Poi, con sorpresa di Riley, la donna fece un paio di passi verso di loro. Il suo cuore le batteva forte in petto, quando sentì Orin ringhiare una sorta di inaudibile protesta. Riley non poteva vederlo, ma chiaramente non gli piaceva quello che stava accadendo.
Le sparerà? si chiese.
Ma la donna fece altri passi più esitanti, allontanandosi dal motel. Forse, Riley pensò, Orin ed Heidi avevano finalmente perso il loro gusto di uccidere. Ma Riley era ancora più incerta su ciò che stava accadendo. La coppia avrebbe davvero liberato l’ostaggio? E che cosa avrebbe fatto dopo? Che cosa poteva fare?
Potrebbero arrendersi, Riley pensò.
O potrebbero lottare.
Naturalmente, sarebbe stato un suicidio se lo avessero fatto. Riley aveva idea di cosa aspettarsi se avessero iniziato a sparare. La coppia non avrebbe avuto possibilità in una vera sparatoria, non contro una squadra del genere. Era improbabile che avesse una considerevole quantità di proiettili, e sicuramente sarebbero stati a corto di munizioni molto prima della squadra. La scelta estrema era arrendersi o morire.
La donna camminò silenziosamente lungo il marciapiede, poi superò il margine della strada, entrando nel parcheggio. Riley osservò Crivaro, interrogandosi su quali fossero le intenzioni del suo mentore. Sarebbe andato ad accogliere la donna, poi si sarebbe assicurato che si riparasse in un luogo sicuro? Al momento, non mostrava alcun segno di volersi spostare dalla propria posizione accovacciata dietro il SUV.
Improvvisamente, la donna accelerò in modo allarmante, avvicinandosi a Riley, apparentemente senza vederla.
In quel momento Riley riuscì a vedere il volto della donna. Non era affatto un ostaggio. Era Heidi Wright in persona e stava estraendo qualcosa dalla sua giacca.
Ha una pistola, Riley capì; sapeva che cosa doveva fare, ma, nonostante tutto, esitò.
La pistola della ragazza brillò, esplodendo colpi mal mirati contro le barriere che nascondevano poliziotti ed agenti. Poi, scorse Riley. Sorrise, con un sorriso stranamente innocente, mentre puntava l’arma contro la giovane agente.
Per quella che sembrò un’interminabile frazione di secondo, Riley fissò la canna della pistola. Poi, si accorse di aver già sollevato la propria e mirato perfettamente al centro del petto di Heidi.
Riley esplose un singolo colpo.
Heidi barcollò all’indietro, e la pistola le cadde dalle mani. Il suo sorriso sparì, sostituito da quella che apparve un’espressione di shock e sgomento. Infine, si accasciò al suolo.
Riley udì Orin gridare: “Heidi!”
Lei si voltò e vide diversi poliziotti precipitarsi verso la porta del motel. Con uno sguardo di stupito orrore, Orin emerse dalla stanza. Sollevò le mani in alto, mentre guardava verso il parcheggio, osservando la sua ragazza colpita. Restò immobile, completamente docile, mentre uno dei poliziotti lo ammanettava e gli leggeva i suoi diritti.
Avvolta in un profondo orrore, Riley si diresse verso il corpo della ragazza. Il sangue fuoriusciva dalla ferita al petto, macchiando lo strato di neve al suolo. Gli occhi di Heidi erano spalancati e la sua bocca si muoveva silenziosamente, mentre esalava gli ultimi respiri. Poi, restò completamente immobile. Lo sguardo, sul suo volto privo di vita, appariva indicibilmente triste.
Riley iniziò a tremare terribilmente, e la pistola quasi le cadde di mano. Improvvisamente, l’Agente Crivaro fu al suo fianco, e le sottrasse gentilmente l’arma.
In quel momento Riley si sentiva completamente insensibile.
Sentì se stessa dire: “Che cosa ho fatto?”
Crivaro le mise le braccia intorno alle spalle e disse: “Sei stata brava, Riley. Hai fatto quello che dovevi.”
Ma Riley riuscì solo a ripetere: “Che cosa ho fatto?”
“Coraggio, ti porto dove puoi sederti” Crivaro ribatté.
