Michael Swanwick - Domani il mondo cambierà
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- Название:Domani il mondo cambierà
- Автор:
- Издательство:Mondadori
- Жанр:
- Год:1994
- Город:Milano
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Nominato per i premi Hugo e Campbell in 1992.
Nominato per il premio di Arthu Clarke in 1993.
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— Questo lo sanno tutti — ribatté sua figlia. — Non sei particolarmente sagace a proposito. Lo sa persino questo signore al tuo fianco.
— Davvero? — La madre lo guardò in faccia per la prima volta, rimanendo, assieme a sua figlia, con un’espressione molto interessata, in attesa della sua risposta.
Il burocrate si coprì la bocca per tossire. — Se non vi dispiace, madre Gregorian, vorrei poter scambiare qualche parola con voi in privato.
La madre rivolse un’occhiata gelida a Lingore. — Vai.
Come sua figlia chiuse la porta, la donna sbottò ad alta voce: — Vogliono accantonarmi. Cospirano contro di me, e pensano che non me ne accorga. Ma io me ne accorgo eccome. Io noto ogni cosa.
Dietro la porta, nel corridoio, Lingore emise uno sbuffo esasperato. Udirono i suoi passi mentre scendeva dalle scale.
— È l’unico modo per impedire che rimanga alla porta a origliare — sussurrò la vecchia. Poi la sua voce salì nuovamente di tono. — Ma io rimarrò qui. Morirò qui. In questo letto. — Un tono più pacato, da conversazione: — Dovete sapere che questo è stato il mio letto matrimoniale. Su questo letto sono stata con il primo uomo della mia vita. — Sullo schermo spettrale del televisore, il burocrate vide nuovamente Byron che scrutava dalla finestra. — È un ottimo letto. Ci ho portato tutti i miei mariti. A volte anche più di uno per volta. Per tre volte, vi ho partorito. Quattro, se contiamo anche quello nato morto. Ora intendo morirci, in questo letto, e non mi sembra di chiedere troppo. — Emise un sospiro, e con un gesto allontanò il vassoio delle carte, che scivolò nella parete. — Che cosa volete da me?
— Una cosa molto semplice, spero. Vorrei parlare con vostro figlio, solo che non ho il suo indirizzo, quindi speravo che voi poteste indicarmi dove si trova.
— Non ho sue notizie da quando se ne è scappato via. — Assunse improvvisamente un’espressione furbetta. — Che cosa vi ha fatto? Vi avrà fregato dei soldi, immagino. Ha tentato di rubare anche i miei, ma io ero troppo furba per lui. I soldi sono l’unica cosa che conta nella vita, l’unica cosa che ti può dare un minimo di controllo.
— Per quel che ne so finora, non ha fatto proprio nulla. Voglio solo fargli qualche domanda.
— Qualche domanda — ripeté le donna con tono poco convinto.
Il burocrate non fece nulla per interrompere il silenzio che seguì, lasciando che sbocciasse e fiorisse, ansioso di scoprire quando avrebbe aperto nuovamente bocca. Infine, madre Gregorian si produsse in una smorfia annoiata. — Che genere di domande?
— Esiste la possibilità, nulla di più, che sia venuta a mancare della tecnologia controllata. La mia agenzia vuole che chieda a vostro figlio se ne sa per caso qualcosa.
— Che cosa gli farete, quando lo prenderete?
— Io non ho nessuna intenzione di prenderlo — disse il burocrate. — Se è in possesso di suddetta tecnologia, gli chiederò di restituirla. Non posso fare altro, poiché non ho l’autorità necessaria per intraprendere qualsiasi tipo di azione seria. — La donna gli rivolse un sorriso d’intesa, come se fosse certa della sua menzogna. — Be’, vi spiacerebbe raccontarmi comunque qualcosa su di lui? Su come era da bambino?
La vecchia scrollò le spalle con espressione addolorata. — Era un ragazzo abbastanza normale. Col diavolo in corpo. Ricordo che andava pazzo per le storie. Fantasmi, spettri, cavalieri e pirati spaziali. Il prete raccontava sempre al piccolo Aldebaran le sue storie dei martiri, e mi ricordo come lui stesse ad ascoltare con gli occhi spalancati, e come rabbrividiva quando si arrivava alla morte di questo o quell’altro santo. Ora è alla tivù, ho visto una sua pubblicità proprio l’altro giorno. — Prese in mano il telecomando, passando attraverso i vari canali, ma non riuscì a trovare lo spot in questione. Era un televisore piuttosto costoso, sigillato in orbita e garantito dal suo stesso dipartimento come non convertibile. — Quando è nato, ero vergine.
