Dietro insistenza di Elissa organizzarono un incontro con Sy come priorità assoluta al loro ritorno in orbita e all’S-Spazio. Lei era d’accordo con le idee di Peron, ma voleva su di esse la prospettiva insostituibile di Sy.
Il loro ritorno su per il Gambo aveva avuto luogo in un’atmosfera del tutto diversa da quella della discesa. La cabina era più affollata che mai, ma i viaggiatori erano calmi, l’umore più cupo. Dopo qualche giorno trascorso in superficie, tutti avevano sentito, in qualche punto del loro intimo, che adesso la Terra era aliena , un mondo talmente influenzato dalle guerre dell’uomo e dai mutamenti di clima che un ritorno permanente era inimmaginabile. L’umanità aveva lasciato la propria casa originaria. Non ci sarebbe stato nessun ritorno. I viaggiatori guardarono giù verso le vivide nuvole del pianeta e la coltre di neve, e pronunciarono mentalmente i lóro addii.
Olivia Ferranti aveva accennato al fatto che poche persone facevano più di una visita alla Terra. Adesso Peron ed Elissa sapevano perché.
Quando arrivarono alla serie di stazioni che formavano il punto superiore di sbarco del Gambo, Elissa chiese al sistema d’informazione dove si trovasse Sy. Mentre lo faceva, Peron preparò il loro ritrasferimento nell’S-Spazio. La cosa si dimostrò d’una facilità sorprendente. Poiché quasi tutti quelli che tornavano da una visita sulla Terra tornavano subito all’S-Spazio, la procedura era stata svelata fino a diventare niente di più d’una routine. Peron fornì i loro codici d’identificazione, e gli venne subito offerto accesso a un paio di serbatoi per l’animazione sospesa.
— Pronta? — chiese a Elissa.
Lei era ancora seduta al terminale delle informazioni. Scosse la testa e parve perplessa. — No. Non sono affatto pronta. Posponi questa prenotazione dentro i serbatoi.
— Qual è il problema? Non riesci a trovare Sy?
— L’ho trovato, ma non è più nell’S-Spazio. Si è trasferito nello spazio normale ancora prima che lo facessimo noi.
— Vuoi dire che è sceso anche lui sulla Terra?
— No, stando al servizio d’informazione. È stato qui durante tutto il tempo che noi abbiamo passato sulla Terra. E ha lasciato l’S-Spazio un quarto d’ora prima che lo facessimo noi, perciò significa che si trova nello spazio da più di venti giorni.
— Cos’ha fatto?
Elissa scosse un’altra volta la testa. — Lo sa Iddio. Questa informazione non è nella banca dati del computer. Ma l’ultima volta la sua presenza è stata riferita qui, in una delle stazioni del complesso sincrono. Se vogliamo unire le nostre teste alla sua, non serve andare nell’S-Spazio, almeno per ora.
Peron annullò la richiesta per i serbatoi dell’animazione sospesa. — Vieni, allora. Non so come farlo, ma dobbiamo trovare un modo per rintracciarlo.
Il compito si dimostrò assai più facile di quanto Peron avesse immaginato. Sy non aveva fatto nessun tentativo per nascondere il luogo dov’era andato. Era vissuto in una singola stanza per tutto il tempo, con un collegamento quasi continuo con le banche dati in orbita e la rete centrale del computer. Era seduto davanti a un terminale quando Elissa e Peron aprirono la porta della sua stanza.
Distolse gii occhi dallo schermo per un attimo, e li salutò con un distratto cenno del capo. — Vi stavo aspettando da un paio di giorni. Datemi un momento per finire quello che sto facendo.
Elissa fece passare con curiosità lo sguardo tutt’intorno per la piccola stanza. Era una camera da un quinto di G, con pochi segni materiali della presenza di Sy. I robot di servizio l’avevano sgombrata dagli avanzi dei cibo e dai piatti, e non c’erano oggetti di lusso o di divertimento. Sembrava che il letto non fosse mai stato usato; e la superficie della piccola scrivania era del tutto vuota. Sy era ben curato, sbarbato e abbigliato con indumenti neri, aderenti.
— Non c’è fretta — gli disse Elissa. Si sedette senza affrettarsi sul letto.
— Ho un messaggio da parte di Kallen — disse Sy, senza togliere gli occhi dallo schermo. — Lum e Rosanne hanno subito un ritardo. Non saranno qui tanto presto come avevano pensato. Com’era la Terra?
— Stimolante — disse Peron. Si sedette accanto a Elissa e aspettò fino a quando Sy non ebbe completato l’immagazzinamento dei dati e datò il segnale di cessazione. Quando Sy si fu girato verso di loro, Peron riprese: — Dovresti proprio fare un viaggio laggiù, Sy. È qualcosa che non dimenticherai mai.
