Various - La vita Italiana nel Rinascimento. Conferenze tenute a Firenze nel 1892

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Giova ripeterlo: l'interesse, in quella società di mercanti, avidi di far la roba, era d'ogni azione legge suprema. Sarebbe ingiustizia cercarvi le sentimentalità della famiglia moderna, in cui alla donna è riserbato così larga e così nobile parte, così degni e teneri uffici.

Quelle povere madri fiorentine dovevano starsi contente alle modeste ingerenze consentite loro dalla tirannia de' mariti, e vivere, o menar la vita, nell'uggia delle sordide case, allevando i figliuoli, “vicitando„ la chiesa, e confessando a' frati i molti peccati di desiderio.

Le fanciulle, le ragazze che oggi ci dan tanta pena, nemmeno dovevano imparare a leggere: “S'ella è fanciulla femmina, ponla a cuscire e none a leggere, che non ista troppo bene a una femmina saper leggere, se già non la volessi far monaca„ 21 21 Paolo di Ser Pace, § 79. . I monasteri erano, come furono molti secoli, il rifugio di coteste meschine, com'eran la provvidenza delle troppo numerose famiglie. Aver venti e più figliuoli, parea la cosa più naturale del mondo; se campavano: “Iddio n'abbi lode e grazie„; se morivano: “Di tutto sia lodato Iddio, amen„ 22 22 G. Dati, Il libro segreto , pag. 100-101. . I libri di ricordanze, le cronache domestiche, al tempo delle grandi morie, registrano così le morti come le nascite con una serenità che oggi, alle trepide madri, sembrerebbe cinismo. E anche ci porgono testimonianze preziose di fatti più singolari, dell'intrusione nelle famiglie d'un nuovo elemento, che ne offusca la vantata purezza. I critici più benevoli ne trovano la ragione nel “gran vuoto fatto dalla mortalità nelle plebi cittadine e nei campagnuoli„, onde non bastando “la lusinga del poco salario„ a cavare dal popolo i domestici e le fantesche, “fu d'uopo cercare nel commercio esterno la maniera di supplire alla loro rarità„ 23 23 Bongi, in Zanelli: Le schiave orientali a Firenze . Firenze, 1885. . Ma piuttosto i commerci con l'oriente, e la vita randagia de' mercatanti e la cresciuta ricchezza, furono eccitamento a quel traffico degli schiavi e delle schiave, che durò in Firenze per ben due secoli dopo il XIV 24 24 Ivi, VII. Firenze. 1885. . È un tasto doloroso che pur dobbiamo toccare, a rischio di cavarne alcuna nota stridente; ma anche in un quadro son necessarie le ombre per concedere maggior risalto alle figure cui si vuol dare evidenza e rilievo. – Ma non temete! anche un artefice inesperto non dimentica il “fren dell'arte„; nè vorrei io, dinanzi a voi, empir la breve mia tela con una mostra impudica di nudità.

Le schiave orientali, comprate, come carne da traffico, quasi sempre a mezzo di sensali genovesi, veneziani, pisani e napoletani, e per lo più tartare, greche, turche, schiavone e circasse, non erano – rassicuratevi – archetipi di bellezza. I registri dove i nostri segnavano, insieme coi nomi, con l'età e con il prezzo, i connotati del volto e della persona 25 25 Zanelli, pag. 40. , ce ne fan fede. Quasi tutte avean pelle olivastra, sebbene si trovassero anche schiave di carnagione rossa, sanguigna, rubiconda e qualche volta fin bianca. E sul viso non mancava mai alcun segno particolare: chi era butterata, chi l'avea sparso di moltissimi nèi, chi sfregiato da qualche cicatrice. I nasi eran generalmente schiacciati, i labbri grossi e sporgenti, gli occhi scerpellini, le fronti basse e lentigginose 26 26 Zanelli, pag. 41. . E a questi tocchi in penna de' notai pedanti e minuziosi, corrispondono alcuni ritratti che ne rimangono. Un curioso libro, il Memoriale del Baldovinetti, dove codesto antenato del famoso pittore usava illustrar con figure le sue ricordanze, ci ha conservato i profili delle tre schiave da lui comprate negli anni 1377, 1380 e 1388; la “Tiratea overo Doratea tartara da Rossia, giovane di 18 anni o più„, la “Domenica, è de pelle bianca ed è de proxima de Tartaria„, e la “Veronica giovane di 16 anni„, “comperála quasi ignuda da Bonarota di Simone di Bonarota,„ un antenato di Michelangiolo; ma la Dorotea, la Domenica e la Veronica avrebber potuto benissimo – un po' invecchiate – servir di modello al futuro Buonarroti per le Tre Parche .

