L’uomo le tenne uno specchio davanti al volto e disse …
“Ora è tutto pronto. Guarda!”
Vide che l’uomo le aveva dipinto tutto il viso con il trucco, così che anche lei apparisse come un clown.
Poi, mise una siringa davanti ai suoi occhi e Riley sapere bene che, se le fosse stato iniettato il suo mortale contenuto, sarebbe morta di assoluto terrore …
Riley spalancò gli occhi, scossa da un violento tremore.
Erano trascorsi soltanto un paio di mesi da quando era riuscita a sfuggire alla morte, per mano del noto “Killer Pagliaccio”, come era stato soprannominato, ed era ancora vittima di dolorosi flashback sulla sua disavventura.
Mentre provava a scuotersi di dosso quel ricordo, sentì qualcuno chiamare dal fondo delle scale che conducevano al corridoio del pianterreno, dell’edificio.
Ryan! E’ a casa!
Saltò giù dal divano e andò a controllare il forno, per assicurarsi che fosse impostato alla massima temperatura. Poi, spense le luci dell’appartamento, ed accese le candele che aveva disposto sul tavolo. Infine, si precipitò verso la porta, ed accolse Ryan al suo ingresso in casa.
Gli mise le braccia intorno al collo e lo baciò. Ma lui non ricambiò il bacio, e sentì il suo corpo afflosciarsi per lo sfinimento. Ryan dette un’occhiata all’interno dell’appartamento illuminato dalle candele e parlò d’impulso …
“Riley, che cosa diavolo sta succedendo?”
Riley si sentì morire ma rispose. “Sto preparando qualcosa di carino per cena.”
Ryan entrò, mise a terra la valigetta e crollò sul divano.
“Non è il caso” replicò. “E’ stata una giornata tremenda. E non ho molta fame.”
Riley sedette accanto a lui e gli massaggiò le spalle.
Poi spiegò: “Ma tutto è praticamente pronto. Non hai abbastanza fame per le costate di manzo?”
“Costate di manzo?” Ryan esclamò con sorpresa. “Possiamo permettercele?”
Soffocando un moto di irritazione, Riley non rispose. Era lei a gestire i pagamenti delle bollette, e sentiva di sapere piuttosto bene che cosa potessero permettersi oppure no.
Percependo con chiarezza lo sgomento di Riley, Ryan disse …
“Le costate vanno bene. Dammi qualche minuto per darmi una sciacquata.”
Ryan si alzò e si diresse in bagno. Riley si precipitò di nuovo in cucina, tolse le patate dal forno, scottò e grigliò le bistecche, così che fossero entrambe a media cottura.
Ryan sedette nel momento in cui lei metteva le pietanze in tavola. Lui, invece, versò del vino per entrambi.
“Grazie” Ryan disse, sorridendo debolmente. “Così va bene.”
Mentre tagliava la sua bistecca, aggiunse: “Temo di aver portato del lavoro a casa. Dovrò occuparmene dopo cena.”
Riley soffocò un sospiro di profonda delusione. Aveva sperato che la cena terminasse più romanticamente.
Lei e Ryan mangiarono in silenzio per qualche istante. Poi, Ryan cominciò a lamentarsi della sua giornata …
“Questo lavoro da praticante è praticamente pari al lavoro di uno schiavo. Dobbiamo svolgere tutte le mansioni più pesanti per i soci: facciamo ricerche, dobbiamo scrivere degli atti ed assicurarci che tutto sia pronto per il tribunale. E lavoriamo più ore dei soci finora. Sembra una sorta di umiliazione da fratellanza, tranne per il fatto che non smette mai.”
“Andrà meglio” Riley disse.
Poi, fece una risata forzata ed aggiunse …
“Un giorno, sarai socio anche tu. Ed avrai una squadra di praticanti, che andranno a casa e si lamenteranno di te.”
Ryan non rise, e Riley non poté certo biasimarlo. Sembrava una barzelletta mal riuscita, ora che l’aveva detta.
Ryan continuò a brontolare durante la cena, e Riley non sapeva se sentirsi più ferita o infuriata.
Non apprezzava lo sforzo che aveva fatto per rendere tutto il più perfetto possibile per quella serata?
E non comprendeva quali cambiamenti le loro vite stessero per affrontare?
