Murrey Leinster - Squadra d’esplorazione
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- Название:Squadra d’esplorazione
- Автор:
- Издательство:Gamma
- Жанр:
- Год:1965
- Город:Milano
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Roane esitò, poi aprì la sua borsa da viaggio. C’era una micromoviola e delle bobine di pellicola. Una bobina portava l’etichetta “Controllo Colonie — Indicazioni per la Costruzione” e conteneva il progetto particolareggiato e tutte le specifiche di materiali e mano d’opera per ogni cosa da “Scrivanie per ufficio personale amministrativo, Uso delle” a “Reti atterraggio per pianeti forte gravità, capacità carico centomila tonnellate-Terra”. Ma Huyghens prese un’altra bobina, la inserì e la fece avanzare rapidamente, fermandola di quando in quando brevemente per controllare il metraggio finché non giunse al punto che cercava. Cominciò a studiare le informazioni con crescente impazienza.
— Robot, robot, robot! — esclamò. — Perché non li lasciano dove devono stare, a compiere i lavori più sporchi nelle città o sui pianeti senza atmosfera, dove non capita mai nessun imprevisto! I robot non devono stare nelle colonie nuove! I suoi coloni dipendevano da loro per difendersi! Dannazione, mettete un uomo a lavorare con i robot e finirà col pensare che la natura ha gli stessi limiti delle macchine! Questo sarebbe un progetto per impiantare un’area controllata! Su Loren Due! Area controllata… — Imprecò con forza. — Idioti pieni di sé, mezze cartucce da tavolino!
— I robot sono una buona cosa — disse Roane. — Non potremmo tenere il passo, senza di loro.
— Ma non servono per addomesticare un ambiente selvaggio! — esclamò Huyghens. — Avete sbarcato una dozzina di uomini con cinquanta robot pronti per cominciare. Ce n’erano altri quindici in pezzi separati da mettere insieme… e scommetto tutto quello che ho che i successivi rifornimenti ne hanno portati ancora di più.
— È così — ammise Roane.
— Li disprezzo — ruggì Huyghens. Provo per quelle cose quello che dovevano provare gli antichi Greci e Romani per i loro schiavi. Sono fatti per lavori servili, il genere di lavori che un uomo farebbe per se stesso ma non per un altro uomo, nemmeno per una paga. Lavori degradanti!
— Molto aristocratico! — disse Roane con una punta di ironia. — Se ho capito, sono dei robot che tengono puliti gli alloggi degli orsi a pianoterra.
— No! — esclamò Huyghens. — Lo faccio io! Sono i miei amici e combattono per me. Non possono rendersi conto del motivo e nessun robot saprebbe fare bene lo stesso lavoro — brontolò. Fuori continuavano i rumori della notte, suoni d’organo, singhiozzi, rumori come martellate o porte che sbattessero. Da qualche parte c’era una riproduzione stranamente fedele del cigolio discordante di una pompa arrugginita.
Mentre guardava nella micromoviola, Huyghens disse: — Sto cercando il rapporto sui loro lavori di scavo. Una miniera a pozzo aperto non porterebbe a niente, ma se avessero scavato un tunnel chiuso e se qualcuno fosse rimasto dentro a controllare l’opera dei robot quando la colonia è stata spazzata via, c’è una piccola probabilità che sia sopravvissuto per un po’ di tempo.
Roane lo guardò con gli occhi improvvisamente seri: — E…
— Dannazione! — esplose Huyghens. — Se è così, io vado a vedere! Altrimenti questo… questa gente non avrebbe più nessuna probabilità di salvarsi. E in ogni caso, non è che le probabilità siano particolarmente favorevoli…
Roane alzò le sopracciglia e disse: — Io sono un ufficiale del Controllo Colonie, e le ho detto che appena potrò la spedirò in galera. Lei ha messo in pericolo la vita di milioni di persone, mantenendo con un pianeta, per il quale non ha avuto licenza, dei contatti non sottoposti a quarantena. Si rende conto che se lei salverà qualcuno dalle rovine della colonia dei robot, questo qualcuno potrà testimoniare della sua presenza non autorizzata qui?
Huyghens avviò di nuovo la moviola. La fermò. Tornò indietro, poi di nuovo un poco avanti e trovò quello che cercava. Mormorò soddisfatto: — Hanno costruito un tunnel! — Poi, ad alta voce, disse: — Mi preoccuperò dei testimoni quando sarà il momento.
