"Non l'avevo mai visto prima,” annunciò Begni in tono solenne.
"È un bene o un male?” domandò Olivia con voce flebile.
"È interessante,” disse l'uomo brizzolato, prima di sfogliare di nuovo il raccoglitore.
Poi tornò alla pagina iniziale e fece un cenno deciso.
"Sedetevi. Posso offrirvi un caffè?"
Danilo andò a prendere due sedie di legno, mentre Begni preparava il caffè con una Moka in acciaio inossidabile.
Lo versò nelle tazzine e passò loro la zuccheriera. Olivia mescolò e lo sorseggiò, assaporando il sapore dolce e deciso. Si stava abituando a bere l'espresso senza panna, solo con zucchero – la maggior parte degli italiani ci metteva parecchio zucchero.
"Hai acquistato un appezzamento di terreno molto interessante,” confermò Begni. "Danilo ha detto che hai già rinvenuto una bottiglia di vino intatta, vecchia di almeno un secolo.”
Olivia annuì. Quella storica bottiglia era stata la sua prima scoperta. L'aveva mandata da un antiquario per farne restaurare l'etichetta. Dopo di che, non era sicura di cosa ne avrebbe fatto. Poteva venderla, ma era tentata di tenerla. Dopotutto, faceva parte del patrimonio della sua tenuta.
"Questo frammento è molto più antico,” spiegò Begni. "Quindi comincerò col raccontarvi un po’ di storia su come veniva conservato del vino, per il mio amico Danilo, che ha bisogno di tutta la formazione possibile.”
Danilo sorrise, evidentemente divertito dalla presa in giro.
"I romani amavano il vino, naturalmente. E lo consumavano e vendevano in quantità tali che grandi botti di legno divennero il metodo preferito per la conservazione e il trasporto. Nel corso dei secoli, scoprirono per caso che la conservazione in botti di rovere migliorava il vino, ed è per questo che oggi molte annate vengono invecchiate nel legno di rovere.”
Olivia annuì, affascinata dai fatti storici che stava imparando. Danilo aveva ragione: si stava rivelando un incontro altamente istruttivo.
"Per quantità inferiori, le brocche di terracotta o i fiaschi di argilla – le anfore – erano le uniche alternative, ma erano difficili da trasportare e non adatte a un uso a lungo termine, per cui il vino veniva raramente conservato lì dentro per lunghi periodi di tempo.”
Olivia poteva immaginarlo.
"Ma sono stati i romani a inventare il vetro, no?" obiettò Danilo, e Begni annuì, sorridendo all'amico.
"Proprio così. Mi fa piacere che tu l'abbia chiesto. Perché non usare il vetro, visto che i romani l'avevano appena inventato, e che era perfetto per la conservazione del vino? Tu lo sai, Danilo?"
Danilo scosse la testa.
"E tu, Olivia?"
Per quanto si scervellasse, non riusciva a pensare a nessuna ragione. Scosse la testa, perplessa.
"Per comprendere come mai il vetro fosse un problema, dobbiamo analizzare la mente degli antichi romani. Erano pignoli per quanto riguardava l'ordine e la precisione. Guardate le loro mappe. Guardate le loro strade, i loro eserciti e le loro leggi. Tutto doveva essere uniforme, uniforme, uniforme!" Begni agitò scherzosamente un dito mentre parlava. "Nelle prime fasi della soffiatura del vetro, nulla era uniforme. Le bottiglie artigianali venivano fuori tutte di forme e dimensioni diverse. E questo, come si può ben immaginare, faceva impazzire i romani. Non c'era modo di capire quanto vino ci stesse in ogni bottiglia! Invece dell'ordine, c'era il caos totale. Nessuno poteva commerciare in modo equo, se ogni bottiglia era unica e conteneva quantità diverse. Non riuscivano proprio a sopportarlo, la cosa li mandava completamente fuori di testa!" Si picchiettò un dito sulla tempia. "Perciò vietarono la vendita del vino in bottiglie di vetro. E fu così per tutta l'epoca romana.”
Begni batté le mani, con l'aria divertita.
"Facciamo un salto in avanti fino al Seicento. Il vetro prodotto in quel periodo era più forte, più spesso, più scuro. Il vetro scuro, naturalmente, aiutava a proteggere il vino dalla luce solare.”
