Blake Pierce - Non resta che uccidere

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“Quando pensi che la vita non potrebbe andare meglio di così, Blake Pierce arriva con un altro capolavoro del thriller e del mistero! Questo libro è pieno di svolte e il finale porta una sorprendente rivelazione. Lo raccomando fortemente per la biblioteca permanente di ogni lettore che ami i thriller davvero ben scritti.”. –Books and Movie Reviews, Roberto Mattos (riguardo a Quasi Scomparsa) . NON RESTA CHE UCCIDERE è il libro #4 di una nuova serie thriller sull’FBI realizzata dall’autore statunitense campione d’incassi Blake Pierce, il cui bestseller numero #1 Il Killer della Rosa (Libro #1) (scaricabile gratuitamente) ha ricevuto oltre 1.000 recensioni da cinque stelle. . Una giovane donna viene trovata a girovagare in stato confusionale in una stradina rurale in Germania, dopo essere sfuggita a un’aggressione. Se riuscirà a parlare – e a ricordare – magari potrà condurre la autorità al covo del malvivente, salvando le altre donne lì rinchiuse prima che sia troppo tardi… Mentre il caso internazionale si diffonde sempre più, coinvolgendo dozzine di vittime provenienti da molti Paesi, le autorità si rendono presto conto che c’è solo un modo per risolvere la faccenda: chiamare l’agente speciale dell’FBI Adele Sharp, con la sua tripla cittadinanza statunitense, francese e tedesca… Ma anche con la brillante mente di Adele, questo caso – che riporta in superficie ricordi troppo vicini a casa sua – potrebbe rivelarsi sfuggente… Riuscirà Adele a salvare le altre donne prima che sia troppo tardi?. Riuscirà a salvare se stessa?. Un thriller pieno zeppo di azione con intrighi internazionali e suspense che tiene incollati alle pagine, NON RESTA CHE UCCIDERE vi costringerà a leggere fino a notte inoltrata. . Il quinto #5 libro della serie – NON RESTA CHE L’ASSASSINO – è ora disponibile..

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“Niente?” chiese.

John sollevò lo sguardo su di lei accigliandosi leggermente. “Sedici nomi, solo negli ultimi tre anni. Tutti ancora mancanti. Tutti, eccetto uno, sono sui vent’anni.”

“Età da università,” disse Adele. Poi chiese: “E quanti di loro sono stranieri?”

John scrutò la lista e poi risollevò lo sguardo. “Più della metà,” disse.

Ruotò il suo computer per mostrare ad Adele i file che aveva selezionato e separato. Adele lesse i nomi, soffermandosi su ciascuno di loro. Come John aveva detto, le scomparse risalivano fino a tre anni prima.

“Hai guardato anche più indietro?” gli chiese.

John scosse la testa. “I registri sono stati spostati più di cinque anni fa. Posso trovarne qualcuno, ma i dettagli non sono così concisi. Ci vorrà di più.”

Adele sospirò. “Beh, è un inizio. Potenzialmente sedici vittime…” Sussultò. “Cosa pensi che faccia con loro?” I suoi occhi si piantarono sul lato della testa di John.

Lui scrollò le spalle. “Mi piacerebbe saperlo.” Fece una pausa e arricciò il naso. “A dire il vero, non penso di volerlo sapere.”

“Pensi che rapisca sia ragazzi che ragazze?” chiese Adele. “La metà dei nomi sulla mia lista sono maschi. Ma anche in età da college. E stranieri.”

“La Foresta Nera è una destinazione turistica popolare, soprattutto per chi ama le escursioni,” disse John. “Ne parlavo con l’agente Marshall.”

“Penso che sia il modus operandi del nostro assassino,” disse Adele. “Prende di mira i giovani che non sono della zona. Sa che mancano di riferimenti. Sa che sono bersagli facili.”

John si irrigidì. “Quindi in qualche modo deve avere accesso a queste informazioni.”

“Non è così facile procurarsele. La loro età è ovvia, e nel momento in cui ci parli insieme, o anche solo che li guardi, capisci che vengono da un altro Paese.”

John chiuse lentamente il portatile e poi incrociò le braccia. “Quindi cosa ci dice questo?”

“Ci dice,” rispose Adele con tranquillità, “che questo tizio è intelligente. Pianifica tutto. Sa quello che fa. Ha tenuto in prigionia Amanda per cinque mesi dopo averla rapita. Alcuni di questi nomi risalgono a tre anni fa. Sono secoli che la gente scompare nella Foresta Nera. E se per tutto questo tempo lui fosse sempre stato all’opera?”

Uno strano silenzio calò sulla cucina. I due agenti si guardarono, e Adele rabbrividì. L’espressione preoccupata di John parve farsi ancora più scura. Fu lui a cambiare per primo argomento. Con un leggero scatto, scosse la testa e disse: “Le autorità tedesche stanno organizzando una caccia all’uomo per perlustrare la foresta. Ci prendiamo parte anche noi?”

“Abbiamo bisogno di esaminare la scena,” disse Adele.

John si grattò il lato del mento. “Adele, questa cosa non mi piace.”

“Neanche a me,” gli disse lei. “Ma se intendiamo trovare qualcosa, la caccia all’uomo ci può aiutare. Da quello che diceva la Marshall, stanno mettendo insieme più di cento persone.”

