Ben Bova - Gravità zero

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Una storia che Bova scris­se per «Again Dangerous Visions», la famosa antologia di Harlan Ellison dedicata alle vicende più «scioccanti» che fece seguito all'altrettanto celebre «Dangerous Visions». È anche la prima storia, in termini cronologici, di una serie dedicata a Chet Kinsman, astronauta americano: qui Bova descrive la sua perdita di innocenza e i suoi primi passi verso la maturità, il suo risveglio nel mondo reale, un mondo che non è affatto lontano dal no­stro… anzi…

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Ben Bova

Gravità zero

Joe Tenny sembrava un mediano di spinta dei Pittsburgh Steelers. Seduto nella fresca penombra del bar dell'Astro Motel, con quella carnagione scura, la corporatura tarchiata, il viso im­bronciato e la bocca che stringeva un sigaro fumante, nessuno l'avrebbe preso per quello che era veramente, un buon ingegnere ed anche un ottimo ufficiale.

— 'Giorno, Maggiore.

Tenny si girò sullo sgabello e vide il vecchio Cy Calder, il de­cano dei giornalisti accreditati alla base.

— Salve. Vuoi bere?

— Sto lavorando — rispose Calder con dignità. Ma siste­mò la sua corporatura una volta smilza sullo sgabello accan­to.

— Uno scotch doppio — disse Tenny al barista. — E riempi di nuovo il mio.

— Ufficiale e gentiluomo — mormorò Calder. La sua voce era granulosa come il suo viso.

Mentre il barista faceva scivolare verso di loro i bicchieri, Tenny disse: — Tu vuoi sapere chi è stato scelto.

— Ti ho detto che sto lavorando.

Tenny fece una smorfia. — Sai tenere la bocca chiusa fino a domani? Murdock farà l'annuncio ufficiale allora, alla conferen­za stampa.

— Se puoi risparmiarmi la noia di dover ascoltare due ore il buon colonnello prima che tiri fuori quel nome, pagherò il pros­simo giro, ti luciderò le scarpe per un mese e vedrò anche di la­sciarti qualche piatto a poker.

— Vai al diavolo!

Calder fece spallucce. Tenny bevve un lungo sorso dal pro­prio bicchiere e Calder lo imitò.

— Okay, tanto lo scopriresti lo stesso. Ma stai buono fino al­l'annuncio di Murdock. Sarà Kinsman.

Calder posò con cura il bicchiere sul bancone. — Chester A. Kinsman, l'orgoglio dell'aeronautica? È difficile crederci.

— L'ha scelto Murdock.

— So che questa missione ha uno scopo strettamente pubbli­citario — disse Calder, — ma Kinsman? In orbita per tre giorni con la ragazza più carina di Photo Day ? Murdock vuole pubbli­cità o un certificato di paternità?

— Avanti, Chet non è poi così male…

— Ah no? Dalle voci che ho sentito sulle poche settimane che avete passato al centro della NASA di Ames, Kinsman ha fatto man bassa da Berkeley a North Beach.

Tenny ribatté: — È giovane e bello. E le ragazze non hanno molti astronauti scapoli tra cui scegliere. Quelli della NASA sono un branco di vegliardi in confronto ai miei ragazzi. E Chet è il migliore del mazzo, senza scherzi.

Calder non sembrò convinto.

— Ascolta. Durante l'addestramento ad Edwards, lo sai che cosa ha fatto Kinsman? Ha costruito un biplano, una copia per­fetta in ogni minimo dettaglio di un caccia Spad. È un tipo one­sto.

— Certo, e poi per sei settimane ha giocato al Barone Rosso. Non si è cacciato nei guai per essere andato a ronzare intorno ad un aereo di linea?

La risposta di Tenny venne interrotta da uno scoppio di risa e da un brusio. Una mezza dozzina di giovani snelli ed aitanti, con la divisa blu dell'aeronautica (tutti capitani), stavano scendendo i gradini moquettati che portavano al bar.

— Eccoli — disse Tenny. — Puoi chiederlo tu stesso a Chet. Kinsman non era diverso dagli altri astronauti dell'Air Force.

Alto poco meno di un metro e novanta, un fisico asciutto che tra­diva la sua giovane età, con i capelli corti secondo lo stile milita­re, occhi grigio azzurri, il viso magro. In quel momento aveva un gran sorriso sulle labbra, mentre lui e gli altri astronauti prende­vano posto in un angolo del bar e gridavano al barman le loro or­dinazioni.

Calder prese il bicchiere e si diresse al loro tavolo, seguito dal maggiore Tenny.

