Juan Moisés De La Serna - La Spia

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Il silenzio aveva già preso possesso di ciascuna delle stanze della casa, tanto che a volte era difficile per me andare lì, dove così tante cose erano accadute in famiglia.
In un primo momento accendevo la televisione o la radio, per sentire una voce ovunque fossi in casa, e questo mi confortava, ma poi, sembrava così assurdo, ingannando me stesso! come se fossi con qualcuno, quando non c'era più nessuno.
Gioie, dolori e tristezza, sentite da ogni angolo di quella dimora, alla quale mia moglie si era sempre dedicata con tanta cura per mantenerla in ordine e pulita

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Ora sono parte del muro come se fossero una carta da parati, non mi fermo più a guardarle dal momento che per me sono estranei che un giorno hanno condiviso la mia vita ma che ora non sento neanche lontani, semplicemente non li sento.

Quando percorro il corridoio, a volte guardo le foto che sono appese, mostrano luoghi e persone totalmente sconosciuti, sono curioso di provare a indovinare chi sono o cosa fanno, ma no, non riesco a ricordare!

Una cameriera viene a casa di tanto in tanto per fare qualche pulizia, all’inizio mi chiedeva dei miei nipoti, e le mostravo le loro foto, ma ora non so nemmeno dove sono quelle foto, e non so più quanti nipoti ho.

Non ho quasi voglia di parlare perché non ho nulla da dire, i miei ricordi sono dolorosi, non perché non abbia vissuto a lungo e abbia molta esperienza, ma perché i ricordi più importanti per me sono quelli dei miei grandi amori e quelli, purtroppo, non sono più con me.

Ricordo come se fosse ieri, il mio primo amore, lavorava in un bar sulla strada vicino alla stazione di servizio appena fuori città.

Mi rifornivo sempre il minimo per far funzionare la macchina, così avrei dovuto tornare il giorno dopo di nuovo a fare benzina, e quindi avere una scusa per entrare in quel bar a fare colazione.

All’inizio non l’avevo notata, era una ragazza nuova in città, forse qualcuno di passaggio. Il suo bel sorriso e i capelli ricci neri mi avevano fatto impazzire. Non ero sicuro se mi avesse notato, abituata a tutti quelli che venivano a prendere qualcosa solo per farle dei complimenti, ma la mia insistenza mi aveva ripagato. Dopo essermi recato lì quotidianamente per qualche mese, un giorno mi disse:

– Va bene! Dimmi la verità, che cosa vuoi?

– Dunque, oggi mi piacerebbe lo speciale della casa! – Risposi.

– No, sul serio, di tutti i clienti che abbiamo, tu sei l’unico che viene ogni giorno, che faccia freddo o caldo, e anche quando la stazione di servizio è chiusa, allora che cosa vuoi?

Mi bloccai e facendomi forza buttai li:

– Te!

– Che cosa? – mi chiese stupita.

– Sì, Tutti questi giorni, settimane e mesi, volevo te, ed è per questo che sono venuto a trovarti; passare un giorno senza vederti è come togliere il sole del mattino!

Scappò in cucina, credo confusa dalle mie parole, e poi tornò e disse:

– Me ne vado, è il mio ultimo giorno di lavoro, ero qui solo per fare un po’ di soldi, prima di andare per la mia strada, sei stato molto gentile per tutto questo tempo, e lo apprezzo.

– Ma, io…mi sono appena dichiarato.

– Sì, lo so e sono state belle parole, ma è troppo tardi, se me l’avessi detto prima, forse avremmo potuto usare il tempo in un altro modo, ora… è troppo tardi – detto questo si voltò e continuò il suo lavoro.

Non riuscii a inghiottire un boccone, nonostante quanto apparisse succulento tutto quello che mi aveva servito, sono rimasto in quel posto per altri cinque minuti e sono scappato quasi correndo, non riuscivo a crederci! Mi ero abituato a vederla ogni giorno, al suo bel sorriso e ai suoi capelli neri, e ora… mi stava lasciando.

Pensai, non lo so, di parlare con il capo, di dirgli di pagarla di più, ho anche pensato di ripagargli la differenza dell’aumento di stipendio, ho pensato di parlarle e chiederle di non andarsene… Pensavo… ma il giorno dopo, quando tornai, credendo che fosse stato un brutto sogno lei non c’era più; né il seguente né il successivo… finché non mi rassegnai all’idea che non l’avrei mai più rivista, che il mio grande amore era scomparso dalla mia vita, e non avrei mai più trovato una persona del genere, lei era unica.

