JAMES CHASE - Piombo e tritolo
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Gli occhi di Bugsey si illuminarono. «Ci sto, a queste condizioni» rispose.
Fenner apri il portafoglio, ne tolse alcune banconote, ne fece una palla, poi la butto a Bugsey. «Per cominciare» disse.
Noolen osservo tutta la scena in silenzio. Fenner gli si avvicino e si sedette un'altra volta sulla scrivania. «Ti piacerebbe diventare il padrone di questa citta?» gli chiese. «E lo diventerai, se collabori con me.»
«Come?» Noolen parlava con voce rauca.
«Mettiamo insieme la tua piccola banda, me e Bugsey, e facciamo diventare questa citta un inferno per Carlos. Affondiamo i suoi battelli, sabotiamo la sua organizzazione, e diamo la caccia a lui.»
Noolen scosse il capo. «No, non lo faro» rispose.
«Tu, pezzo di lardo, hai ancora paura?»
«Non ho mai lavorato con i piedipiatti, e non comincero adesso.»
«Non capisci. Quattro giorni fa, Carlos mi ha preso e mi ha portato nella sua tana, al porto. Me la son vista brutta, ma me la sono cavata. Ormai e diventata una faccenda personale. Non ho intenzione di chiamare in causa la polizia.»
Noolen scosse il capo. «Non ci sto.»
Fenner rise. «E va bene, ti costringero.» Si alzo in piedi. «Tu sei con me, allora?» chiese a Bugsey.
Bugsey annui. «Resto a tua disposizione» rispose.
Fenner fece un cenno a Glorie. «Andiamo, piccola» disse. «Tu, io e Bugsey lavoreremo insieme, finche questo verme non si decidera a combattere.»
Glorie si alzo. «Non mi voglio immischiare, nemmeno io.»
Fenner le mostro i denti. «Che peccato» rispose, avvicinandosi e prendendola per un braccio. «Ma tu non sei Noolen; tu devi fare quello che ti dicono.»
«Lasciala stare» intervenne Noolen.
Fenner non gli fece caso. «Andiamo» disse e uscirono dalla stanza; Glorie gli camminava accanto, impettita.
Una volta in strada, Fenner si fermo. «Andiamo a casa tua» disse a Glorie.
Glorie scosse il capo. «Ti ho gia detto che non ho una casa.»
Fenner sorrise. «Andiamo dove tieni i vestiti. Questo abito da sera e un po' fuori posto, a quest'ora.»
Glorie esito, poi disse: «Stammi a sentire, io non voglio avere a che fare con Carlos, davvero. Ti dispiace fare a meno di me?»
Fenner la spinse in macchina. «Troppo tardi, bimba» rispose, con malagrazia. «Non posso permettere che ti sparino addosso tutte le volte che vogliono. Dovrai stare appiccicata a me per un po' di tempo.»
Lei tiro un sospiro. «E va bene. Ho un appartamentino a Sponge Pier.»
Fenner fece un cenno a Bugsey. «Sponge Pier, a tutto gas» ordino.
Bugsey salto in macchina e Fenner lo segui. Si sedette accanto a Glorie, tenendo le valigette sulle ginocchia. «Ci sara da divertirsi, tra poco, in questa citta» disse. «Forse vincero, o forse no, ma qualunque cosa capiti a me, sara Carlos il primo a rivedere il Creatore.»
«Lo odi a morte, vero?» gli chiese Glorie.
Fenner guardo fisso dinanzi a se. I suoi occhi erano molto freddi. «Puoi dirlo» rispose, cupo.
Circa a mezzo miglio da Sponge Pier, seminascosta da un folto gruppo di palme, c'era una villetta; Bugsey entro con la macchina nel piccolo giardino e la parcheggio di fronte alla porta. Una larga veranda protetta da tapparelle verdi correva attorno alla casa, tutte le finestre avevano le persiane verdi.
Fenner scese dalla macchina e Glorie lo segui, dicendo a Bugsey: «Il garage e dietro.»
«Hai una macchina?» le chiese Fenner.
«Si. Ti dispiace?»
Fenner guardo Bugsey. «Riporta indietro questa. Useremo la sua. Dobbiamo fare economia.»
«Non chiedermi il permesso» replico, sarcastica, Glorie.
«Hai dei domestici?» chiese lui.
«C'e una donna che dirige la casa.»
«Benissimo. Bugsey l'aiutera.» Ancora una volta Fenner si volse a Bugsey. «Riporta la macchina, e poi torna subito qui. La signorina Leadler avvertira la sua governante del tuo arrivo. Poi ti renderai utile, finche non avro bisogno di te. Capito?»
