Morgan Rice - Giostra Di Cavalieri

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L’ANELLO DELLO STREGONE ha tutti gli ingredienti per un successo immediato: intrighi, complotti, mistero, cavalieri valorosi, storie d’amore che fioriscono e cuori spezzati, inganno e tradimento. Una storia che vi terrà incollati al libro per ore e sarà in grado di riscuotere l’interesse di persone di ogni età. Non può mancare sugli scaffali dei lettori di fantasy. Books and Movie Reviews, Roberto Mattos fantasy epico capace di intrattenere. – Kirkus Reviews (parlando di Un’Impresa da Eroi) Ci sono qui le premesse di qualcosa di notevole. – San Francisco Book Review (parlando di Un’Impresa da Eroi) GIOSTRA DI CAVALIERI è il libro #16 nella serie campione d’incassi L’ANELLO DELLO STREGONE, che inizia con UN’IMPRESA DA EROI (libro #1) – scaricabile gratuitamente e con oltre 500 recensioni a 5 stelle su Amazon! In GIOSTRA DI CAVALIERI, Thorgrin e suoi fratelli seguono le trace di Guwayne in mare, seguendolo fino all’Isola della Luce. Ma quando raggiungono l’isola devastata e il morente Ragon, sembra essere ormai troppo tardi. Dario si ritrova ad essere riportato nella capitale dell’Impero, nella più grande arena. Viene allenato da un uomo misterioso che è determinato a fare di lui un guerriero e ad aiutarlo a sopravvivere all’impossibile. Ma l’arena della capitale è qualcosa che Dario non ha mai visto in vita sua e i suoi formidabili avversari potrebbero essere anche troppo forti per lui. Gwendolyn viene trascinata nel cuore delle dinamiche familiari della corte reale della Dorsale mentre il re e la regina le chiedono un favore. Nel corso di un’impresa verso segreti ultraterreni che potrebbero cambiare il futuro della Dorsale e salvare Thorgrin e Guwayne, Gwen è scioccata da ciò che scopre man mano che scava sempre più a fondo. Il legame tra Erec ed Alistair si fa sempre più forte mentre navigano risalendo il fiume e addentrandosi sempre più nell’Impero, determinati a trovare Volusia e a salvare Gwendolyn, mentre Godfrey e la sua ciurma scatenano il caos contro Volusia, determinati a vendicare i propri compagni. La stessa Volusia impara cosa significhi governare l’Impero e trova la propria precaria capitale attaccata su ogni fronte. Con la sua sofisticata struttura e caratterizzazione, GIOSTRA DI CAVALIERI è un racconto epico di amicizia e amore, di rivali e seguaci, di cavalieri e draghi, di intrighi e macchinazioni politiche, di maturazione, di cuori spezzati, di inganno, ambizione e tradimento. È un racconto di onore e coraggio, di fato e destino, di stregoneria. È un fantasy capace di portarci in un mondo che non dimenticheremo mai, in grado di affascinare persone di ogni sesso ed età. Un fantasy strepitoso … Solo l’inizio di quello che promette di essere una serie per ragazzi veramente epica.   – Midwest Book Review (parlando di Un’Impresa da Eroi) Una lettura veloce e facile…dovrai per forza leggere quello che segue e non sarai più capace di smettere. – FantasyOnline. net (parlando di Un’Impresa da Eroi) Pieno zeppo d’azione … Lo stile della Rice è solido e le premesse sono intriganti. – Publishers Weekly (parlando di Un’Impresa da Eroi)

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Erec aveva guidato i suoi uomini fuori tiro giusto in tempo: le frecce atterrarono tutte sulla nave abbandonata cadendo qualche metro prima della flotta di Erec. Non fecero che incendiare il relitto creando un ulteriore ostacolo tra loro e l’Impero: ora il fiume era diventato impossibile da attraversare.

“Avanti a piene vele!” gridò Erec.

La sua flotta continuò a navigare a tutta velocità, prendendo il vento e allontanandosi dalla loro barricata. Proseguivano verso nord, ora salvi e fuori dalla portata delle frecce dell’Impero. Sopraggiunse un’altra raffica di frecce che questa volta atterrarono in acqua sibilando tutt’attorno alla nave mentre si immergevano.