Sono ricordi dolorosi, riesco ancora a ricordare il suo sorriso e i suoi capelli, specialmente quei capelli, come mi piacevano, mi sembra di vederla come se fosse ieri mentre li allontana dal viso, quando quella ciocca traditrice che scappava le cadeva e la rimetteva dietro l’orecchio con il dito.

Anche se non era un amore reciproco, non potrei mai dimenticarla, era il mio primo amore.

Non ho fotografie di lei, ce ne sono tante sparse per tutta la casa, ma di quella fase della mia vita non c’è nulla.

Non mi restano nemmeno amici, ne vicini, né alcun conoscente, o hanno già lasciato questo mondo, o sono andati in case di riposo.

Il quartiere non è più quello che era una volta, ora tutti hanno una grande fretta, non escono a falciare il prato la mattina, o a giocare con i bambini nei fine settimana, a volte mi fa strano restare qui, tutto è così cambiato.

Conosco ogni casa, ogni albero, ma la gente mi è così sconosciuta che non so… non mi sento a mio agio quando esco per strada, anche se le persone che incontro mi sorridono sempre dopo aver salutato.

Eppure, di tanto in tanto qualcuno viene a cercarmi, per farsi raccontare del mio passato, delle mie esperienze, come se queste fossero importanti, ma mi è difficile accettare che il tempo è passato e che i miei momenti migliori sono già così lontani, che sembrano appartenere a qualcun altro.

Gli anni passano, e lasciano sempre più segni sulla mia salute, e purtroppo mi stanno portando via la cosa più preziosa che avevo, la mia memoria, tutto il resto, le mie cose, non mi importa se sono piene di polvere, ma i miei ricordi sembrano svanire gradualmente, sfumando come la nebbia del mattino, e con loro tante e tante esperienze.

Qualcuno mi ha suggerito di scrivere un libro, come se fosse facile alla mia età! Mi hanno persino proposto di fare un documentario sulla mia vita ma non sono d’accordo.

Potrei dire tante cose, ma non mi sento abbastanza forte da ricordare tutto, specialmente davanti a una telecamera e con degli sconosciuti che ascoltano.

Ogni volta che ricordo un fatto mi eccito, perché lo vivo come se stesse accadendo in quel momento, ma poi, quando finisce, provo una profonda tristezza, rendendomi conto che è solo un ricordo, qualcosa del passato che è stato relegato nel tempo, quasi dimenticato.

Non so perché, ma i miei ricordi di gioventù e infanzia sono sempre più nitidi, riesco a malapena a ricordare cosa ho mangiato ieri, ma riesco a ricordare le avventure che ho vissuto quando ero piccolo, o i momenti salienti che mi sono capitati durante il liceo.

Tutte le persone con cui ho parlato e che ho incontrato, coloro che ho amato e mi hanno amato, famiglia, amici e conoscenti, tutto quell’amore e quell’emozione condivisa, e non so più dove siano.

Sicuramente hanno vissuto la loro vita, e si stanno godendo i loro figli e anche i loro nipoti ovunque siano, ma a volte avrei tanto bisogno di non sentirmi solo!

La parte peggiore sono le notti, a volte quando cerco di dormire mi tornano in mente un sacco di ricordi, di esperienze accadute in casa, le esperienze di un vecchio si potrebbe dire, ma è tutta una vita, giorno dopo giorno, quante cose vissute! E inizio a pensare, e un pensiero tira l’altro, e un altro, e a volte le ore passano e non riesco a dormire, finché la stanchezza e lo sfinimento non hanno la meglio.

Altre volte sono i miei acciacchi che mi impediscono di addormentarmi, quando non è una cosa è un’altra; se resto troppo tempo in una posizione, si lamenta il ginocchio oppure la schiena e così via ogni notte, finché non riesco ad addormentarmi.

Questo sì, la sveglia mi chiama ogni giorno alle sei del mattino, come ha fatto da quando ho iniziato a lavorare quando ero giovane.

Una “mia mania” come diceva la mia cara moglie, che non ho mai abbandonato anche quando invecchiando ho smesso di avere obblighi, ma mi è sempre piaciuto approfittare del tempo, e non lasciare che il sole si levasse prima di me.

Forse era la forza dell’abitudine, o forse mi sentivo a mio agio sapendo che cosa dovevo fare ogni mattina, qualunque cosa fosse, e per quanto lei abbia cercato di convincermi, mi svegliavo sempre a quell’ora che il sole fosse sorto o no.

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