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JAMES CHASE: Piombo e tritolo

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L'autista volse il capo. «Eccoci arrivati, capo» disse.

Fenner caccio a forza i piedi dentro le scarpe e fatico a infilare la mano accaldata nella tasca dei pantaloni. Diede al tassista venticinque centesimi e scese. Il negozio era molto pulito e le vetrine scintillavano. Nella vetrina, sulla destra, c'era una piccola bara bianca. Lo sfondo era addobbato con pesanti tende nere. Affascinato, Fenner penso che la bara sembrava malinconica, cosi tutta sola. Lesse il cartello appoggiato per terra accanto alla bara.

"PENSIAMO NOI AI VOSTRI CARI

SE IL SIGNORE NON VE LI RISPARMIA"

Fenner giudico tutto di estremo buon gusto. Passo a guardare la vetrina seguente. Anche quella era tutta addobbata di nero; nel mezzo, sopra un piedestallo bianco, stava un'urna d'argento. Il cartello con la semplice scritta Dalla polvere nella polvere lo impressiono.

Indietreggio e lesse l'insegna sopra il negozio:

B. USIGNOLO – POMPE FUNEBRI.

«Bene, bene» disse. «Una bella sistemazione.»

Entro nel negozio. Mentre apriva la porta, il campanello elettrico suono; tacque, appena la porta fu richiusa. Dentro, il negozio era ancora piu impressionante. Un piccolo banco per le vendite divideva il locale in due parti esatte. Il banco era drappeggiato con velluto bianco e rosso. Parecchie poltrone di pelle nera spiccavano sul tappeto color porpora. A sinistra, c'era una Vetrinetta dove erano messe in mostra delle bare in miniatura costruite con ogni materiale possibile e immaginabile, dall'oro al legno di pino.

Sulla destra, un crocifisso alto due metri, sapientemente illuminato da luci nascoste. Il Cristo era talmente realistico, che Fenner trasali. Gli parve di essere capitato in una chiesa.

Lunghi drappeggi, bianchi, neri e rossi, erano appesi dietro il banco.

Fenner ando alla vetrinetta ed esamino le bare. Decise che come residenza fissa, quella d'oro andava a meraviglia.

Una donna usci silenziosa da dietro un drappeggio. Indossava un abito aderente di seta nera, con colletto e polsini bianchi. Era una bionda, con la grande bocca dipinta di rosso. Guardo Fenner e atteggio la bocca ad un sorriso. Fenner penso che era un bel pezzo di figliola.

Con una voce bassa, solenne, lei chiese: «In che cosa posso aiutarvi?»

Fenner si gratto il mento. «Vendete queste scatole?» chiese, indicando col pollice la vetrinetta.

Lei sbatte gli occhi. «Si, certo» rispose. «Sono soltanto dei modellini: ma e questo che desiderate?»

Fenner scosse il capo. «No» rispose «ero semplicemente curioso.»

Lei lo guardo, perplessa.

«C'e Usignolo?» riprese Fenner.

«Volete vederlo personalmente?»

«Per questo sono venuto, piccola. Digli che sono Ross.»

«Vado a vedere. In questo momento e molto occupato.»

Fenner la guardo scomparire dietro il drappeggio. Vista da dietro, non era niente male.

La ragazza ritorno poco dopo e disse: «Volete salire?»

La segui dietro il drappeggio e su per una breve rampa di scale. Gli piaceva il profumo che lei usava, e a mezza scala glielo disse. Lei lo guardo di spalle e sorrise. Aveva denti grossi, bianchissimi. «Che cosa dovrei fare?» replico. «Arrossire?»

Lui scosse il capo, serio. «Mi piace farlo sapere a una donna, quando e bella» rispose.

Lei indico una porta. «E li dentro» disse. Poi, dopo una breve pausa, aggiunse: «Mi piaci. Hai dei begli occhi» e scese le scale, accarezzandosi i riccioli biondi con le dita bianche e affusolate.

Fenner si tocco la cravatta. "Che fraschetta" penso, abbasso la maniglia ed entro.

La stanza era chiaramente un laboratorio. C'erano quattro bare in fila sopra dei cavalletti. Usignolo stava avvitando una targhetta di ottone sopra una di esse.

Sembrava un ometto qualsiasi con gli occhiali, dalle lenti spesse cerchiate di alluminio. Aveva la pelle bianchissima, e i grandi occhi incolori ammiccarono debolmente a Fenner da dietro le lenti.