Fece scorrere un’altra antina dell’armadio: là dentro c’erano le cianfrusaglie che servono a uno per riparare quelle cose che ha in casa e alle quali non si bada mai fino a quando non si rompono. C’era un assortimento di fili, transistor, bulloni e di aggeggi analoghi di cui ha bisogno un uomo che vive solo. Quando poi, per quanto ne sa lui, quest’uomo è l’unico abitante di un sistema solare, ha particolarmente bisogno di cose del genere.
— E adesso? — domandò Roane.
— Cercherò di scoprire se c’è ancora qualcuno vivo, laggiù. Avrei provato prima se avessi saputo dell’esistenza della colonia. Non posso sapere con certezza se siano tutti morti, ma posso sapere se qualcuno è ancora vivo. Si trovano circa a due settimane di viaggio da qui; strano che due colonie abbiano scelto due posti così vicini!
Con aria assorta prese gli oggetti che aveva scelto. Irritato Roane disse: — Al diavolo! Come può sapere se qualcuno è vivo a qualche centinaio di chilometri da qui… quando lei non sapeva nemmeno della loro esistenza, mezz’ora fa?
Huyghens spinse un bottone e staccò dal muro un pannello sul retro del quale c’erano dei circuiti elettronici, e vi si dedicò attivamente.
— Mai pensato a cercare un naufrago? — domandò voltando il capo a metà. — Prendiamo un pianeta con una superficie di alcune decine di milioni di chilometri quadrati. Noi sappiamo che c’è una nave, laggiù, ma non sappiamo dove. Supponiamo che i sopravvissuti abbiano dell’energia, perché nessun uomo progredito resterà a lungo senza energia, finché avrà del metallo da fondere. Ma per costruire un radiofaro c’è bisogno di misurazioni e di mano d’opera accuratissime; non è cosa che si possa improvvisare. Quindi, cosa farà il nostro naufrago progredito per guidare la nave di soccorso a quei pochi chilometri quadrati che egli occupa, tra le decine di milioni di chilometri quadrati del pianeta?
Roane era visibilmente seccato. — Cosa?
— Per cominciare, deve tornare alla vita primitiva — spiegò Huyghens. — Arrostirà la carne sul fuoco, e così via. Deve fare un segnale semplificato al massimo, perché è tutto quello che può fare senza calibri, micrometri e altri utensili speciali. Ma può lanciare nell’atmosfera un segnale che i suoi soccorritori non possono non captare. Capisce?
Roane era attento e irritato. Scosse la testa.
Huyghens proseguì: — Farà una trasmittente a scintilla. Fisserà l’emissione alla più bassa frequenza che può ottenere, e cioè nella gamma di onde da cinque a cinquanta metri, che sono facili da sintonizzare. E sarà un segnale di chiara provenienza umana. Il naufrago comincerà a trasmettere: alcune di queste frequenze se ne andranno a spasso intorno al pianeta sotto la ionosfera e qualsiasi nave che scenda sotto questo “soffitto” capterà il segnale, farà un rilevamento, continuerà la rotta e farà un altro rilevamento, e quindi scenderà a colpo sicuro dove il naufrago sarà in placida attesa, allungato in un’amaca tessuta a mano e sorbendosi la bevanda che sarà riuscito a ottenere dalla vegetazione locale.
Roane disse, aspro: — Naturalmente, ora che lo dice lei…
— La mia trasmittente capta le microonde — disse Huyghens — e io sto cambiando alcuni elementi per poter ricevere le onde più lunghe. Non sarà efficiente, ma riuscirà a captare un segnale di soccorso, se ce ne sono. Tutto sommato, non me lo aspetto.
Si mise al lavoro. Roane restò seduto a lungo in silenzio, guardandolo. Dal piano di sotto cominciò a giungere una specie di suono ritmico. Era Sourdough Charley che russava: si era sdraiato sulla schiena con le zampe in aria, perché aveva scoperto che era più fresco dormire in quella posizione. Sitka Pete grugniva nel sonno: sognava. Nella sala principale della base, Semper, l’aquila, sbatté gli occhi e poi nascose la testa sotto la gigantesca ala e si addormentò. I rumori della giungla di Loren Due passavano attraverso le finestre sbarrate. La luna più vicina, che era passata già una volta poco prima che suonasse la campana di atterraggio, tornò a salire a levante. Filava nel cielo apparentemente alla velocità di un aereo substratosferico. Si faceva appena in tempo a distinguere la forma irregolare e butterata prima che la sua massa di metallo e di roccia si rituffasse dietro il grande pianeta.
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