«Sei tu che paghi lo stipendio» rispose Bugsey e porto via la macchina.
Fenner entro con Glorie nella villetta. Era una bella casa. Una donnetta spagnola sbuco da chissa dove, e Glorie agito una mano. «Questo e il signor Fenner. Sara mio ospite per qualche giorno. Preparate il pranzo, per favore.»
La donna lancio a Fenner una rapida occhiata. A lui non piacque per niente la stupida sorridente espressione della donna; poi lei scomparve.
Glorie apri una porta a sinistra dell'ingresso. «Accomodati. Intanto io mi cambio.»
Fenner disse: «Certo» e girello per la stanza. Era molto comoda: cuscini, divani e poi ancora cuscini. Le finestre davano sulla veranda, e la stanza era in penombra.
Entro la spagnola e preparo un tavolo sulla veranda, per il pranzo. Fenner si sedette su un divano e si mise a fumare. «Quando avete finito, preparatemi qualcosa da bere» disse. Lei non diede risposta, e Fenner non si preoccupo di ripetere. Rimase seduto, tranquillo.
Poco dopo arrivo Glorie. Si era messa un abito di seta bianca lungo fino alle caviglie, e un paio di sandali bianchi. I capelli color rame erano raccolti dietro le orecchie da un nastro rosso. La sua bocca era molto rossa e i suoi occhi scintillavano.
«Ti piaccio?» chiese e piroetto lentamente davanti a lui.
«Si» disse Fenner, alzandosi. «Stai bene.»
La ragazza gli fece una smorfietta, quindi preparo gli aperitivi.
Il cocktail ghiacciato era ottimo. Quando si sedettero a tavola, Fenner si sentiva bene. Consumarono il pranzo quasi senza parlare. Fenner sentiva su di se gli occhi di Glorie. Continuava a guardarlo, e appena lui alzava la testa, lei spostava subito gli occhi. Parlarono della villetta e della governante spagnola e di cose che non importavano.
Dopo che la donna ebbe sparecchiato, Fenner si sdraio sul divano. Glorie si moveva inquieta per la stanza. Fenner la seguiva con gli occhi, perche gli piaceva guardarla. A un certo punto, lei sbotto: «Non startene li, sdraiato, a far niente!»
«Cosa vuoi che faccia?»
Lei si accosto alla finestra e guardo fuori. Fenner continuava a guardarla con interesse.
«Vieni, ti mostro la casa» decise Glorie.
Fenner si alzo dal divano, la segui nell'ingresso e poi in un'altra stanza, molto grande. Era quasi vuota. Pavimento lucidato a cera, qualche tappeto, e un grande divano letto, quello era tutto l'arredamento. Sulla destra c'erano uno spogliatoio e un bagno. La ragazza lascio passare Fenner, poi chiuse la porta.
Fenner ispeziono lo spogliatoio e il bagno, mentre lei aspettava. «Bello» disse. Sentiva il respiro della ragazza anche da li. Non la guardava. Continuo a muoversi per la stanza, mentre lei aspettava. Poi disse, all'improvviso: «Parliamo.»
Lei si sedette fiaccamente sul letto. Porto le dita intrecciate dietro la nuca. Fenner la guardo. Il suo viso era senza espressione.
«Thayler e l'uomo che dirige il sindacato per conto di Carlos. Era sposato con una certa Ricciolina Robbins, la segretaria di Usignolo. Carlos l'ha uccisa poco fa. Tu te l'intendevi con Thayler. Sapevi che lavoro faceva?»
«Siediti, e ti diro tutto.»
Fenner le si sedette accanto. «Ebbene?»
«Dammi la mano.»
Mise la mano nelle sue. «Lo sapevi?» ripete.
Lei la strinse forte. «Si, lo sapevo» rispose.
Fenner rimase immobile. «Sapevi che era sposato con Ricciolina?»
Lei si sdraio con gli occhi chiusi, mordendosi un labbro. «No.»
«Sapevi tutto anche di Carlos?»
«Si, sapevo tutto di lui.» Si rialzo. Gli avvolse le braccia attorno al collo, attirandolo verso di se. Prima che le labbra riuscissero a raggiungere la sua bocca, Fenner la respinse. «Piantala» disse bruscamente, alzandosi in piedi. «Non combinerai mai nulla con me.»
Usci dalla stanza, aprendo la porta che era chiusa a chiave e lasciandola spalancata. Passo accanto a Bugsey che era appena entrato. Non disse niente, e usci in giardino.
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