— Scusate? — disse il burocrate con tono stupito.
— Ah, lo sapevo che questo avrebbe attirato la vostra attenzione. È una faccenda che puzza di tecnologia extraplanetaria, nevvero? È vero, ma si tratta di un crimine molto antico, che risale ai tempi in cui ero giovane e molto, molto bella. Suo padre era uno di fuorimondo come voi, molto ricco, e io non ero altro che una strega dei boschi… una pharmacienne , ciò che voi chiamereste un’erborista.
Le sue palpebre, pallide e maculate, si socchiusero per un attimo; la donna appoggiò la testa, scrutando nel suo passato. — Venne giù dal cielo con un apparecchio volante di smalto rosso, in una notte buia in cui crescevano sia Caliban che Ariel… è un momento molto importante per la raccolta delle radici, la mandragora, l’epipossio, e soprattutto il bacio del pagliaccio. Era un uomo importante, tutto luccicante, ma per qualche motivo, dopo tutti gli anni che sono passati, non riesco bene a ricordarne il suo volto… solo i suoi stivali. Aveva degli stivali fantastici, di pelle rossa, e mi disse che venivano da molto lontano, dalle stelle, e che su Miranda non si poteva trovare nulla di simile, nemmeno avendo tutto il denaro necessario. — Emise un sospiro. — Voleva un figlio senza madre, un figlio con i suoi geni e quelli di nessun altro. Non so perché. Non riuscii mai a tirargli fuori il vero motivo, in tutti i mesi che rimanemmo assieme.
“Alla fine ci accordammo per un prezzo. Mi diede abbastanza soldi per comprarmi tutto questo — fece un cenno col mento per indicare tutto il suo affollato dominio — e per procurarmi in seguito più di un marito, tutti migliori di lui. Dopodiché, mi portò con il suo appareccho dalle ali da pipistrello fino ad Ararat, nel profondo delle foreste. È la prima città costruita su Miranda. Dal cielo mi sembrava una montagna, costruita tutta a terrazze come uno ziggurat, piena di vegetazione. Rimasi in quel posto per tutta la durata della mia gravidanza. Non credete a quelli che vi dicono che lì ci abitano gli spettri. Io me ne stavo lì da sola, con tutti quei palazzi di pietra enormi, più grandi di qualsiasi cosa si sia vista da questa parte del Piedmont, e a parte le bestie, non c’era nessun altro. A volte il padre veniva a trovarmi, ma per la maggior parte del tempo ero sola con i miei pensieri e vagavo fra quelle mura piene di verde. Erano tutte verdi di muschio, gli alberi spuntavano dalle finestre e non vi era un tetto che non fosse ricoperto di erbacce. Nessuno con cui parlare! Vi assicuro che quei soldi me li sono guadagnati. A volte piangevo”.
I suoi occhi erano liquidi e vacui. — Lui si rivolgeva a me con tono molto dolce, come fossi il suo gattino, o il suo animale da compagnia, ma mai una volta mi ha considerata come una donna, e io me ne accorgevo. Alla fin fine, io per lui non ero altro che un utero preposto ai suoi scopi.
“Mi sono rotta l’imene con questi due pollici. Naturalmente ero stata addestrata come allevatrice, e conoscevo le diete e gli esercizi del caso. Quando lui mi portava cibo e medicine da fuorimondo, io buttavo via tutto. Quando lo scoprì la cosa lo divertì, poiché ormai poteva vedere lui stesso che ero in ottima salute e che il suo bastardo era al sicuro. Ma io avevo fatto i miei progetti. La settimana in cui partorii, lui era via (gli avevo dato la data sbagliata), e così me ne scappai. Ero ancora giovane allora; mi riposai per due giorni, quindi me ne andai da Ararat. Lui pensava che mi perdessi, capite? Pensava che non ce l’avrei mai fatta a orientarmi. Ma io ero nata nel Tidewater, mentre lui aveva sempre vissuto su qualche mondo metallico in orbita. Che volete che ne sapesse? Avevo accumulato provviste in segreto e sapevo bene quali piante potevo mangiare, quindi il cibo non era certo un problema. Seguii il corso dei fiumi e dei torrenti, aggirai le zone paludose, e alla fine mi trovai davanti all’oceano. Procedendo con tenacia, non potevo che finire lì. Nel giro di poco più di un mese ero in questo luogo, dove assoldai dei muratori per costruire questa casa”.
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