Fredric Brown - Il topo stellare

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Il topo stellare: краткое содержание, описание и аннотация

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Anche pubblicato come “Mickie, il topolino spaziale”, “Astrotopolino” e “Il topo delle stelle”.

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Le loro domande favorivano la sua crescente comprensione. Di solito, lui non sapeva di conoscere la risposta a una domanda, fino a quando non gli veniva rivolta. Allora, senza sapere come facesse (come voi ed io non sappiamo come conosciamo le cose), metteva insieme tutto quanto e rispondeva.

Bemj: — La linghua khe parli è unifersale?

E Mitkey, sebbene prima non ci avesse mai pensato, aveva la risposta pronta: — No, non lo è. È ingleze, ma io rikordo der Herr Professor khe parlafa di altre linghue. Kredo khe in orighine lui ne parlasse ein altra, ma in Amerika parlafa sempre ingleze per familiarizzarsi. È vuna linghua pellissima, no?

— Uhm, — disse Bemj.

Klarloth — Und der tua razza, i topi. Fengono trattati bene?

— Da kran parte della gente, no, — risposte Mitkey, e spiegò.

— Mi piazerebbe fare kvalkosa per loro, — aggiunge. — Sentite, non potrei riportare intietro mitt me kvesto prozesso khe afete adoperato? Potrei applikarlo aghli altri topi, und kreare una razza di supertopi.

— Perkhé no? — disse Bemj.

Vide che Klarloth lo guardava in modo strano, e mise la propria mente in contatto con quella dello scienziato capo, escludendo Mitkey dalla comunicazione silenziosa.

— Sì, certo, — disse Bemj a Klarloth, — causerebbe guai sulla Terra, guai seri. Due classi eguali di esseri, dissimili come i topi e gli uomini, non possono coesistere pacificamente. Ma perché dovremmo preoccuparcene? A noi sarebbe utile. Il caos risultante rallenterà il progresso sulla Terra… ci darà qualche altro millennio di pace, prima che i terrestri scoprano la nostra presenza e vengano a darci fastidio. Sai bene come sono, quelli.

— Ma tu vorresti dar loro le onde X-19? Potrebbero…

— No, naturalmente no. Ma possiamo spiegare a Mitkey come costruire per loro una macchina molto rudimentale e limitata. Una macchina primitiva, che basti appena a elevare la mentalità dei topi dallo 0,0001 allo 0,2, il livello attuale di Mitkey e dei bipedi terrestri.

— È possibile, — comunicò Klarloth. — È certo che ancora per molti eoni non riusciranno a comprendere il principio fondamentale.

— Ma non potrebbero servirsi anche d’una macchina rudimentale per elevare il loro livello d’intelligenza?

— Tu dimentichi, Bemj, la limitazione fondamentale dei raggi X-19; nessuno può progettare un proiettore capace di innalzare una mentalità a un punto della scala più elevata della propria. Non lo possiamo neppure noi.

Tutto questo dialogo, naturalmente, si svolse all’insaputa di Mitkey, in prxliano silenzioso.

Altri colloqui e altri ancora.

Di nuovo Klarloth: — Mitkey, dobbiamo affertirti di ein kosa. Efita oghni imprutenza mitt l’elettricità. Der nuova disposizione molekolare del tuo zentro zerebrale… è instapile und…

Bemj: — Mitkey, sei sikuro che der tuo Herr Professor sia der più avanzato tra kvelli khe fanno experimenti mitt der razzi?

— In zenerale, sì, Bemj. Ci sono altri khe su argomenti spezifizi, come explosivi, matematika, astrofisika, possono saperne di più, ma non molto. Und in kvanto a kombinare kveste konoscenze, lui è molto più afanti.

— Kosì fa bene, — disse Bemj.

Un topolino grigio che torreggiava come un dinosauro sui prxliani alti un centimetro. Sebbene fosse un essere mite, Mitkey avrebbe potuto uccidere a morsi ognuno di loro. Ma naturalmente non gli passò mai per la mente, e loro non temevano che potesse farlo.

Lo frugarono mentalmente. Lo studiarono anche fisicamente, ma attraverso la dimensione J, e Mitkey non se ne accorse neppure.

Scoprirono come funzionava il suo organismo e scoprirono tutto ciò che lui sapeva, più varie cose che lui non immaginava neppure di sapere. E si affezionarono a lui.

— Mitkey, — disse un giorno Klarloth, — tutte der razze zivili su Terra portano intumenti, vero? Bene, se tu tovrai elefare der livello dei topi all’altezza deghli uomini, non sarebbe loghico khe ankhe tu portassi festiti?

