Morgan Rice - Risorta

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In RISORTA (Libro #9 in Appunti di un Vampiro), la sedicenne Scarlet Paine vive dei misteriosi cambiamenti. Sta diventando sensibile alla luce, è in grado di leggere la mente altrui e si scopre più veloce e più forte di quanto non sia mai stata. Non comprende che cosa le stia accadendo e prova ad ignorarlo. Ma non potrò farlo molto a lungo. Caitlin Paine, sua madre, sa fin troppo bene che cosa sta accadendo a sua figlia. Ha subito la medesima trasformazione in vampira una volta, secoli fa. Ma ora, nel presente, come semplice umana, ne ha perso la memoria. Tutto ciò di cui dispone è il diario che ha recuperato in soffitta – il suo misterioso diario dei vampiri – che le racconta dei suoi vantaggi in un altro tempo e in un altro spazio e di come la razza vampira sia stata sradicata. Ma c'era un'eccezione alla regola? Forse Scarlet, sua figlia, era l'ultima vampira rimasta sulla terra? Scarlet da un lato prova a respingere ciò che sta diventando, dall'altro tenta di combattere gli intensi sentimenti per Blake, un ragazzo della sua classe di cui è innamorata. Non sa se lui corrisponda i suoi sentimenti e, con il grande ballo di Halloween in arrivo, la pressione si fa sentire. La ragazza sarebbe disposta a tutto, pur di ricevere da Blake la proposta di andare al ballo con lui. Ma anche Vivian, la più crudele delle ragazze popolari, è nel radar di Blake, e farà di tutto per conquistarlo – e per rendere la vita di Scarlet un vero inferno. Per fortuna, Scarlet ha la sua cerchia di amici ad aiutarla, tra cui le sue migliori amiche Maria e Jasmin. Anche loro hanno dei problemi con l'altro sesso – ma solo da quando compare sulla scena Sage, il misterioso ragazzo nuovo, per cui le sue amiche prendono una vera ossessione. Anche Scarlet si scopre attratta da lui – ed è sorpresa quando, tra tutte le ragazze della scuola, lui concede la sua attenzione proprio a lei. Ma la sua mente è concentrata su Blake, almeno per ora, e continua a sperare che lui le chieda di andare al ballo. Ma proprio quando sembra che Scarlet possa vedere realizzato il suo desiderio, il suo corpo cambia. Presto sarà impossibile per lei restare accanto agli amici umani. Presto, dovrà scegliere tra il suo desiderio di vivere e quello per l'amore. Anche il libro #10 della serie,CRAVED, è ora disponibile!

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Caitlin corse di stanza in stanza, alla porta d'entrata, provando a scappare, mentre sempre più finestre venivano infrante.

Raggiunse la porta d'entrata, la aprì e si fermò.

Lì, ad osservarla, con uno sguardo mortale negli occhi, c'era Scarlet. La ragazza guardò Caitlin, sembrando più morta che viva, completamente pallida; lo sguardo crudele indicava la sua voglia di uccidere. Cosa ancora più scioccante, dietro di lei c'era un esercito di vampiri—migliaia di vampiri. Tutti in attesa di seguirla, di fiondarsi nella casa di Caitlin.

“Scarlet?” lei chiese, sentendo la paura nella sua stessa voce.

Ma prima che potesse reagire, Scarlet fece una smorfia, si piegò all'indietro e puntò a Caitlin, mirando proprio alla sua gola.

Caitlin si svegliò urlando, saltando sulla sedia. Si toccò il collo, massaggiandolo con una mano, mentre con l'altra, provava a scacciare via Scarlet.

“Caitlin? Stai BENE?”

Dopo svariati secondi, Caitlin si calmò, guardò in su e realizzò che non si trattava di Scarlet. Era Sam. All'inizio, era confusa. Poi si rese conto, con enorme sollievo, che stava dormendo0. Era stato solo un incubo.

Caitlin era seduta lì, respirando con affanno. Sopra di lei, c'erano Sam, con una mano sulla sua spalla, visibilmente preoccupato, e Polly. Le lampadine erano accese, e lei vide che fuori era buio. Diede un'occhiata all'orologio a pendolo, e vide che era trascorsa la mezzanotte. Doveva essersi addormentata sulla sedia.

“Stai bene?” Sam le chiese di nuovo.

Adesso Caitlin era imbarazzata. Si tirò su, asciugandosi la fronte.

“Mi spiace di averti svegliata, ma sembrava che stessi avendo un incubo,” Polly aggiunse.

Caitlin si tirò su lentamente, alzandosi e camminando a passo regolare, provando a scuotersi di dosso quella tremenda visione del sogno. Era sembrato così reale, che sentiva quasi il dolore alla gola dove era stata morsa dalla sua stessa figlia.

Ma era stato soltanto un sogno. Lei continuava a ripeterselo. Soltanto un sogno.

“Dov'è Caleb?” lei chiese, ricordando. “Avete saputo qualcosa? Come sono andate le telefonate?”

Le espressioni sui volti di Sam e Polly le comunicarono tutto quello che lei aveva bisogno di sapere.

“Caleb è ancora fuori a cercare,” Sam disse. “L'ho chiamato quasi un'ora fa. E' molto tardi. Ma volevamo tenerti compagnia finché non fosse tornato a casa.”

“Ho chiamato tutti i suoi amici,” Polly intervenne. “Ogni singolo amico. Tutti in pratica. Nessuno ha visto o sentito qualcosa. Erano tutti sorpresi quanto noi. Ho persino chiamato Blake. Ma ha detto che non ha sentito una sola parola da lei. Mi dispiace tanto.”