Riley riusciva a malapena a stare in piedi, mentre Crivaro la conduceva gentilmente verso un furgone della polizia. Poteva ancora sentire gli occhi della ragazza morta che la fissavano.
Ho ucciso qualcuno, pensò.
Non aveva mai ucciso qualcuno prima d’allora in vita sua.
E ora non aveva idea di come avrebbe fatto a conviverci.
Quando il fidanzato di Riley, Ryan Paige, provò a metterle le braccia intorno alle spalle, lei lo spinse via. Non era la prima volta, quella sera, che la ragazza si sottraeva istintivamente al suo tocco. Era sicura di aver ferito i suoi sentimenti, ma non riusciva a farne a meno.
Dopo la sparatoria a Jennings, Riley era tornata a Quantico con Jake e, poi, aveva preso l’auto per tornare a Washington D.C. In quel momento era seduta accanto a Ryan sul divano, nel loro piccolo appartamento nel sottoscala, ma le immagini nella sua mente ripercorrevano quello che era accaduto ore prima in quella lunga giornata.
Riley poteva ancora vedere gli occhi privi di vita di Heidi Wright che la fissavano nella neve, e non riusciva a scuotersi di dosso il senso di colpa. Sapeva che era irrazionale, ma sentiva di non meritare alcuna forma di affetto da parte di qualcuno al momento.
“Che cosa posso fare?” Ryan chiese.
“Niente” rispose. “Siediti solo qui con me.”
Restarono seduti in silenzio, e Riley fu grata della presenza di Ryan. Avevano avuto i loro scontri, durante gli ultimi mesi, ma, al momento, lui sembrava molto il ragazzo bello, sincero e premuroso di cui si era innamorata durante il suo ultimo semestre al college.
Intanto, la sua mente tornò di nuovo a quello che era accaduto da quando aveva sparato ad Heidi. Era stato tutto confuso, e durante il volo di ritorno a Quantico, l’Agente Crivaro aveva continuato a dirle che era in uno stato di shock.
Lo sono ancora, direi, pensò.
Aveva ancora tuti i sintomi fisici dello shock, incluse le mani fredde, appiccicaticce e sudate, ricorrenti vertigini e uno stato di confusione.
Quanto ci sarebbe voluto prima che quei sintomi sparissero?
In un tono monotono, che era sembrato strano persino a lei, adesso aveva appena raccontato a Ryan l’accaduto. Era stato tutto ciò che poteva fare per non riferire gli eventi in terza persona. Era difficile usare termini come “io” e “me” per descrivere le sue stesse azioni. Continuava a voler credere che l’intero episodio fosse accaduto a qualcun altro.
Quando ebbe terminato, Ryan disse in tono gentile: “C’è una cosa che ancora non capisco. Immagino che abbia senso che Heidi abbia finto di avere un ostaggio, almeno per alcuni istanti. È stato un bluff disperato. Ma perché è venuta fuori verso il parcheggio? Perché ha provato a…?”
La voce di Ryan scemò, ma Riley immaginò le parole che il ragazzo non era riuscito a pronunciare.
“Perché ha provato a ucciderti?”
Riley ricordò il momento in cui la ragazza era rimasta ferma sulla porta della stanza del motel, prima di fare quei passi fatali fino al parcheggio, e come avesse sentito le chiare proteste di Orin.
Lei disse a Ryan: “Orin non voleva che lei uscisse in quel modo. Ha provato a dissuaderla. Ma immagino che lei abbia pensato … si sia resa conto … che era finita. Voleva uscire …”
La sua stessa voce scemò, mentre uno stupido cliché si congelò sulle sue labbra.
“…in uno scintillio di gloria.”
Ryan scosse il capo.
“Non riesco ad immaginare come tu possa sentirti” le disse. “Ma, santo cielo, Riley, lei e il suo ragazzo hanno ucciso sei persone. Non puoi dire che non meritasse quello che le è successo.”
Quelle parole parvero a Riley uno schiaffo in pieno viso.
Meritasse.
Al momento, si sentiva dolorosamente immeritevole della considerazione o persino dell’affetto di Ryan. Non si era preoccupata di pensare che Heidi Wright meritasse ciò che Riley le aveva fatto.
Ryan ha ragione? pensò.
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