Robert Silverberg - Le maschere del tempo

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Le maschere del tempo: краткое содержание, описание и аннотация

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25 dicembre 1998; al centro di Piazza di Spagna, a Roma, compare dal nulla un uomo completamente nudo. è Vornan-19, e dice di provenire da mille anni nel futuro. Quest’improvvisa manifestazione, simile alla nascita di un dio, sconvolge un mondo che si avvicina alla fine del secondo millennio fra i tumulti provocati dai fanatici che predicano l’Apocalisse e la necessità di dare libero sfogo agli istinti. Ma chi è Vornan-19: un ciarlatano o un messaggero dell’Utopia? Un agente del caos o un portatore della legge? Un nuovo messia o un anticristo? Un angelo o un serpente? Qual è l’immagine nascosta sotto le maschere cangianti che s’alternano sul suo volto? Forse, Vornan-19 è entrambe le cose: demonio distruttore e divinità adatta ai tempi della crisi e del rinnovamento. Durante una sua visita negli Stati Uniti, una commissione di studio cerca di scoprire i suoi segreti. La presenza di Vornan-19 sconvolge però la vita dei singoli e delle moltitudini, semina scandalo e rabbia per la sua totale amoralità, per la completa dissennatezza del suo comportamento. I tabù della civiltà occidentale (il denaro, il potere, il sesso) vengono sconvolti: l’Utopia è corrosiva, e a contatto con essa la realtà si disintegra. Chi si illudeva di strumentalizzare l’Uomo Futuro, ne finisce schiavo e annientato. Un romanzo tra i capolavori del «nuovo Silverberg».

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«Per me va bene,» dissi.

Come Virgilio, ma al contrario, mi guidò verso l’alto per i labirinti sotterranei della Casa Bianca, e uscimmo a riveder le stelle nel crepuscolo. Mentre io ero rimasto sottoterra, c’era stata una leggera nevicata. Le resistenze che fondevano la neve ronzavano sui marciapiedi, e gli spazzaneve-robot aleggiavano sognanti per le strade, aspirando la fanghiglia con i lunghi tubi avidi. Cadeva ancora qualche fiocco. Le luci dei grattacieli di Washington brillavano come gemme contro il cielo azzurrocupo del tardo pomeriggio. Kralick ed io lasciammo il giardino della Casa Bianca passando da un cancello laterale e tagliammo Pennsylvania Avenue con un movimento da alfiere degli scacchi, per raggiungere un piccolo bar illuminato discretamente. Kralick piegò con difficoltà le lunghe gambe sotto il tavolino.

Era uno di quei locali automatici che qualche anno prima andavano tanto di moda: una console con i comandi ad ogni tavolo, un mixologo computerizzato nel retro, ed una schiera complessa di rubinetti. Kralick mi chiese cosa volevo bere, e io dissi rum filtrato. Premette i tasti, e poi ordinò scotch and soda per sé. S’illuminò il quadro del credito; Kralick infilò la sua carta nella fenditura. Un attimo dopo, le bevande uscirono gorgogliando dai rubinetti.

«Salute,» disse.

«Altrettanto.»

Lasciai che il liquore mi scendesse per la gola. Andò giù facilmente; quando finì nello stomaco non trovò niente di sostanzioso cui mescolarsi, e cominciò a infiltrarsi nel mio sistema nervoso. Chiesi spudoratamente il bis mentre Kralick era ancora alle prese con il primo bicchiere. Mi lanciò un’occhiata pensierosa, come dicesse a se stesso che nulla, nel mio fascicolo personale, mi indicava come alcolizzato. Mi ordinò comunque da bere.

«Vornan è andato ad Amburgo,» disse all’improvviso. «Sta studiando la vita notturna lungo la Reepersbahn.»

«Mi pareva che fosse stata chiusa già qualche anno fa.»

«La tengono in attività come attrazione per i turisti, con tanto di marinai fasulli che scendono a terra in franchigia e provocano risse. Dio sa come ha fatto Vornan a sentirne parlare, ma può scommettere che questa notte ci sarà una magnifica rissa autentica.» Diede un’occhiata all’orologio. «Sono avanti di sei ore, rispetto a noi. Domani sarà a Bruxelles. Poi a Barcellona, per assistere ad una corrida. E poi, New York.»

«Dio ci aiuti.»

«Dio,» disse Kralick, «farà finire il mondo tra undici mesi e… quanto? Ah, e sedici giorni.» Rise, con voce impastata. «Mai troppo presto. Mai troppo presto. Se si fosse deciso a farlo domani, non avremo dovuto sopportare Vornan-19.»

«Non mi dica che lei è un cripto-apocalittico!»

«Io sono un cripto-alcolizzato,» rispose lui. «Ho cominciato a bere questa roba all’ora di pranzo e mi gira la testa, Garfield. Lo sa, una volta facevo l’avvocato. Giovane, brillante, ambizioso, uno studio decentemente avviato. Perché mai mi è venuto in mente di lavorare per il governo?»

«Dovrebbe ordinare qualcosa per farsi passare la sbronza,» dissi, cautamente.

«Ha proprio ragione, sa?»

