«Povera Nora» sospirò Pat. Le sue labbra erano pallide. «Mi dia le lettere.»
Ellery le passò le tre lettere. Nell’angolo destro di ciascuna busta, dove avrebbe dovuto trovarsi il francobollo, vi era una data scritta con una matita a pastello rosso. Pat aggrottò le sopracciglia. Ellery le tolse le buste di mano e le mise in ordine cronologico. Le date erano: 28-11, 25-12 e 1-1.
«Tutte e tre sono indirizzate alla signorina Rosemary Haight.»
«È l’unica sorella di Jim. Noi non l’abbiamo mai vista. Ma è strano che non sia indicata né la via né la città…»
«Non è poi una cosa inaudita» disse Ellery scuro in volto. «La stranezza invece sta nell’uso del pastello.»
«Oh, no, Jim ha sempre usato una matita a pastello rosso. È una sua vecchia abitudine.»
«Allora la scrittura delle buste è la sua?» «Sì, la riconoscerei tra mille. Ma che cosa dicono le lettere?»
Ellery trasse il foglio dalla prima busta e lesse:
28 Novembre
Cara sorellina
so che non ti ho scritto da molto tempo, ma non puoi immaginare quanto da fare ho avuto. Anche oggi non posso scriverti che poche righe, perché mia moglie è stata male. Sembra una cosa da niente, ma io non mi sento tranquillo. Secondo me nemmeno il dottore ha capito di che cosa si tratta. Speriamo che non sia nulla di grave. Naturalmente ti terrò informata. Scrivimi presto. Con affetto, Jim.
«Non riesco a capire» fece Pat, lentamente. «Nora non è mai stata così bene. Ne parlavamo proprio oggi io e la mamma. Ellery…»
«Nora è stata dal dottor Willoughby ultimamente?»
«No, a meno che… ma son sicura che non c’è stata.»
«Capisco» disse Ellery con voce completamente inespressiva.
«E poi la data!… 28 Novembre. Manca ancora un mese, Ellery! Come potrebbe sapere Jim…!» Pat si interruppe. Poi soggiunse con voce rauca:
«Apra l’altra busta!»
Il secondo biglietto, più breve del primo, era stato vergato dalla stessa mano e con la stessa matita rossa.
25 Dicembre
Sorellina mia
non vorrei preoccuparti ma sono costretto a dirtelo. Le cose vanno molto peggio. Mia moglie è gravemente ammalata. Stiamo facendo tutto il possibile. In fretta, Jim.
«“In fretta, Jim”» ripeté Pat. «“In fretta”… ed è datata 25 Dicembre! Come può dire Jim che la malattia di sua moglie va peggiorando quando Nora non è nemmeno lievemente indisposta? E con due mesi di anticipo, poi!»
«Credo» fece il signor Queen togliendo il foglio dalla terza busta «che sarebbe bene leggere il terzo biglietto.»
«Ellery, che cosa…?»
Il giovane consegnò il foglio a Pat e cominciò a passeggiare su e giù per la camera da letto di Nora fumando una sigaretta con delle boccate brevi e nervose. Mentre leggeva, gli occhi di Pat si allargarono smisuratamente. Il biglietto era sempre scritto con la matita rossa e diceva:
1 Gennaio
Sorellina mia, è morta. Mi è mancata oggi. Mia moglie non c’è più, è come se non ci fosse mai stata. I suoi ultimi momenti… Non posso scrivere altro. Vieni da me se puoi.
Jim
«Non ora, tesoro» mormorò Ellery, passando un braccio intorno alla vita di Pat.
«Ma che cosa vuol dire?» singhiozzò la ragazza.
«È inutile piangere!»
Pat volse il viso altrove. Ellery ripose le buste esattamente dove le aveva trovate, spense la luce e s’incamminò con la ragazza verso le scale.
«Un momento» disse quando raggiunsero il pianterreno. «Dov’è quel libro grosso, marrone, dal quale sono cadute le buste stasera?»
«Nello studio di Jim.» Pareva che Pat avesse difficoltà a pronunciare il nome del cognato.
Trovarono il libro in uno dei nuovi scaffali della camera da letto che Nora stava trasformando in uno studio per suo marito. Pat si strinse al braccio del suo compagno.