— Un’excellente idea, Herr Klarloth. Und so ankhe kome dofrei festirmi. Herr Professor una folta mi ha mostrato il diseghno di ein topo dipinto da der artista Dissney, und der topo portava festiti. Der topo non era proprio fero, ma ein topo immaghinario in una fafola, und der Professor ha khiamato me Mitkey kome der topo di Dissney.

— Khe ghenere di festiti, Mitkey?

— Kalzonzini rossi mitt due krandi pottoni gialli dafanti und due dietro, un skarpe gialle per zampe di dietro und ghuanti gialli per zampe dafanti. Und un buko in der fonto di kalzonzini per far passare der koda.

— D’akkordo, Mitkey, saranno pronti in zinkve minuti.

Era la vigilia della partenza di Mitkey. All’inizio, Bemj aveva proposto di attendere il momento in cui l’orbita eccentrica di Prxl avrebbe riportato il loro mondo a centocinquantamila miglia dalla Terra. Ma, come fece osservare Klarloth, questo sarebbe avvenuto di lì a sessantacinque anni terrestri, e Mitkey non sarebbe vissuto tanto. A meno che loro… E Bemj ammise che non potevano correre il rischio di inviare sulla Terra un simile segreto.

Quindi trovarono un compromesso: rifornirono il razzo di Mitkey con un combustibile in grado di annullare il milione e duecentomila miglia che avrebbe dovuto percorrere. Non dovevano preoccuparsi di quel segreto, perché il combustibile si sarebbe consumato tutto prima che il razzo atterrasse.

Il giorno della partenza.

— Noi appiamo fatto del nostro meghlio, Mitkey, per regholare der razzo in modo khe atterri nel posto da dofe sei partito. Ma non puoi pretentere krande prezisione da ein fiaggio tanto lungo. Komunkvue, atterrerai vizino. Il resto tokka a te. Appiamo ekvipaggiato der razzo per oghni contingenza.

— Grazie, Herr Klarloth, Herr Bemj. Addio.

— Addio, Mitkey. Ci dispiazie perderti.

— Addio, Mitkey.

— Addio, addio…

Per un viaggio di un milione, e duecentocinquantamila miglia, la mira era straordinariamente precisa. Il razzo atterrò nel Long Island Sound, dieci miglia al largo di Brideport, circa sessanta miglia dalla casa del professor Oberburger, che si trovava presso Hartford.

I prxliani avevano preparato tutto per un ammaraggio, naturalmente. Il razzo scese verso il fondo, ma prima che scendesse a più di quattro metri, Mitkey aprì il portello — appositamente modificato perché potesse aprirlo dall’interno — e uscì.

Sopra gli abiti normali portava uno scafandro da palombaro che l’avrebbe protetto a qualunque profondità ragionevole e che, essendo più leggero dell’acqua, lo portò rapidamente a galla, dove lui poté aprire il casco.

Non aveva viveri sintetici sufficienti per una settimana, ma non era necessario. Il battello notturno che arrivava da Boston lo portò a Bridgeport, aggrappato alla catena dell’ancora, e quando fu in vista della terraferma si tolse lo scafandro e lo lasciò andare a fondo, dopo aver perforato i minuscoli scompartimenti pneumatici che lo facevano galleggiare, come aveva promesso a Klarloth.

Quasi istintivamente, Mitkey sapeva che avrebbe fatto bene ad evitare gli esseri umani prima di aver raggiunto il professor Oberburger e di avergli raccontato la sua storia. Il pericolo più grave fu rappresentato dai ratti, sul molo dove arrivò a nuoto. Erano dieci volte più grossi di Mitkey e avevano certi denti che avrebbero potuto farlo a pezzi in due morsi.

Ma la mente ha sempre trionfato sulla materia. Mitkey puntò imperiosamente un guanto giallo e ordinò: — Sparite, — e i ratti sparirono. Non avevano mai visto niente che somigliasse a Mitkey, ed erano molto impressionati.

E rimase molto impressionato anche l’ubriaco al quale Mitkey chiese la strada per Harford. Fu l’unica volta che Mitkey tentò una comunicazione diretta con esseri umani sconosciuti. Naturalmente, prese tutte le precauzioni. Gli parlò da una posizione strategica a pochi centimetri da un buco nel quale avrebbe potuto eventualmente scappare. Ma fu l’ubriaco a scappare, senza neppure rispondere alla domanda di Mitkey.

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