Ordinò una pillola e poi, ripensandoci, ordinò un terzo rum per me. Mi sentivo i lobi delle orecchie in fiamme. Tre rum in dieci minuti? Beh, anch’io potevo sempre prendere una pillola. Quella ordinata da Kralick arrivò, e lui la buttò giù; fece una smorfia, mentre il suo metabolismo passava attraverso l’accelerazione che avrebbe eliminato l’eccesso di alcool. Per un lungo istante restò li seduto, a rabbrividire. Poi si riprese.

«Chiedo scusa. Mi ha preso un mezzo colpo.»

«Si sente meglio?»

«Molto,» rispose. «Ho detto qualcosa che non dovevo?»

«Ne dubito. A parte essersi augurato che il mondo finisse domani.»

«Solo malumore. Non per motivi religiosi. Le dispiace se la chiamo Leo?»

«Lo preferirei.»

«Benissimo. Senti, Leo, adesso sono sobrio, e quello che sto dicendo è la sacrosanta verità. Ti ho rifilato un incarico schifoso, e me ne dispiace. Se c’è qualcosa che posso fare per renderti l’esistenza più sopportabile mentre fai da balia a questo ciarlatano del futuro, chiedi pure. Tanto, non è mio il danaro che spendo. So che ami certe piccole comodità, e le avrai.»

«Te ne sono molto grato… ah, Sanford.»

«Sandy.»

«Sandy.»

«Per esempio, questa sera. Sei piombato qui senza quasi preavviso, e immagino che non hai avuto la possibilità di metterti in contatto con qualche amico. Ti andrebbe di avere compagnia per cena… e dopo?»

Era molto gentile da parte sua, provvedere alle esigenze dell’anziano scienziato scapolo. «Grazie,» risposi, «ma credo che per stasera mi arrangerò. Voglio rimettere in ordine le mie idee, abituarmi al vostro fuso orario…»

«Non sarà difficile.»

Scrollai le spalle. Mangiucchiammo piccoli cracker alle alghe e ascoltammo il sibilo lontano degli altoparlanti dell’impianto sonoro del bar. Parlava quasi sempre Kralick. Citò i nomi di alcuni dei miei colleghi della Commissione Vornan: tra gli altri c’erano F. Richard Heyman, lo storico, e Helen McIlwain, Pantropologa, e Morton Fields di Chicago, lo psicologo. Annuii con aria saggia. Approvavo.

«Abbiamo controllato tutto con il massimo scrupolo,» disse Kralick. «Voglio dire, non volevamo mettere nella stessa commissione due persone che avevano avuto polemiche o cose del genere. Perciò abbiamo frugato nei banchi dei dati per ricostruire i rapporti tra di voi. Credimi, è stata una faticata. Abbiamo dovuto escludere due ottimi candidati perché erano stati coinvolti… beh, in incidenti piuttosto irregolari con uno degli altri membri della commissione, ed è stato un vero peccato.»

«Tenete uno schedario sulle fornicazioni dei dotti?»

«Cerchiamo di tenere schedari su tutto, Leo. Molte cose ci sorprenderebbero. Comunque, abbiamo messo insieme una commissione, alla fine, trovando sostituti per quelli che non volessero accettare, e per quelli che, a un controllo dei dati, fossero risultati incompatibili con gli altri, e a forza di combinare e di ricombinare…»

«Non sarebbe stato più semplice accantonare Vornan come un impostore e dimenticarsene?»

Kralick disse: «Ieri notte c’è stato un raduno degli Apocalittici a Santa Barbara. Lo hai saputo?»

«No.»

«Centomila persone radunate sulla spiaggia. E per arrivarci hanno causato danni calcolati intorno ai due milioni di dollari. Poi, dopo le solite orge, hanno cominciato a scendere in mare a branchi come lemuri.»

«Lemming.»

«Lemming». Le dita di Kralick esitarono per un istante sulla console del bar, poi si ritrassero. «Immagina, centomila Apocalittici arrivati da tutta la California che, cantando, marciano nudi nel Pacifico in un giorno di gennaio. Ci stanno ancora arrivando le cifre dei casi di annegamento. Più di cento, come minimo, e Dio sa quanti saranno i casi di polmonite; più dieci ragazze morte perché travolte dalla calca. Cose del genere le fanno in Asia, Leo. Non qui. Non qui. Capisci che cosa dobbiamo combattere? Vornan distruggerà questo movimento. Ci dirà com’è nel 2999, e la gente smetterà di credere che la Fine È Vicina. Gli Apocalittici andranno a rotoli. Un altro rum?»

«Credo che farei bene ad andare in albergo.»

«Giusto.» Kralick si alzò, e uscimmo dal bar. Mentre giravamo intorno al Lafayette Park, Kralick disse: «Ritengo doveroso avvertirti che i mass media sanno della tua presenza in città e cominceranno a bombardarti con richieste di interviste e chissà che altro. Ti difenderemo meglio che potremo, ma è probabile che arrivino fino a te. La risposta a tutte le domande è…»

« No comment. »

«Precisamente. Sei un genio, Leo.»

La neve aveva ricominciato a cadere, più energicamente di quanto potessero scioglierla le resistenze inserite nei marciapiedi. Sottili croste bianche si formavano qua e là al suolo, e sui cespugli erano già abbastanza spesse. Le pozzanghere d’acqua appena disciolta luccicavano. I fiocchi brillavano come stelle, mentre cadevano. Le stelle erano nascoste: era come se fossimo completamente soli nell’universo. Provai un gran senso di solitudine. In quel momento, in Arizona, splendeva il Sole.

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