Caitlin si massaggiò il viso, provando a scrollarsi di dosso le ragnatele. Aveva sperato di scoprire che nulla di tutto ciò fosse reale. Che Scarlet fosse tornata a casa, e fosse al sicuro. Che la vita fosse tornata alla normalità. Ma vedere Sam e Polly lì, a casa sua, con l'espressione preoccupata, dopo mezzanotte, la fece tornare alla realtà. Era tutto vero. Troppo vero. Scarlet era scomparsa. E poteva persino non tornare più indietro.

Il rendersene conto fu quasi una pugnalata per Caitlin. Riusciva a malapena a respirare al solo pensiero. Scarlet, la sua unica figlia. La persona che più amava al mondo. Non riusciva proprio ad immaginare la vita senza di lei. Voleva correre fuori, percorrere ogni strada, gridare e urlare contro l'ingiustizia di tutto ciò. Ma sapeva che sarebbe stato inutile. Doveva solo restarsene seduta lì ad aspettare.

Improvvisamente, ci fu un rumore alla porta. I tre saltarono in piedi e guardarono, speranzosi. Caitlin corse alla porta, pregando di vedere il volto familiare della figlia adolescente.

Ma il cuore sprofondò nel vedere che era soltanto Caleb. Ritornato a casa—e con un'espressione cupa dipinta sul volto. Vederlo in quelle condizioni fece sprofondare ancora di più il suo cuore. Chiaramente la sua ricerca non aveva avuto successo.

Lei sapeva che era inutile, ma lo chiese comunque: “Niente?”

Caleb guardò verso il pavimento mentre scuoteva la testa. Sembrava un uomo distrutto.

Sam e Polly si scambiarono uno sguardo, poi si avvicinarono a Caitlin e l'abbracciarono uno alla volta.

“Tornerò domani mattina presto,” Polly disse. “Chiamami se senti qualcosa. Anche nel bel mezzo della notte. Promesso?”

Caitlin annuì, troppo sconvolta persino per parlare. Sentì che Polly l'abbracciava, e la ricambiò, poi abbracciò suo fratello minore.

“Ti voglio bene, sorella,” lui disse oltre la spalla di lei. “Aspetta qui. Lei starà bene.”

Caitlin si asciugò le lacrime e osservò Sam e Polly uscire fuori dalla porta.

Adesso, erano rimasti soltanto lei e Caleb. In genere, sarebbe stata elettrizzata al restare sola con lui — ma dopo il loro litigio, era nervosa. Caleb, lei vide, era perso nel suo mondo di tristezza e rimorso; lei sentiva anche che era ancora furioso con lei, per aver riferito le sue teorie alla polizia.

Era fin troppo da sopportare per Caitlin. Si rese conto di aver riposto la sua speranza nel ritorno di Caleb, nell'illusione che lui entrasse in casa e annunciasse qualcosa, una buona notizia. Ma vederlo ritornare in quello stato, con nulla, nulla di nulla, spense quella sensazione positiva che albergava dentro di lei. Nessuno sapeva dove fosse sua figlia. Era trascorsa la mezzanotte, e lei non era tornata a casa. Sapeva che questo era un cattivo segno. Non voleva nemmeno riflettere sulle varie possibilità, ma sapeva che era davvero molto negativo.

“Vado a letto,” Caleb annunciò, voltandosi e iniziando a salirelungo le scale.

Caleb le augurava sempre la buonanotte, le chiedeva sempre di andare a dormire con lui. In effetti, Caitlin non riuscì a ricordare una notte in cui non fossero andati a dormire insieme.

Adesso, lui non aveva neppure chiesto.

Caitlin tornò alla sua sedia in soggiorno, e vi si sedette sopra, ascoltando gli stivali del marito salire lungo le scale, sentendo la porta della loro camera da letto chiudersi dietro di lui. Fu il suono che più di tutto esprimeva solitudine: non aveva mai vissuto qualcosa di simile.

Lei scoppiò in lacrime, e pianse talmente tanto da non saper dire per quanto tempo. Infine si raggomitolò, piangendo sul cuscino. Ricordò vagamente Ruth venire verso di lei, provando a leccarle il viso; ma fu tutto davvero annebbiato, perché presto, con il corpo scosso dal singhiozzare, cadde in un sonno profondo e irregolare.

CAPITOLO TRE

Caitlin sentì qualcosa di freddo e bagnato sul viso, e lentamente aprì gli occhi. Disorientata, guardava il suo soggiorno, di traverso; si rese conto di essersi addormentata sulla sedia. La stanza era buia, e dalla luce fioca che proveniva dalle tende, realizzò che il giorno stava cominciando a nascere. Il suono della pioggia scrosciante batteva contro il vetro della finestra.

Caitlin sentì guaire, e sentì qualcosa di bagnato sul suo viso ancora una volta, e vide che si trattava di Ruth, sopra di lei, che la leccava e guaiva istericamente. La stava sollecitando con il freddo muso bagnato, e non aveva intenzione di smettere.

Finalmente, Caitlin si tirò su, realizzando che c'era qualcosa che non andava. Ruth non smetteva di guaire, più forte, sempre più forte per poi cominciare ad abbaiare — non l'aveva mai vista agire in quel modo.

“Che cosa c'è, Ruth?” Caitlin chiese.

Ruth abbaiò di nuovo, poi si voltò e corse fuori dalla stanza, dirigendosi verso la porta d'entrata. Caitlin guardò in basso, e nella luce fioca scorse una serie di impronte infangate su tutto il tappeto. Ruth doveva essere stata fuori, Caitlin realizzò. La porta d'entrata doveva essere aperta.

Caitlin saltò in piedi, rendendosi conto che Ruth stava provando a dirle qualcosa, conducendola da qualche parte.

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