Begni riempì a tutti di nuovo la tazzina di caffè, mescolando con piacere lo zucchero nella sua, e proseguì.
"Lo champagne divenne possibile grazie a questo vetro più solido. Ci vuole molta resistenza per contenere le bollicine e, soprattutto, la curva alla base della bottiglia – la "picura" – deve essere profonda e spessa per proteggere dalla pressione prodotta dallo spumante. Altrimenti… boom! Esplode la bottiglia e addio champagne.”
Olivia annuì. Adesso che ci pensava, tutte le bottiglie di spumante avevano quella pronunciata rientranza sul fondo spesso e solido. Quindi faceva parte della struttura della bottiglia, per evitare che scoppiasse per la pressione del liquido contenuto all'interno!
Begni posò la tazzina e aprì il raccoglitore, indicando alcuni disegni.
"Le bottiglie come le conosciamo oggi cominciarono a essere realizzate nel diciassettesimo secolo. Come potete vedere, all'inizio erano spesse e tozze. Proprio all'antica, no?”
Olivia sorrise. Indubbiamente, i produttori di bottiglie credevano che le loro creazioni fossero il massimo dello stile.
"Cosa li ha spinti a renderle più slanciate?” indagò Olivia.
"Beh, all'epoca si usavano già i tappi di sughero, e il contatto del liquido con il sughero era essenziale per evitare che evaporasse. Perciò i produttori modificarono la forma delle bottiglie per poterle conservare sdraiate, in modo da consentire il contatto con il sughero. Ogni zona produceva bottiglie dalla forma distintiva per differenziare il proprio vino. La Borgognona, che oggi corrisponde alla forma inclinata della maggior parte delle bottiglie da vino bianco, il Bordeaux, la tipica bottiglia di vino rosso, con la spalla più alta e più larga. Il Porto, il Riesling… se ti faccio il nome dei vini, probabilmente riesci a pensare alla bottiglia in cui sono contenuti.”
Olivia annuì: ci riusciva.
Sbirciò di nuovo i disegni. L'illustrazione di Begni mostrava l'evoluzione delle bottiglie e le forme che avevano assunto nelle vare aree di produzione.
"E il frammento di bottiglia trovato da Olivia?” chiese Danilo.
Immersa com'era nella storia e nell'evoluzione delle bottiglie di vetro, Olivia si era quasi dimenticata la ragione della loro visita. Guardò di nuovo il luccicante frammento e, questa volta, riuscì a cogliere alcuni dettagli che Begni aveva spiegato.
"Il tuo frammento appartiene a una bottiglia di vino ‘a cipolla’, prodotta alla fine del Seicento.”
Olivia trattenne il fiato, così come Danilo. Quel frammento era davvero antico. Avrebbe voluto sapere come ci fosse finito nel suo vecchio fienile.
"È estremamente raro. Una bottiglia intatta di quest'epoca sarebbe un oggetto da collezione del valore di migliaia di dollari” proseguì Begni. "Se una bottiglia del genere dovesse essere trovata ancora chiusa, varrebbe molto di più.”
A quelle parole, Olivia si sentì motivata a tornare immediatamente alla fattoria per setacciare tra le macerie e dissotterrare tutti i tesori sepolti che potevano essere lì ad aspettarla.
"Ma questo frammento è diverso,” continuò Begni.
La speranza di Olivia frenò. Probabilmente il suo ritrovamento non valeva poi così tanto.
Poi però quasi cadde dalla sedia, quando Begni spiegò cosa intendesse.
"Il colore è ciò che lo distingue. Questo colore unico, marmorizzato, proviene da un lotto esclusivo di bottiglie realizzate appositamente per uno dei vigneti più importanti della zona. Abbiamo solo immagini, descrizioni e testimonianze; e ora, questo pezzo unico. A quanto ne sappiamo, non esiste più nemmeno una bottiglia. Se ne trovassi una, sarebbe una scoperta inestimabile.”
Danilo e Olivia si scambiarono sguardi stupiti e Olivia vide la propria incredulità riflessa negli occhi di lui.
"Chissà cosa dissotterrerete la prossima volta?" fece Begni. "Tenetemi aggiornato!"
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