Mentre continuavano a navigare Erec stava a prua e guardava con soddisfazione la flotta dell’Impero che si fermava davanti alla nave in fiamme. Una delle navi nemiche tentò temerariamente di andarvi a sbattere contro, ma i suoi sforzi non valsero che a ritrovarsi incendiata a sua volta. Centinaia di soldati dell’Impero gridarono, avvolti dalle fiamme, e saltarono fuori bordo mentre la loro nave infuocata creava una barriera ancora più insormontabile. Guardando la situazione Erec si figurò che l’Impero non sarebbe stato capace di passare oltre per diversi giorni.

Sentì una mano forte che gli stringeva la spalla e voltandosi vide Strom al suo fianco, sorridente.

“Una della tue strategie più ispirate,” disse.

Erec gli sorrise.

“Ben fatto,” rispose.

Erec si voltò e guardò il fiume davanti a sé, le acque che serpeggiavano in ogni direzione. Questo non gli diede conforto: avevano vinto quella battaglia, ma chissà quali altri ostacoli si trovavano innanzi?

CAPITOLO CINQUE

Volusia, con indosso i suoi paramenti dorati, si trovava in cima alla pedana e guardava i cento gradini d’oro che aveva fatto erigere come inno a se stessa. Allungò le braccia in fuori e si godette quel momento. A perdita d’occhio poteva vedere le strade della città gremite di gente, cittadini dell’Impero, i suoi soldati, tutti i suoi nuovi fedeli inchinati davanti a lei, con le teste che toccavano terra alla luce del primo sole. Cantavano tutti insieme, un suono leggero e continuo, partecipando al servizio mattutino che lei aveva creato come i suoi ministri e comandanti avevano loro insegnato: adorarla o affrontare la morte. Sapeva che ora la veneravano perché dovevano, ma molto presto lo avrebbero fatto perché ci avrebbero creduto.

“Volusia, Volusia, Volusia,” cantavano. “Dea del sole e dea delle stelle. Madre degli oceani e messaggera del sole.”

Volusia ammirava la sua nuova città. Erette ovunque si trovavano le statue d’oro che la rappresentavano come lei aveva ordinato di fare. In ogni angolo della capitale c’era una sua statua di oro splendente; ovunque si guardasse non si poteva che vederla e venerarla.

Finalmente era soddisfatta. Finalmente era la dea che sapeva sarebbe diventata.

Il canto riempiva l’aria come anche l’incenso che veniva bruciato su ogni altare. Uomini, donne e bambini riempivano le strade, spalla a spalla, inchinandosi, e lei sentiva di meritarselo. Era stato una marcia lunga e dura arrivare fino a lì, ma aveva fatto tutta la strada fino alla capitale, era riuscita a conquistarla, a distruggere gli eserciti dell’Impero che le si erano opposti. Ora finalmente la capitale era sua.

L’Impero era suo.

Ovviamente i suoi consiglieri la pensavano diversamente, ma a Volusia non interessava poi tanto cosa pensassero. Sapeva di essere invincibile, in qualche posto tra cielo e terra, e nessun potere di questo mondo poteva distruggerla. Non solo non si ritirava per la paura, ma piuttosto sapeva che questo era solo l’inizio. Voleva ancora più potere. Aveva in programma di visitare ogni Corno e Punta dell’Impero e distruggere tutti coloro che si fossero opposti a lei e che non avessero accettato il suo potere unilaterale. Avrebbe messo insieme un esercito sempre più grande fino a che ogni angolo dell’Impero fosse stato sottomesso a lei.

Pronta ad iniziare la giornata, Volusia scese lentamente dalla pedana, facendo un gradino dorato alla volta. Allungò le mani e mentre tutti le correvano incontro li toccò con i palmi. Erano una moltitudine di fedeli che la abbracciavano e lei era una dea tra loro. Alcuni, piangendo, si buttarono a terra mentre lei avanzava formando un ponte umano, felici che lei gli camminasse sopra.