«È in ottime condizioni» osservò Ellery afferrando il volume. «La rilegatura non ha ancora cominciato a sbiadire, e i bordi delle pagine sono puliti.»
«Che cos’è?» mormorò Pat.
«La tossicologia di Edgcomb.»
«Tossicologia!» Pat fissò il libro inorridita.
Ellery esaminò attentamente la rilegatura. Poi, tenendo il libro verticale, lasciò che gli si aprisse in mano. Il volume, obbediente, si aperse dove c’era una pagina con un’“orecchia”… l’unica pagina con un’“orecchia” di tutto il libro. Sulla costola, un’intaccatura profonda correva parallela alla pagina contrassegnata. Le tre buste, dunque, erano rimaste nascoste là. Ellery cominciò a leggere in silenzio.
«Ma che cosa può farsene Jim di un manuale di tossicologia?» domandò Pat in tono febbrile.
Il giovane alzò gli occhi su di lei.
«Queste due pagine parlano dei vari composti dell’arsenico… formula, effetti mortali, possibilità di riconoscerlo negli organi e nei tessuti, antidoti, dosi letali, cura delle malattie derivate dall’avvelenamento da arsenico…»
« Avvelenamento! »
Ellery depose il libro sopra un tavolo, alla luce della lampada. Con un dito indicò alcune parole scritte a grandi caratteri. Ossido arsenioso (As 2O 3). Il dito scivolò verso un paragrafo che descriveva l’ossido arsenioso come “bianco, insapore, velenoso”, e indicava la dose mortale. Il paragrafo era stato sottolineato da un pastello rosso.
Con una voce chiara, che pareva uscire involontariamente dalle sue labbra, Pat disse:
« Jim si prepara a uccidere Nora. »
«Jim si prepara a uccidere Nora.»
Ellery ripose il libro nello scaffale.
«Sciocchezze» mormorò, e molto dolcemente condusse la ragazza all’aperto.
«Nora è in pericolo» singhiozzò Pat. «Ellery, che cosa devo fare?»
«Solo il tempo potrà aiutarci a scoprire un po’ di verità, Patty.»
«Ma io non posso sopportare da sola tutto questo! Nora… Ha visto Nora come l’ha presa? Ellery, mia sorella ha una paura da morire. Eppure si è comportata come se nulla fosse accaduto. Non capisce? Ha deciso di non crederci. Se anche le sventolassimo questa lettera sotto il naso, Nora non ammetterebbe nulla ormai! Mentirebbe davanti a Dio!»
«Sì» convenne Ellery, e strinse la ragazza fra le braccia per confortarla.
«Jim era tanto innamorato di lei! Ha visto come si è svolta tutta questa storia. Ha visto il suo viso quella sera, quando sono scesi a dirci che avevano intenzione di sposarsi. Jim era felice. E quando sono tornati dalla luna di miele, sembrava ancora più felice.» Pat mormorò: «Forse è diventato matto. Un pazzo pericoloso!» Ellery non parlava. «Come posso dirlo alla mamma, a mio padre? Ne morirebbero, e poi… non servirebbe a niente. Eppure sono costretta a farlo!»
Un’automobile rombò nel buio, sulla strada della collina.
«Cerchi di calmarsi, Pat. Abbiamo tempo per pensarci. Staremo in guardia; vedremo come vanno le cose e, nel frattempo, tutto questo resterà un segreto fra noi… Ho detto “noi”?» Ellery assunse un’aria desolata. «A quanto pare, ho dichiarato di far parte della congiura.»
«Non si tirerà indietro ora, vero?» esclamò Pat con voce alterata. «Ho contato su di lei sin dal primo momento. Ellery, Nora ha bisogno di aiuto! Lei è abituato a queste cose. La prego, non se ne vada!»
«Ho detto “noi”, sì o no?» ribatté Ellery, irritato. «Adesso si sfoghi pure a piangere. Però dopo basta! Capito?»
«Sì» singhiozzò Pat. «Sono una stupida frignona.»
«Non è una stupida, e deve diventare un’eroina. Non una parola, non uno sguardo, non un atteggiamento sbagliato. Per quanto riguarda Wrightsville, queste lettere non esistono. Jim è suo cognato, le piace, e lei è felice per lui e per Nora. Non deve dirlo né a suo padre, né a sua madre, né a Frank Lloyd, né…»
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