— Ci ho pensato — annuì Sy. — Poi ho deciso che avevo delle priorità maggiori. Ci sarà tempo in abbondanza più tardi per la Terra, non scapperà.
— Ma cosa stai facendo qui, nello spazio normale? — chiese Elissa. — Stando al servizio informazioni sei qui da sempre.
— Ventisei giorni. — Sy sogghignò. — Sapete cosa c’è di sbagliato nell’S-Spazio? Là non si può fare niente in fretta. C’erano cose che volevo fare, e cose che volevo conoscere, e presto, e non ero sicuro che i nostri amici Immortali me ne avrebbero dato il permesso. Perciò sono venuto qui. Sono qui soltanto da diciannove minuti di S-Spazio. Quando registreranno il fatto che me ne sono andato, avrò finito tutto.
— Avevo la stessa sensazione — disse Peron. — Siamo troppo lenti. Abbiamo assai meno controllo su ciò che ci accade qui. Ma… finito di far che cosa?
— Parecchie cose. Ho incominciato saggiando la Legge di Kallen… l’ho chiamata io così, non lui. Non ricordate quello che ha detto? «Qualunque cosa può esser méssa dentro una banca dati da una persona, può esser “tirata fuori” da un’altra, se si è scaltri abbastanza e si ha tempo a sufficienza». È uno dei problemi d’una società basata sul computer, e una delle ragioni perché ì computer erano così strettamente controllati su Pentecoste; è quasi impossibile impedire l’accesso alle informazioni immagazzinate nei computer. Ho deciso che se c’era un altro Quarlier Generale per gli Immortali del quale preferivano non parlare, dovevano esserci indizi sulla sua ubicazione in qualche punto delle banche dati. Ben nascosti, certo, ma dovrebbero essere là. Esiste un’installazione segreta? Se esiste, dove si trova? Queste sono le due domande alle quali ho cercato la risposta. E c’era un’altra cosa che mi preoccupava. Quando abbiamo incontrato i garzaioli e i pipistrelli, la Ferranti ci ha detto che gli Immortali non erano in grado di comunicare realmente con loro. Ma lei ha comunicato , anche se loro non hanno risposto con un messaggio. E non mi sentivo sicuro che anche questo fosse vero. Supponete che, invece, abbiano mandato un messaggio? Noi non sappiamo quello che la nave riceveva. Temo di non aver ancora una risposta a questa domanda. Qui ho lavorato senza soste, ma ci vuole tempo.
— Vuoi dire che hai le risposte alle altre domande?
— Credo di sì. — Pensieroso, Sy fece dondolare il gomito sinistro appoggiato sulla mano destra. — Non è stato facile. C’è un’intensa azione di copertura in corso. Nessuno dei dati reperibili nelle solite biblioteche delle navi stellari dirà niente. Ho dovuto arrivarci controllando la loro consistenza interna. Cosa risulta dai fatti riportati in questi data-base? Primo: i manifesti ufficiali dei voli mostrano centosessanta viaggi verso l’esterno con partenza da Sol, durante l’ultimo S-Spazio. La massima capacità di combustibile d’una qualunque singola nave è di 4, 4 miliardi di tonnellate. Capito il problema? Vi risparmio il fastidio di eseguire il calcolo. Viene usato troppo combustibile, abbastanza per un minimo di ventisei voli verso l’esterno che non compaiono sui manifesti.
— Hai controllato altri periodi? — chiese Peron.
Sy lo fissò sdegnato. — Cosa pensi? Proseguiamo. Questo dà da pensare, ma non è conclusivo. La rete di navigazione intorno al sistema di Sol è tutta controllata dal computer, e si autoadatta in continuazione al cambiamento delle esigenze. Parlando in generale, le rotte più viaggiate per l’approccio a Sol sono quelle con il maggior numero di monitoraggi radar e controlli navigazionali. Le informazioni sulla collocazione dei radar sono reperibili sulle banche dati, perciò si possono utilizzare per formulare il problema inverso: vista la collocazione dell’equipaggiamento, quale direzione nello spazio è la rotta di approccio più viaggiata da e per Sol? Ho impostato il problema e ho lasciato che i computer macinassero la risposta. Quando l’ho ricevuta, sono rimasto perplesso per parecchi giorni. La soluzione indicava un vettore rivolto da Sol verso l’esterno che pareva non condurre da nessuna parte : nessuna stella o altri oggetti significativi. Puntava verso il niente. Ero incastrato.
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