Alla fine aveva ottenuto il suo gregge. Ora era il momento di andare in guerra.

*

Volusia si trovava in cima ai bastioni che circondavano la capitale dell’Impero e scrutava il cielo sul deserto con un crescente senso di fatalità. Non si vedevano altro che cadaveri decapitati, tutti gli uomini che aveva ucciso, e un nugolo di avvoltoi che volavano e scendevano a piluccare le loro carni. Fuori dalle mura c’era una leggera brezza e lei poteva sentire già il puzzo di carne rancida portato dal vento. Sorrise di fronte a quella carneficina. Quegli uomini avevano osato opporsi a lei e ne avevano pagato il prezzo.

“Non dovremmo bruciare i morti, mia dea?” chiese una voce.

Volusia si voltò e vide il comandante delle sue forze armate, Rory, un umano alto e robusto, con bei lineamenti e un aspetto decisamente gradevole. Lo aveva scelto, lo aveva elevato al di sopra degli altri generali, perché era un piacere per gli occhi, ma anche perché era un comandante brillante e gli piaceva vincere a ogni costo, proprio come lei.

“No,” rispose senza guardarlo. “Voglio che marciscano sotto al sole e che gli animali si rimpinzino delle loro carni. Voglio che tutti sappiano ciò che succede a quelli che si oppongono alla dea Volusia.”

Lui guardò davanti a sé indietreggiando.

“Come desideri, mia dea,” le rispose.

Volusia scrutò l’orizzonte e in quel momento il suo stregone, Koolian, con indosso la sua tunica nera con il cappuccio, gli occhi luccicanti e verdi e il volto segnato dalle rughe – la creatura che l’aveva aiutata a perpetrare l’assassinio di sua madre e uno dei pochi membri della sua cerchia di cui ancora si fidava – si fece avanti avvicinandosi e osservando la scena insieme a lei.

“Sai che sono là fuori,” le ricordò. “Che stanno venendo da te. Li sento anche adesso.”

Lei lo ignorò guardando dritto davanti a sé.

“Come anche io,” disse alla fine.”

“I Cavalieri del Sette sono molto potenti, mia dea,” le disse Koolian. “Viaggiano con un esercito di stregoni, un esercito che neanche tu puoi sconfiggere.”

“E non dimenticare gli uomini di Romolo,” aggiunse Rory. “I rapporti dicono che sono vicini alle nostre coste già adesso nel loro viaggio di ritorno dall’Anello.”

Volusia continuò a guardare avanti e un lungo silenzio rimase sospeso nell’aria, spezzato da nient’altro che l’ululare del vento.

Infine Rory disse: “Sai che non possiamo tenere questo posto. Restare qui significherebbe la morte per tutti noi. Cosa ordini di fare, mia dea? Fuggiamo dalla capitale? Ci arrendiamo?”

Alla fine Volusia si voltò verso di lui e sorrise.

“Festeggeremo,” disse.

“Festeggeremo?” chiese lui scioccato.

“Sì, festeggeremo,” disse. “Fino alla fine. Rinforzate i cancelli della nostra città e aprite la grande arena. Dichiaro cento giorni di feste e giochi. Può anche darsi che moriremo,” concluse con un sorriso, “ma lo faremo sorridendo.”

CAPITOLO SEI

Godfrey correva attraverso le strade di Volusia per raggiungere velocemente i cancelli della città prima che fosse troppo tardi. Era abbastanza felice del suo successo nel sabotare l’arena riuscendo ad avvelenare l’elefante e trovare Dray liberandolo nell’arena proprio quando Dario ne aveva più bisogno. Grazie al suo aiuto e con l’aiuto della donna finiana, Silis, Dario aveva vinto. Aveva salvato la vita del suo amico, il che lo sollevava un poco dalla colpa dell’imboscata a Volusia. Ovviamente il ruolo di Godfrey era nell’ombra, dove gli riusciva meglio, e Dario non avrebbe comunque mai potuto vincere senza il proprio coraggio e la bravura nel combattere. Eppure Godfrey aveva giocato un ruolo abbastanza decisivo, seppur piccolo.

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