– Birichina!… Birichina!…
Ma… e Giacomo?… Perché Maddalena lo teneva sempre chiuso?… Se Giacomo avesse parlato? Se avesse confessato tutto?
Allora ricominciava la paura e colla paura il pentimento.
Aveva speso troppo: il lunch, come lo chiamava M. Richard, all’ora della prova, e la cenetta dopo il teatro, ingoiavano un mucchio di quattrini. Aveva fatto male a lasciar sempre ordinare e comandare a quei ragazzi.
E poi i fiori? E poi il frustino per la beneficiata?… E l’astuccio dalle spagnolette che dovevano regalare a madamigella Fanny quel giorno alla prova, o quella sera a cena… appena insomma avrebbero potuto svignarsela?
Aveva fatto male; anzi malissimo. Era stato imprudente. Avrebbe dovuto subito, fino dalla prima sera, obbligare Giacomino ad andarsene a letto, proibire il Dal Verme, proibire le lezioni di scherma di monsieur Richard, le passeggiate a cavallo di Gladiator… proibire le spagnolette, le ostriche, il cognac, la omelette soufflée!
E coi pentimenti e coi rimorsi gli riappariva dinanzi, più che mai terribile, minaccioso il fantasma della moglie, quando a un tratto si spalancò l’uscio dello scrittoio e Giacomino – finalmente! – Giacomino ne uscì in libertà!
Daniele, subito, gli passò accanto in mezzo al buio e gli domandò sottovoce:
– Hai parlato? Hai confessato?
– Io? Per chi mi prendi? La mamma non sa nulla: règolati. Bada di non cascarci tu. Senti? La mamma ti chiama. E il ragazzo, un po’ pallido, ma sicuro, attraversò il fondaco per salire in casa.
Temistocle, l’altro fratello, e più di tutti la Cammilla, gli giravano attorno, inquieti, ansiosi, per interrogarlo.
– Niente! Niente! Una sfuriata delle solite – rispose Giacomo con un’alzata di spalle e passò via in fretta, – mentre anche il babbo, ormai rassicurato, lo seguiva e lo accarezzava con uno sguardo amoroso. – Come lo avrebbe abbracciato volentieri!
– Daniele! Taartaruga!
Alla voce della signora Maddalena, Daniele si voltò di colpo, traballando:
– Eccomi! Eccomi! – e corse affannosamente fin sull’uscio dello scrittoio.
– Dentro – gl’intimò la moglie.
– Eccomi – ed entrò.
– Chiudete.
Il signor Daniele, chiuse d’uscio, sgraffiandosi anche un dito tra per la fretta e la confusione.
– Bisogna mandare questa lettera alla posta, sul momento – strillò la signora Maddalena mostrandogli la lettera scritta al Rosasco. – Ma alla posta centrale. È più sicura.
– Dammela, la porto io. – Al signor Daniele non pareva vero di cavarsela così a buon mercato.
– Un momento. Dovete prima sapere anche voi di che; si tratta – rispose la signora Maddalena, che nelle occasioni più solenni dava sempre del voi a tutti. – Scrivo al signor Rosasco – soggiunse con voce, alquanto velata e interrotta da una tossetta secca – per avvisarlo che gli mando… gli mando… quel bel mobile.
– Giacomino?
– Sissignore; Giacomino, che tutti quanti avete guastato, viziato, resa insopportabile, pericoloso!
Pareva a Maddalena, coll’andare in furia, di scaricare addosso agli altri, in tutto o in parte, la gravita e l’odiosità della risoluzione presa.
– Vuoi mandare Giacomino a Genova?
– Appunto a Genova; per imbarcarsi.
– Imbarcarsi?… Per dove?
– Per dove, pur dove… per dove sarà.
La signora Maddalena voleva far presto, finirla. Aveva le guance rosse, era in orgasmo, sbuffava.
Le domande, le spiegazioni, le chiacchiere, la rimescolavano ancora più del solite.
– Mi sono abbastanza fatto il sangue guasto con… quello là! Se non vi siete proprio messi in testa di farmi crepare, abbiate; un po’ di carità, e meno discorsi.
– Ma, scusa – insisteva il signor Daniele sommessamente – deve cominciare l’anno di volontariato fra pochi mesi.
– Il volontariato lo farà invece Gian Maria. È un tanghero che ha bisogno di svegliarsi e di rinforzarsi. Del resto, quando io, colla, mia testa, e io l’ho sempre avuta sulle, spalle, ho pensato una cosa, vuol dire che tutte le altre… le ho già messe, in regola.
Il signor Daniele diventava, pallido, taceva succiandosi il dito spellato.
– E voi, invece di fare opposizione, dovreste ringraziarmi… e benedirmi.
– Io non faccio nessuna opposizione – balbettò Daniele dopo un momento. – Soltanto vorrei capire meglio la tua idea. Vuoi imbarcarlo? Per dove?… Come?… Vuoi farne… un marinaio?
E a, mano a mano anche Daniele si riscaldava, alzava la voce. Per la prima volta sentiva in sè quasi un soffio di ribellione; il suo cuore si rivoltava, e anche la sua coscienza: non poteva, non doveva abbandonare Giacomino. Giacomino, che sarebbe stato punito così ingiustamente, così barbaramente, perché aveva taciuto, perché lo aveva salvato.
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