All’improvviso, Mackenzie fu invasa da un’ondata di determinazione. Aveva sempre avuto la passione per raddrizzare i torti – per consegnare assassini e uomini e donne malvagi alla giustizia. Che fossero gli ormoni oppure no, si ripromise che avrebbe trovato l’assassino di Christine Lynch, se non altro almeno per offrire un senso di chiusura a Margaret Lynch.
Il primo nome sulla lista di amici fornita da Clark Manners era un certo Marcus Early. Quando provarono a contattarlo, partì la segreteria telefonica. Allora tentarono con il secondo nome sulla lista, Bethany Diaggo, e la ragazza accettò di incontrarli subito.
La raggiunsero sul suo luogo di lavoro, uno studio legale dove stava praticando il tirocinio come previsto dal suo piano di studi alla Queen Nash. Poiché l’ora di pranzo era vicina, Bethany semplicemente uscì mezz’ora prima e si incontrò con loro in una delle piccole sale riunioni sul retro dell’edificio.
“Ci è stato riferito che la notte in cui Christine è stata uccisa si trovava all’appartamento di Clark Manners.” esordì Mackenzie. “Cosa ci può raccontare di quella sera?”
“Ci eravamo trovati solo per divertirci un po’. Abbiamo bevuto, forse un po’ troppo, abbiamo giocato a carte, guardato le repliche di The Office e basta, direi.”
“Perciò non ci sono stati litigi?” volle sapere Mackenzie.
“No. Però ho notato che Christine aveva iniziato ad arrabbiarsi con Clark. A volte, quando beve tende a esagerare. Christine non ha detto niente quella sera, ma si capiva che si stava irritando.”
“Sa se questo ha mai causato problemi tra loro in passato?”
“Non che io sappia. Credo che Christine semplicemente se ne fosse fatta una ragione. Sono abbastanza sicura che pensasse che la loro storia non sarebbe durata per sempre.”
“Bethany, conosce una ragazza che si chiama Jo Haley? Ha più o meno la sua età, e anche lei era una studentessa alla Queen Nash.”
“Sì. Non la conoscevo bene come Christine, ma eravamo in rapporti amichevoli. Era raro che uscissimo insieme, però se ci incontravamo in un locale, di solito finivamo per sedere allo stesso tavolo per chiacchierare.”
“Deduco che sappia che anche lei è stata uccisa qualche giorno fa, giusto?” intervenne Ellington.
“Sì. Per una specie di crudele ironia della sorte, è stata proprio Christine a darmi la notizia.”
“Sa come l’aveva imparato?” chiese Mackenzie.
“Non ne ho idea. Credo che avessero alcune lezioni in comune. Oh, e avevano anche lo stesso consulente accademico.”
“Consulente accademico?” ripeté Ellington. “È un altro modo per dire referente scolastico?”
“Più o meno” disse Bethany.
“Ed è sicura che Jo e Christine avessero lo stesso consulente?” chiese Mackenzie.
“Così sosteneva Christine. Me l’ha detto quando mi ha riferito che Jo era stata uccisa. Ha detto che il fatto era fin troppo vicino a lei.” Bethany si interruppe, forse intuendo per la prima volta l’inquietante senso premonitore di quel commento.
“Per caso ha il nome di questo consulente?” chiese Mackenzie.
Bethany ci pensò un momento, poi scosse la testa. “No, mi dispiace. Me l’ha anche detto quando mi ha raccontato di Jo, ma non me lo ricordo.”
Non è un problema, pensò Mackenzie. Basterà una telefonata all’università per scoprire questa informazione.
“C’è altro che ci possa dire su Jo o su Christine?” proseguì Mackenzie. “Qualunque dettaglio che possa aver dato a qualcuno il pretesto per volerle morte?”
“No, nessuno. Tutto questo non ha senso. Christine era molto concentrata sugli studi e si teneva lontana dai guai. Pensava solo alla scuola e ad iniziare subito una carriera lavorativa. Jo invece non la conoscevo abbastanza da poter dire qualcosa in merito.”