— Fermi — gridò uno dei capitani, — arriva la stampa.

— Massima sicurezza.

— Perché, ragazzi — Calder cercò di dare un tono dolente alla sua voce rauca, — non vi fidate di me?

Tenny spinse una sedia verso il giornalista e ne prese un'altra per sé. Sedendosi a cavalcioni disse: — È tutto a posto, ragazzi. Gliel'ho detto io.

— Quanto ti ha pagato, capo?

— Questa è una cosa fra me e lui.

Mentre il barista portava il vassoio con le ordinazioni, Calder disse: — Questo giro lo paga il Quarto Potere, signori. Voglio farvi scucire delle informazioni.

— Dovrai pagare un sacco di giri, per questo.

Rivolto a Kinsman, Calder disse: — Congratulazioni, ragazzo mio. Il colonnello Murdock deve proprio tenerti in grande consi­derazione.

Kinsman scoppiò a ridere. — Murdock? Avresti dovuto vede­re la sua faccia quando mi ha detto che sarebbe toccato a me.

— Sembrava che avesse succhiato un limone.

Tenny spiegò: — La scelta per questo volo è stata fatta dal computer. Murdock voleva essere assolutamente imparziale e co­sì ha messo i risultati delle prestazioni di tutti nel computer, ed è uscito il nome di Kinsman. Se non avesse fatto tanto chiasso sulla sua imparzialità, avrebbe ancora potuto mescolare le carte e ri­provarci. Ma quando la macchina diede il responso, io ero là, co­sì non poté più rimangiarsi quello che aveva detto.

Calder fece una smorfia. — Va bene, allora è il computer che ha un'alta opinione di te, Chet. Suppongo che anche questo pos­sa essere considerato un onore.

— Diciamo un privilegio. Ho osservato quella ragazza del Photo Day durante l'addestramento: è uno schianto.

— Sarà ancora meglio una volta su in orbita.

— Quando si sarà tolta la tuta pressurizzata… eccetera.

— Ehi, lo sapete che nessuno l'ha mai fatto in orbita?

— Sì… caduta libera, gravità zero.

Kinsman assunse un'espressione pensierosa. — Questo aggiunge una nuova dimensione al problema, vero?

— Lo rende tridimensionale — Tenny si tolse il sigaro di boc­ca e scoppiò a ridere.

Calder si alzò lentamente dalla sedia e ordinò agli altri di fare silenzio. Guardando teneramente Kinsman, disse:

— Ragazzo mio… nel 1915 a Londra divenni socio onorario del Club Alta Quota. Esattamente all'altezza di un miglio, men­tre giravo sopra St. Paul, riuscii con successo a penetrare un'in­fermiera dell'esercito in un abitacolo aperto… nonostante gli oc­chialoni appannati, lo spazio operativo limitato e un grave caso di scottatura da vento.

— Da allora c'è stato ben poco da conquistare. I pescatori subacquei sostengono di rappresentare la nuova frontiera, ma in effetti stanno solo regredendo. Qualunque stupido delfino è ca­pace di farlo nell'acqua.

— Ma tu hai qualcosa di nuovo da sperimentare: l'assenza di peso. Galleggiare in caduta libera, sedurre una ragazza in quelle condizioni. E al di là di ogni immaginazione!

— Kinsman, io ti passo il testimone. Al fondatore del Club Gravità Zero.

Come un sol uomo, tutti si alzarono e brindarono solenne­mente al capitano Kinsman.

Quando tornarono a sedersi, il maggiore Tenny fece scoppia­re la bomba. — Voi ragazzi non avete fatto credito di molta in­telligenza al colonnello Murdock. Non penserete davvero che la­sci andare Chet da solo con quella ganza, vero?

La faccia di Kinsman assunse un'espressione di completa de­lusione. Gli altri si illuminarono.

— Sarà una missione a tre!

— Due uomini e la pollastra.

Tenny li ammonì: — Adesso non cominciate a fare i buffoni; Murdock vuole uno chaperon, non un assistente violentatore.

Fu Kinsman ad arrivarci per primo. Accasciandosi sulla se­dia, e appoggiando il mento sul petto, mormorò: — Figlio di put­tana… ci manda dietro Jill.

Un mormorio collettivo di disapprovazione.

— Murdock ha preso la decisione un'ora fa — disse Tenny. — Era obbligato a mandare te, Chet, così ha avuto l'idea di uno chaperon. Ti assegnerà anche qualche lavoretto domestico per te­nerti occupato. Come ad esempio collegare il modulo del genera­tore.

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