davvero così avanti?»

Judith lo guardò. «Questo ho detto al presidente degli Stati Uniti, Sal. E così sarà.»

Ponte a pozzo

«Ehi.»

Anawak si avvicinò al delfinario e Greywolf sollevò un attimo lo sguardo, tornando poi subito a dedicarsi alle piccole telecamere che aveva smontato. Quando Anawak fu più vicino al bordo, due animali tirarono la testa fuori dall'acqua e lo salutarono con schiamazzi e fischi. Poi si accostarono per farsi accarezzare.

«Ti disturbo?» chiese Anawak, allungandosi oltre il bordo per toccare gli animali.

«No.»

Anawak gli si appoggiò di fianco. Non era la prima volta che andava lì dopo l'attacco, cercando di spingere Greywolf a parlare, ma invano. L'amico sembrava completamente chiuso in se stesso. Non prendeva più parte alle riunioni, si limitava a trasmettere i video, accompagnati da brevi commenti scritti. Oltretutto quei video non dicevano molto. Le riprese della gelatina che si avvicinava erano deludenti: si scorgeva una luce blu che si perdeva negli abissi. Poi c'erano le immagini sfocate di alcune orche. Infine, quando i delfini si erano spaventati, rifugiandosi sotto lo scafo della nave, si vedevano solo lastre d'acciaio. Anawak dubitava sempre più dell'utilità della squadra, ma non aveva detto nulla. In segreto, sospettava che Greywolf volesse continuare a lavorare come prima solo per non cadere nel baratro dell'inazione.

Rimasero per un po' in silenzio. Dietro di loro, a una certa distanza, un gruppo di soldati e tecnici risalì dal ventre del ponte a pozzo. Avevano ricostruito la paratia di vetro distrutta. Uno dei tecnici andò alla console sulla banchina e le pompe ricominciarono a lavorare.

«Andiamocene», disse Greywolf.

Risalirono la sponda. Anawak vide il bacino che lentamente si riempiva d'acqua. «Lo riempiono ancora», constatò.

«Sì. Se il bacino è pieno, è più facile far uscire i delfini.»

«Vuoi mandarli di nuovo fuori?»

Greywolf annuì.

«Ti aiuto», propose Anawak. «Se ne hai voglia.»

«Buona idea.» Greywolf aprì la telecamera e armeggiò all'interno con un minuscolo cacciavite.

«Ora?»

«No, prima devo riparare questa cosa.»

«Non ti va di prenderti una pausa? Potremmo andare a bere qualcosa. Di tanto in tanto abbiamo tutti bisogno di un po' di riposo.»

«Non ho poi tanto da fare, Leon. Sistemo l'equipaggiamento e mi preoccupo che gli animali stiano bene. Non faccio altro che prendermi pause.»

«Allora vieni con me alla riunione.»

Greywolf gli gettò una rapida occhiata e poi continuò il lavoro in silenzio.

«Jack», disse infine Anawak. «Non puoi stare permanentemente rintanato.»

«Chi dice permanentemente?»

«E allora cosa sarebbe quello che stai facendo?»

«Faccio il mio lavoro. Presto attenzione a quello che trasmettono i delfini, analizzo i video e se qualcuno ha bisogno di me, ci sono.»

«No, non ci sei. Non sai neppure che cosa abbiamo scoperto nelle ultime ventiquattr'ore.»

«E invece lo so.»

«Come?» Si sorprese Anawak. «Chi te l'ha detto?»

«Sue è stata qui. Talvolta viene anche Peak, per vedere se è tutto a posto. Tutti mi raccontano qualcosa, non c'è neppure bisogno di chiedere.»

Anawak fissava dritto davanti a sé. Sentiva la rabbia crescere. «Allora non hai bisogno di me», disse indispettito.

Greywolf non rispose.

«Allora vuoi restare qui a fare la muffa?»

«Lo sai che preferisco la compagnia degli animali.»

Anche se uno di loro ha ucciso Alicia? voleva chiedergli Anawak, ma all'ultimo momento si fermò. Che doveva fare? «Anch'io ho perso Alicia», disse infine.

Greywolf si bloccò per qualche istante. Poi riprese ad armeggiare col cacciavite nella telecamera. «Non si tratta di questo.»

«E di che cosa, allora?»

«Che vuoi, Leon?»

«Che voglio?» Anawak rifletté. Non era gentile. Di fronte a tutto quello che stava soffrendo Greywolf, non era per nulla gentile. «Non lo so, Jack. Ti dico apertamente che me lo chiedo anche io.»

Si girò per andarsene.

Quando ebbe quasi raggiunto il tunnel, sentì Greywolf dire a bassa voce: «Aspetta, Leon».

Ricordo

Johanson si assopì.

Era stanco morto. La notte precedente gli era penetrata fin nelle ossa. Era seduto davanti alla console, mentre Sue, nel laboratorio sterile, produceva i feromoni concentrati degli yrr. Avevano deciso di metterne una parte nel simulatore. La massa gelatinosa era sparita e l'acqua era intorbidita dal gran numero di unicellulari. Era probabile che si fosse momentaneamente sciolta e avesse interrotto la luminosità. Gli scienziati speravano che, introducendo l'estratto di feromone, avvenisse la fusione, così loro avrebbero potuto condurre altri test.

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