Quando Ryan restò in silenzio per qualche istante, Riley disse …
“Sai, domani ci sarà un incontro all’edificio dell’FBI, per festeggiare la fine dell’internato. Potrai venire, non è vero?”
“Temo di no, Riley. Lavorerò per tutta la settimana.”
Riley quasi sussultò.
“Ma domani è domenica” replicò.
Ryan alzò le spalle, bofonchiando: “Sì, beh, è come ho detto…. lavoro da schiavi.”
Riley ribatté: “Ascolta, non ci vorrà tutto il giorno. Ci saranno un paio di discorsi, il vicedirettore e il supervisore del nostro addestramento vorranno dire qualche parola. E poi, ci sarà da mangiare e …”
Ryan la interruppe: “Riley, mi dispiace.”
“Ma partirò per Quantico domani, subito dopo. Porterò la mia valigia con me. Pensavo che mi accompagnassi alla stazione degli autobus.”
“Non posso” Ryan aggiunse un po’ bruscamente. “Dovrai arrivarci in qualche altro modo.”
Mangiarono in silenzio per qualche istante.
Riley faticava a comprendere che cosa stesse accadendo. Perché Ryan non poteva andare con lei l’indomani? Ci sarebbero volute soltanto un paio d’ore della sua giornata. Infine, un’intuizione si fece strada nella sua mente.
Osservò: “Disapprovi ancora la mia decisione di andare a Quantico.”
Ryan emise un lamento di fastidio.
“Riley, non ricominciamo” le rispose.
Riley sentì il viso arrossarsi per la rabbia.
Disse: “Beh, è ora o mai più, non è così?”
Ryan disse: “Hai preso la tua decisione. Pensavo che fosse una cosa chiarita.”
Ryan spalancò gli occhi.
“La mia decisione?” rispose. “Pensavo che fosse una nostra decisione.”
Ryan sospirò. “Non voglio discuterne” disse. “Finiamo solo di mangiare, Ok?”
Riley se ne restò seduta a fissarlo, mentre lui continuava il suo pasto.
Si ritrovò a chiedersi …
Ryan ha ragione?
Ho spinto entrambi in tutto questo?
Ripensò dunque alle loro conversazioni, provando a ricordare ed a rimettere insieme i pezzi. Ricordò quanto Ryan fosse stato orgoglioso di lei, quando aveva fermato il Killer Pagliaccio …
“Hai salvato almeno la vita di una donna. Risolvendo il caso, potresti aver salvato anche altre vite. E’ folle, penso che forse tu sia folle. Ma sei anche un’eroina.”
Allora, aveva pensato che fosse ciò che lui volesse, che lei seguisse una carriera nell’FBI, per continuare a fare l’eroina.
Ma, riflettendoci, Riley non riusciva a ricordare che lui avesse detto quelle parole precise. Ryan non le aveva mai detto …
“Voglio che tu vada all’accademia. Voglio che tu segua il tuo sogno.”
Riley fece dei respiri lunghi e profondi.
Dobbiamo discuterne con calma, pensò.
Infine, tentò …
“Ryan, che cosa vuoi? Intendo per noi due.”
Ryan inclinò il capo e la guardò.
“Vuoi davvero saperlo?” le chiese.
La gola di Riley si strinse improvvisamente.
“Voglio saperlo” rispose. “Dimmi che cosa vuoi.”
Uno sguardo addolorato attraversò il volto di Ryan. Riley ebbe paura di quello che il fidanzato avrebbe detto.
Furono solo poche, laconiche parole: “Voglio soltanto una famiglia.”
Poi, alzò le spalle e mangiò un altro boccone di bistecca.
Provando un barlume di sollievo, Riley disse: “La voglio anch’io.”
“Davvero?” Ryan chiese.
“Ma certo. Sai che è così.”
Ryan scosse il capo e disse: “Non sono sicuro che tu sappia cosa vuoi davvero.”
Per Riley fu come ricevere un pugno nello stomaco. Per un momento, semplicemente non seppe che cosa dire.
Poi, riprese: “Non pensi che io possa avere una carriera ed una famiglia?”
“Certo” fu la risposta del fidanzato. “Le donne lo fanno di questi tempi. Si chiama ‘avere tutto’, ho sentito dire. E’ dura ed occorrono organizzazione e sacrificio, ma si può fare. E mi piacerebbe tanto poterti aiutare a farlo. Ma …”
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