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Morgan Rice: Eroina, Traditrice, Figlia

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Morgan Rice Eroina, Traditrice, Figlia

Eroina, Traditrice, Figlia: краткое содержание, описание и аннотация

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Morgan Rice è tornata con quella che promette essere un’altra brillante serie, immergendoci in un fantasy di valore, onore, coraggio, magia e fede nel proprio destino. Morgan è risuscita un’altra volta a creare un forte gruppo di personaggi che ci fanno tifare per loro pagina dopo pagina… Consigliato per la collezione di tutti i lettori che amano i fantasy ben scritti. Books and Movie Reviews, Roberto Mattos (approposito di L’Ascesa dei Draghi) EROINA, TRADITRICE, FIGLIA è il libro numero #6 della serie epic fantasy campione d’incassi di Morgan Rice DI CORONE E DI GLORIA, che inizia con SCHIAVA, GUERRIERA, REGINA (Libro #1) . La sedicenne Ceres, una bellissima e povera ragazza della città imperiale di Delo, si sveglia trovandosi priva di poteri. Avvelenata dalla fiala dello stregone, tenuta prigioniera da Stefania, la vita di Ceres finisce in basso mentre fanno di lei un crudele intrattenimento. E lei è incapace di fare qualsiasi cosa per impedirlo. Tano, dopo aver ucciso suo fratello Lucio, si imbarca per Delo per salvare Ceres e la sua patria. Ma la flotta di Cadipolvere è già salpata e con il potere del mondo che incombe su di essa, potrebbe essere troppo tardi per salvare tutto ciò che gli sta a cuore. Si prospetta una battaglia epica, una battaglia che potrebbe determinare il fato di Delo per sempre. EROINA, TRADITRICE, FIGLIA narra un racconto epico di amore tragico, vendetta, tradimento, ambizione e destino. Pieno di personaggi indimenticabili e azione mozzafiato, ci trasporta in un mondo che non dimenticheremo mai, facendoci ripetutamente innamorare del mondo fantasy. Un fantasy pieno zeppo d’azione che di sicuro i precedenti fan di Morgan Rice apprezzeranno, insieme agli amanti di opere come Il Ciclo dell’Eredità di Christopher Paolini… Coloro che adorano leggere romanzi fantasy per ragazzi divoreranno quest’ultima opera di Morgan Rice e ne chiederanno ancora. The Wanderer, A Literary Journal (riguardo a L’Ascesa dei Draghi) Il libro numero #7 in DI CORONE E DI GLORIA sarà presto pubblicato!

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L’altro uomo gli rise in faccia. “Pare che tu abbia esaurito la tua fortuna. Senti, pensavi di potertene stare a bighellonare andando a salutare la tua puttana preferita? Sprechi tempo, sprechi l’occasione.”

“Dannazione” disse Tano cercando di stare alla sua parte. “Non possono essere partite tutte. E altre navi?”

Questo trasse dall’uomo un’altra risata. “Puoi chiedere se vuoi, ma se pensi che ci siano ciurme non ancora al completo, allora non sei stato particolarmente attento. In occasioni come questa tutti vogliono un posto. Metà di loro sono a malapena in grado di combattere. Ma ti dirò una cosa, forse posso trovarti un posto in uno degli equipaggi del Vecchio Barba Biforcuta. La Terza Pietra sta facendo con calma. Ti chiederò solo la metà di quello che ci guadagni.”

“Potrebbe essere, se non trovo i tipi con cui dovrei andare,” disse Tano. Ogni secondo che passava lì era un secondo in cui non stava navigando verso Delo con l’unica ciurma lì che non avrebbe cercato di ucciderlo nel momento in cui avessero scoperto chi era.

Vide l’altro uomo scrollare le spalle. “Non otterrai offerte migliori così tardi.”

“Vedremo,” disse Tano, e partì in mezzo alle barche.

Da fuori doveva dare l’impressione di essere alla ricerca di una delle rare barche della flotta di cui aveva parlato l’uomo, anche se Tano sperava di non trovarne una. L’ultima cosa che voleva era trovarsi messo al servizio dell’esercito navale di Cadipolvere.

Ad ogni modo se fosse stato necessario l’avrebbe fatto. Se significava tornare da Ceres, se significava essere capace di aiutarla, avrebbe rischiato. Avrebbe fatto la parte di uno dei guerrieri di Cadipolvere, desideroso di raggiungerli. Se ci fosse stata lì la flotta principale, magari l’avrebbe anche designata come sua prima scelta, cercando di avvicinarsi alla Prima Pietra il più possibile per poterlo uccidere.

Ora però si era portato su questa seconda flotta, e non sarebbe arrivato che troppo tardi. Di certo non sarebbe stato in grado di dare il suo aiuto. Quindi camminò sulle passerelle tra le tante navi, osservando i guerrieri che portavano barili d’acqua fresca e casse di cibo. Tano spaccò con la spada almeno tre botti, ma nessun sabotaggio avrebbe fermato un flotta come quella.

Continuò invece a guardare. Vide uomini e donne che affilavano armi e incatenavano schiavi ai remi. Vide sacerdoti ricoperti di polvere che intonavano preghiere di buon auspicio, sacrificando animali e trasformando così la polvere ai loro piedi in fango intriso di sangue. Vide due gruppi di soldati con diverse bandiere che discutevano su quale di loro sarebbe arrivato prima al pontile.