“Ho capito, grazie per il suo tempo” disse Mackenzie.
Mentre uscivano dall’ufficio e Bethany si preparava ad andarsene, Mackenzie tentò di immaginare le due ragazze uccise nella stessa aula, oppure incrociarsi nei corridoi dell’università. Magari si vedevano mentre una usciva dall’ufficio del consulente scolastico mentre l’altra entrava. Quell’idea era un po’ inquietante, ma Mackenzie sapeva fin troppo bene che cose del genere accadevano spesso quando c’era più di una vittima.
“Gli uffici universitari sono ancora chiusi per ferie” le fece notare Ellington mentre risalivano in auto. “Sicuramente riapriranno domani.”
“Sì, ma immagino anche che sul sito dell’università ci sia l’elenco del personale. A giudicare dai libri a casa di Christine, credo si possa presumere che il suo indirizzo di studi sia Scienze Politiche. Questo restringe il campo di ricerca.”
Prima ancora che Ellington avesse il tempo di dirle che era un’ottima idea, Mackenzie aveva già il cellulare in mano. Aprì il browser e andò al sito dell’università. Riuscì a trovare la sezione dei docenti, ma come immaginava i nomi non erano corredati di numeri di telefono personali; gli unici contatti rimandavano agli uffici dei referenti. Tuttavia, individuò i due consulenti che erano assegnati nello specifico al dipartimento di Scienze Politiche e lasciò un messaggio ciascuno, chiedendo di essere ricontattata non appena avessero sentito il messaggio.
Una volta fatto ciò, aprì la rubrica dei suoi contatti.
“E adesso che fai?” chiese Ellington.
“Ce ne sono solo due di consulenti. Vale la pena provare a ottenere qualche informazione sul loro passato, per vedere se c’è qualche segnale di pericolo.”
Ellington annuì, sorridendo al suo modo rapido di ragionare. Rimase in ascolto mentre lei faceva la telefonata. Mackenzie poteva sentire il suo sguardo posarsi su di sé di tanto in tanto, quasi con fare protettivo.
“Come ti senti?” le domandò poi.
Sapeva quello che intendeva, che non c’entrava con il caso ma stava chiedendo del bambino. Si strinse nelle spalle, non vedendo che senso avesse mentirgli. “Tutti i libri dicono che presto le nausee dovrebbero finire, ma io non ci credo. Anche oggi ho avuto un paio di episodi e, a dirla tutta, sono davvero stanca.”
“Allora forse dovresti tornare a casa” suggerì lui. “Detesto sembrare il marito autoritario, ma... ecco, preferirei evitare che tu o il bambino vi facciate male.”
“Lo so. Ma qui si tratta di una serie di omicidi in un campus universitario. Dubito che la situazione possa farsi pericolosa. Probabilmente è solo un ragazzo col testosterone alle stelle che riesce a spassarsela solo uccidendo le ragazze.”
“D’accordo, hai ragione” concesse Ellington. “Ma prometti di essere sincera con me e dirmi se inizi a sentirti debole o strana?”
“Te lo prometto.”
Ellington la guardò con sospetto ma allo stesso tempo con aria scherzosa, come se non fosse sicuro di potersi fidare di lei. Poi le prese la mano mentre guidava verso il centro della città per trovare un hotel per la notte.
***
Avevano a malapena avuto il tempo di sistemarsi nella stanza che il cellulare di Mackenzie squillò. Nonostante non conoscesse il numero, rispose subito. Nella sua mente aveva viva la richiesta di McGrath di fare presto, e le pareva di sentire l’orologio ticchettare. Aveva la sensazione che, se il caso non fosse stato risolto entro la ripresa delle lezioni la settimana successiva – anzi, mancavano cinque giorni – sarebbe stato molto più difficile portare avanti le indagini con il campus invaso di studenti.
“Pronto, qui agente White” disse al telefono.
“Agente White, sono Charles McMahon, consulente accademico alla Queen Nash University. Ho sentito il suo messaggio, così l’ho richiamata.”
“Ottimo, grazie per la celerità. Si trova all’università in questo momento?”
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