Coteste donne, o brutte o belle che fossero, entravano nelle famiglie de' Fiorentini ricchi per attendere ai più umili uffici, e badare ai bambini: e davano un gran pensiero, per ogni conto, alle povere massaie. Il sonetto del Pucci “le schiave ànno vantaggio in ciascun atto. E sopra tutte l'altre buon partito,„ ce ne spiega maliziosamente alcuna ragione, e ci dice che spesso sapean dare alle padrone “scacco matto„. Le quali, come confessava parecchi anni appresso l'Alessandra Macinghi, si vendicavano col metter loro “le mani addosso„. Pure anche allora non potean farne a meno: erano le bambinaie e le bonnes di quei tempi; e la Strozzi scriveva al suo Filippo in Napoli: “E pertanto ti ricordo el bisogno; che avendo attitudine averne una, se ti pare, tu dia ordine d'averla: qualche tartera di nazione, che sono, per durar fatica, vantaggiate e rustiche. Le rôsse, cioè quelle di Rossia, sono più gentili di compressione e più belle; ma a mio parere sarebbon meglio tartere„. Nè per questa scelta potea Madonna Lessandra trovar chi più di Filippo avesse la mano felice: il quale presso di sè tenea da vario tempo una schiava “che sapeva così ben fare„ 27 27 Macinghi, pag. 475. , di cui essa il 7 aprile 1469 aveagli scritto: “Avete costì Andrea e massime Tommaso Ginori, che venne el dì della Pasqua e me n'ha detto molte cose… e così della Marina, dei vezzi che ella ti fa „. E un anno appresso, con accento piuttosto ironico: “Mandávi gli sciugatoi… fatene masserizia che non si perdino; che madama Marina no' gli mandi a male„. Dove vediamo che con i vezzi e le astuzie sapevan coteste donne cattivarsi i padroni e diventar madame, e meritarsi, come appunto cotesta Marina, la libertà e per “le buone fatiche et buoni portamenti„ 28 28 Zanelli, pag. 83. , alcun'assai liberale disposizione testamentaria.

Meno male: peggio quando, come accadde a Francesco Datini, le cui beneficenze verso i Pratesi non fan dimenticare le gravi colpe ch'egli ebbe verso la moglie, – peggio, quando cotesto trafficato sangue di tartare e di russe si mescolava con quelli, sin allora schietti, delle antiche e libere stirpi!

V

Ma ritorniamo nelle aure pure della famiglia, dove con le ricchezze accumulate eran, pur troppo, entrati i mal germi, onde si corruppe e disfece più tardi la vita e la coscienza italiana. Fra il Tre e il Quattrocento era seguito un gran crollo: il rinnovarsi dei tempi e de' costumi, già anelanti e vagheggianti la scioltezza del vivere che si sbrigliò nel Rinascimento, aveano intepidito la fede, smagato la religione, e la gente parea soltanto intendere ai godimenti mondani. Le lettere del Mazzei ce ne porgono testimonianza: il buon notaio di Prato è il savio d'un'“anima rozza„ e d'un “cuore agghiacciato„ 29 29 Mazzei, I, 88 prefaz. : quel suo amico Datini, diciamolo aperto, è il più esoso tipo di mercante che ci abbia dato quel secolo. Ser Lapo è uno spirito ascetico, timorato, un uomo di buona e antica fede, un moralista convinto. In quelle Lettere ci par di vedere alle prese il peccatore ribelle col sant'uomo, che vuol condurlo ad una buona morte, alla redenzione delle colpe terrene. È la lotta del sentimento religioso con lo spirito di materialità de' nuovi tempi, che sfolgorò nella gloria della Rinascenza, ma che dopo così mirabili splendori lasciò nelle anime degl'Italiani un buio ed un vuoto paurosi. Da coteste tenebre, purificatosi nei secoli di servitù, maceratosi nelle vigilie del pensiero, l'uomo moderno doveva risorger più tardi.

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