Tano vide un sacco di cose che lo fecero arrabbiare, e molte altre che gli fecero provare paura per Delo. C’era solo una cosa che non riuscì a trovare nella confusione del pontile, ed era quella per cui era andato lì. C’erano centinaia di barche, di ogni forma, misura e modello. C’erano barche piene fino all’orlo di guerrieri dall’aspetto duro, e barche che sembravano più piccole di battelli da tempo libero, pronte per portare la gente a vedere l’invasione come anche a parteciparvi.

Ciò che non riusciva a vedere era la barca che l’aveva portato lì. Doveva tornare da Ceres, e in quel momento non aveva proprio idea di come l’avrebbe fatto.

CAPITOLO QUATTRO

Stefania corse attraverso il castello, spinta dal suono dei corni di guerra, come un cervo maschio che sfugge alla battuta di caccia. Se non riusciva a uscire adesso, non ci sarebbe stata altra fuga. Aveva fatto abbastanza per quanto riguardava Ceres.

“Lasciamo che sia Cadipolvere a finirla,” disse.

Ripercorse i suoi passi attraverso il castello, fino al punto dove ci si collegava alle gallerie sotto alla città. Sperava che Elethe avesse tenuto aperta la sua via di fuga come lei le aveva ordinato. Ora era il momento di fuggire. Se fossero state prese dalla ribellione, non sarebbe stata una buona cosa, ma essere catturate nel mezzo di una battaglia tra le Cinque Pietre di Cadipolvere sarebbe stato anche peggio.

Eccetto per…

Stefania si fermò, guardando fuori da una finestra da cui si vedeva il porto. Vide il cielo annerito da proiettili infuocati e navi incendiate mentre un nastro nero di vascelli invasori si faceva sempre più vicino. Stefania corse a un punto da dove poteva vedere oltre le mura, e vide che anche da quella parte c’erano dei fuochi.

Da qualsiasi parte fosse scappata adesso, sembrava che ci fossero nemici. Non poteva semplicemente scivolare fuori via mare, come era arrivata a Delo. Non poteva neanche rischiare di andare in aperta campagna, perché se fosse stata lei a guidare l’invasione, ci sarebbero stati dei gruppi di saccheggio da quella parte a spingere la gente verso la città. Non poteva neanche rischiare di girare apertamente per Delo, perché le forze della ribellione avrebbero tentato di catturarla.

Però dov’erano quei soldati? Stefania era passata vicino ad alcune guardie strada facendo, il suo travestimento più che sufficiente per lasciarla passare inosservata. Ma non ne aveva trovate molte. Il castello dava la sensazione di una nave fantasma, abbandonata di fronte a problemi più urgenti. Osservando, Stefania poté vedere i ribelli che si spostavano tra le strade con le armature luccicanti e armi varie. C’erano sicuramente dei buoni numeri, ma quanti erano, e dove?

L’idea le venne in mente lentamente, più come una possibilità che una realtà. Ma più ci pensava e più le appariva come l’opzione migliore. Non era tipa da tuffarsi nelle cose senza pensare. Nella cerchia della nobiltà, quello era un modo per mettersi alla mercé del potere di qualcun altro, o di trovarsi escluso, o peggio ancora.

C’erano però delle volte in cui un’azione decisiva era la risposta giusta. Quando c’era un bottino da arraffare, stare indietro poteva fartelo sfuggire di certo quanto l’eccessiva ingordigia.

Stefania si fece strada verso Elethe, che stava guardando dalle gallerie alla città come se si aspettasse che orde di nemici arrivassero in ogni istante.

“È ora di andarsene, mia signora?” disse Elethe. “Ceres è morta?”

Stefania scosse la testa. “C’è stato un cambio di piano. Vieni con me.”

La sua damigella non esitò minimamente. Seguì Stefania nonostante le preoccupazioni che dovevano di certo assillarla.

“Dove stiamo andando?” chiese Elethe.

Stefania sorrise. “Nelle prigioni. Ho deciso che mi devi cedere alla ribellione.”

Questo ottenne uno sguardo scioccato da parte della ragazza, anche se non era nulla a confronto della sua sorpresa quando Stefania le ebbe spiegato il resto del piano.

“Sei pronta?” chiese Stefania quando furono più vicine alla prigione.

“Sì, mia signora,” disse Elethe.

Stefania si mise le mani dietro alla schiena come se fossero legate, poi avanzò con quella che sperò assomigliasse a una decisa espressione di paura. Elethe stava facendo un ottimo lavoro mostrandosi come una ribelle con un nemico appena catturato.

C’erano un paio di guardie vicino alla porta principale, dietro a un tavolo con delle carte disposte, mostrando come stessero passando il tempo. Alcune cose non cambiavano mai, nonostante chi c’era in carica.

Sollevarono lo sguardo quando Stefania si avvicinò, e Stefania fu piuttosto divertita dalla sorpresa che gli vide in volto.

“Quella è… hai catturato Stefania?” chiese uno degli uomini.

“Come hai fatto?” chiese l’altro. “Dove l’hai trovata?”

Stefania udì l’incredulità, ma anche il senso di non sapere cosa fare adesso.

“Stava sgattaiolando via dalla stanza di Ceres,” rispose Elethe senza esitazioni. La sua damigella era una buona bugiarda. “Potete… devo dirlo a qualcuno, ma non sono sicura a chi.”

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