Fenner si presento. «Sono Ross.»

Usignolo continuo ad avvitare la piastrina. «Si?» rispose. «Volevate vedermi?»

«Dave Ross» ripete Fenner, in piedi accanto alla porta. «Mi aspettavate, credo.»

Usignolo appoggio il cacciavite e lo guardo. «E vero» rispose, come se lo ricordasse in quel momento. «E vero, andiamo di sopra, a parlare.»

Fenner lo segui fuori dal laboratorio e per un'altra rampa di scale. Usignolo lo introdusse in una stanza grande e fresca. Due grandi finestre davano su un balconcino. Dalla finestra, si vedeva tutto il Golfo del Messico.

Usignolo disse: «Sedetevi, e toglietevi pure la giacca, se volete.»

Fenner si tolse la giacca e rimbocco le maniche della camicia. Si sedette accanto alla finestra.

«Qualcosa da bere?» chiese Usignolo.

«Certo.»

Quando il liquore fu versato, e Usignolo si fu accomodato a sua volta, Fenner si preparo a introdurre l'argomento. Sapeva che doveva stare molto attento con questo ometto. Non sapeva fino a che punto poteva fidarsi di lui, ed era perfettamente inutile destare in lui dei sospetti.

Infine disse: «Fino a che punto potete sostenermi?»

Usignolo tocco il bicchiere con le deboli dita. Parve sorpreso. «Fino in fondo» rispose. «E questo che volete, no?»

Fenner si protese in avanti. «Voglio entrare nel giro. A New York, fa troppo caldo per me.»

«Ti ci faro entrare» rispose Usignolo, semplicemente. «Crotti ha detto che sei un ragazzo in gamba e che devo aiutarti. Crotti mi ha fatto del bene; sono contento di poterlo ricambiare.»

Fenner immagino che Crotti fosse il tizio pescato da Ike.

«Forse cinque centoni sono un po' piu concreti dell'amore per Crotti» replico in tono asciutto.

Usignolo parve offeso. «Non voglio i tuoi soldi» rispose tranquillo.

«Crotti ha detto "aiuta quest'uomo", e tanto mi basta.»

Fenner si contorse sulla sedia; era davvero un colpo per lui vedere che quell'ometto era sincero.

«Accidenti!» gli scappo detto. «Non giudicarmi male. Da dove vengo, si vive con tutto un altro tipo di morale.»

«Posso introdurti nel giro. Che cosa vuoi esattamente?»

Fenner avrebbe voluto saperlo. Cerco di essere evasivo. «Vorrei rientrare nel giro dei soldi» disse. «Magari qualcuno di voi puo aver bisogno di me.»

«Crotti dice che ti sei fatto un nome lassu. Dice che hai la pistola proibita.»

Fenner fece la parte del modesto, mentre dentro di se malediceva la fantasia di Ike. «Mi arrangio» rispose con noncuranza.

«Forse Carlos potra darti del lavoro.»

Fenner butto il colpo a caso. «Credevo che Noolen potesse andar bene, per cominciare.»

Gli acquosi occhi di Usignolo ebbero un lampo improvviso. «Noolen.

Noolen e un cervello di gallina.»

«Be'?»

«Carlos fa ballare Noolen sulla corda quando vuole. Non potrai combinare mai niente con un fesso come Noolen.»

Fenner capi che Noolen era squalificato. Cerco di tastare il terreno un po' di piu.

«Mi sorprende. Mi avevano detto che Noolen era un pezzo grosso, da queste parti.»

«Storie!» Usignolo fece una smorfia di disprezzo. «E Pio che ti ci vuole.

Vedi, Pio puo far molto per te.»

Fenner ingollo un sorso di Scotch. «Si chiama cosi, Pio Carlos?»

Usignolo annui. «Ha in mano la citta, cosi.» Tese la sua mano piccola e tozza e chiuse le dita grassocce in un piccolo pugno. «Lo vedi, cosi!»

Fenner fece un cenno affermativo. «Bene» rispose. «Mi lascero guidare da te.»

Usignolo si alzo e appoggio il bicchiere sul tavolo. «Ho un lavoretto da sbrigare, poi scendiamo in citta e ti presento alla banda. Rimani pure qui.

Fa troppo caldo per andare in giro.»

Quando fu uscito, Fenner chiuse gli occhi e si mise a pensare. Le carte si stavano scoprendo piu presto di quanto pensasse. Doveva stare molto attento a quello che faceva.

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