John borbottò. “Cento persone stupide che calpestano la scena del crimine e rovinano le prove. Cose come questa più che altro attireranno l’assassino stesso.”

“Non l’assassino.”

John inarcò un sopracciglio.

“L’aggressore di Amanda, il rapitore. Non ha ancora ucciso nessuno. Non che noi sappiamo. C’è qualcos’altro in ballo qui.” Adele fece una pausa, considerando i propri spiacevoli pensieri. Percepì vagamente un brivido freddo lungo le braccia. Un rapitore, con vittime che potenzialmente andavano indietro di anni. Pensò ad Amanda, a quello che la povera ragazza aveva sofferto. Cosa stavano subendo gli altri in quello stesso momento? Passò un secondo. Poi un altro. Ogni istante era un promemoria della pena sofferta dalle vittime del rapitore. Sempre che fossero ancora vive… Ogni istante era un promemoria del tempo sprecato che come un bisturi incideva un minuto dopo l’altro.

“Va bene. Se non è un assassino, significa che abbiamo una possibilità di recuperare vive queste persone di cui Amanda ha parlato.”

Adele stava ancora camminando avanti e indietro nella piccola cucina. Sentì il rombo di un aereo sopra alle loro teste, per la terza volta nell’ultima mezz’ora.

Incrociò le braccia e fissò John, adottando una postura simile alla sua. “Pensi che ci possiamo fidare della parola di Amanda? La detective alla centrale sembrava pensare che stesse vaneggiando.”

John si grattò un orecchio e premette una mano sul portatile chiuso. Sembrava contento di aver distolto l’attenzione dai file. “Non ne sono sicuro,” disse. “Capisco dove la detective voglia andare a parare. La ragazza non è esattamente una testimone affidabile. Magari era davvero allucinata.”

“E pensi che abbia avuto le allucinazioni per cinque mesi?”

John scosse la testa. Respirò piano, le narici che si dilatavano per la pressione dell’aria. “Ovviamente no. Era scomparsa. Ma per quanto riguarda gli altri, non sappiamo se un assassino li tenga prigionieri. In genere, quando veniamo chiamati per un caso come questo, tendono ad esserci cadaveri e più vittime. Al momento ci stiamo affidando alla testimonianza di una testimone inaffidabile, che è ancora viva.”

“Viva a malapena.”

John scosse la testa. “Lo stesso. È un caso strano. Ma come hai detto tu, penso che dovremmo dare un’occhiata alla scena dove è stata trovata.”

Adele era contenta di poter uscire da quella piccola e soffocante stanza del motel. Ed era anche contenta di potersi rimettere in movimento, di non dover stare più seduta. Basta ospedali, basta claustrofobiche stanze di motel. Era strano sentirsi grati che la scena di un crimine si trovasse in una foresta, ma era così che lei si sentiva.

“Lasciami prendere la giacca. Torno subito,” disse, mentre John si alzava dal tavolo e andava verso la porta.

CAPITOLO OTTO

Lo sconosciuto teneva stretto il volante del suo furgone, muovendosi ad andatura tranquilla lungo la statale fuori dalla Foresta Nera. Aveva un sorriso piacevole stampato in viso e stava canticchiando sommessamente a tempo con la gradevole melodia classica che usciva dalle casse del suo furgoncino.

Ma dentro di sé, la mente dello sconosciuto era in completa rivolta. A guardarlo, sarebbe stato quasi impossibile riconoscere l’emozione. Eppure, di tanto in tanti la sua mano destra afferrava il volante e ruotava. Quella sinistra stava salda e ferma. Ferma, immobile, vuota.

“Hai voluto scappare, eh,” mormorò sommessamente. Parlava tra sé e sé, le labbra sempre piegate in un sorriso. L’uomo era un vero camaleonte. Sapeva come recitare la sua parte, forse meglio di chiunque altro.

Un paio di autisti gli passarono accanto. Quelle strade erano generalmente vuote così a notte fonda, dato che la gente preferiva evitare i tratti di statale che erano rimasti privi di illuminazione a causa della tempesta di neve di due settimane prima. Ma durante il giorno il traffico era piuttosto sostenuto in mezzo alla foresta.

L’uomo ovviamente usava questa strada tutti i giorni. Questa era casa sua.

E una casa andava rispettata. Una casa non rispettava diventava un semplice edificio. E un edificio diventava un peso. Un peso diventava qualcosa che andava abbandonato.

La mano destra dell’uomo strinse di nuovo il volante e le nocche sbiancarono mentre le dita si chiudevano sulla superficie di cuoio.

Disobbedienza. Che cosa stupida. Tutti i bambini andavano puniti. Se non venivano puniti, si comportavano male. E non c’era niente di più dannoso per una casa che dei bambini irrispettosi. Lui l’aveva imparato crescendo. Si schiarì la gola al pensiero e si sistemò le maniche. Subito sopra alla mano sinistra, poteva vedere la parte deformata e ustionata della pelle malamente guarita. Le bruciature di sigarette salivano lungo tutto il braccio, espandendosi al petto e alla schiena. Lui aveva conosciuto le punizioni. Ed era diventato ciò che era. Uno che si comportava bene. Il sorriso sempre stampato in viso. La gente si era spesso sentita attratta da lui, solo sulla base della sua personalità.

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