Emmanuelle Rain - The House Of Angels

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Magdaline Spencer è una ragazza con una vita difficile alle spalle, una madre morta prematuramente ed un padre alcolizzato, che per pagare i propri debiti, la vende al miglior offerente.
A salvarla arriva Jessie Fitzpatrik, un angelo che per aiutarla rinuncia alle sue ali, promettendo però di non vederla mai più.
Grazie ai suoi poteri medianici, Magda entra in contatto con Mori, un angelo morto durante uno scontro con i demoni, che le chiede di avvertire del pericolo i suoi compagni della casa degli angeli.
Le strade di Magda e Jess si intrecceranno ancora una volta, sullo sfondo di una Chicago misteriosa, dove angeli e demoni la fanno da padroni, non visti, tra la gente… ma a complicare le cose arriva Billy, un demone, che infatuatosi della ragazza, non renderà la loro vita facile.

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"Ma cosa vado a pensare proprio ora", si disse sottovoce.

"Come scusa?", le chiese Jess.

"No niente... stai attento a non far uscire gli animali, entrando".

Un po' agitata andò verso la cucina.

"Ho appena fatto una cheesecake, ne vuoi?".

Jess seguì Magda nella sua piccola cucina rossa, con un minuscolo tavolo quadrato, di legno chiaro, proprio al centro.

"Sì grazie, a dire il vero ho un po' di fame, non mangio niente praticamente da ieri sera".

"Più o meno come me... vuoi del tè o del caffè?".

"Non preoccuparti per me, la torta andrà benissimo".

"Preparo il tè allora".

Magda sorrise all'uomo seduto nella sua cucina, sembrava ancora più in ansia di lei.

"Scusa per questa mattina, non volevo trattarti male, e solo che non mi aspettavo di vederti, ed è stato come tornare indietro nel tempo".

Andò ai fornelli e mise su il bollitore dell'acqua.

Jess rimase stupito, vedendo il suo sorriso dolce.

Questa ragazza si stava scusando con lui, anche se non ne aveva motivo... ma lei era sempre stata così: gentile e comprensiva. Evidentemente nemmeno gli orrori del passato l'avevano cambiata, e questo la rese ancora più cara al suo cuore.

Si disse che l'avrebbe protetta a qualsiasi costo, che per nessuna ragione al mondo, Magda avrebbe sofferto di nuovo.

"Non devi scusarti con me, avevi tutti i motivi per essere turbata, ed io non ho fatto niente per renderti le cose più facile".

"Sinceramente non mi va di parlarne, ok? Il passato è passato, non conta niente".

Andò al lavello, e per tenersi occupata ed evitare l’imbarazzo, cominciò a lavare le stoviglie usate per i dolci.

"Vuoi rimanere a cena? Stavo giusto pensando di preparare il riso alla cantonese".

"Non so … davvero, non voglio disturbare".

"Nessun disturbo, anzi mi farebbe piacere mangiare con qualcuno, una vota tanto".

Le sue orecchie diventarono subito rosse. "Naturalmente se non puoi, non importa. Suppongo tu abbia già altri impegni", si affrettò ad aggiungere, per non sembrare una pazza, alla disperata ricerca di compagnia.

"Ok".

Guardala, pensò l'angelo, è diventata tutta rossa. Era così bella, con i capelli ramati raccolti in modo disordinato e il grembiule tutto infarinato.

"Mi farebbe piacere rimanere a cena".

"Bene allora, tu mettiti pure comodo", gli porse la cheesecake e versò il tè in una tazza.

"Se vuoi puoi andare in salotto, il mio divano è comodissimo. Io intanto continuo a preparare".

Le sembrava strano avere un uomo per casa, eppure non si sentiva minacciata da lui, tutt'altro. Si sentiva stranamente confortata dalla sua presenza... dopo una quindicina di minuti andò in salotto e trovò Jess sul divano, con i due gatti in grembo e il cane ai suoi piedi...

"Scusa, mi dispiace, se ti danno fastidio posso...".

Jess non le fece finire la frase.

"Non mi danno fastidio, sono molto carini, e lui è proprio bello", le disse, indicando il gattone grigio a pelo lungo.

"Bene! è ora di fare le presentazioni...".

Magda Indicò i suoi animali.

"Questo peloso è Diego, la piccola pantera nera è Isabel, e il cane ai tuoi piedi si chiama Tristan … Jess ti presento la mia famiglia, tesorini vi presento Jess".

"Piacere di conoscervi... tesorini", disse Jess, ridendo.

"Ti piacciono proprio gli animali, vero?".

"Sì, è così. Sono dolci, morbidi e danno molte soddisfazioni, e soprattutto non hanno secondi fini".

Magda prese Diego tra le braccia e gli passò la mano nel folto pelo.

"Lui lo trovai sul ciglio della strada, era stato investito da un'auto, e lasciato lì a morire. Lo portai dal veterinario più che altro per porre fine alle sue sofferenze, invece, miracolo dei miracoli, questo micione testardo si riprese alla grande. Isabel l'ho trovata in un cassonetto, aveva ancora gli occhietti chiusi, e Tristan era un cane randagio... gli animali sono puri, sono così come li vediamo e io li rispetto per il loro coraggio e la loro lealtà".

"Anche tu sei come loro. Sei rimasta fedele a te stessa, nonostante tutto. Anche tu sei pura e coraggiosa".

"Io non sono pura né coraggiosa, tu non mi conosci abbastanza, per poter dire certe cose".

Così dicendo si avviò in cucina...

"Vado a finire di preparare la cena".

Magda stava tremando talmente tanto, da non riuscire a tenere niente in mano... si appoggiò al bancone, con la schiena rivolta verso il salotto, per nascondersi da Jess.

Fece dei bei respiri profondi, cercando di riacquistare un po' di calma, e quando le sembrò di aver recuperato almeno un briciolo di controllo, si rimise ai fornelli.

Si allungò verso il mobiletto in alto per prendere il riso, quando sentì una mano che le sfiorava il braccio e un corpo massiccio dietro di sé.

"Ti serve aiuto?", le chiese il ragazzo.

Magda scattò subito e si divincolò per mettere quanta più distanza quella piccola cucina consentiva tra i loro due corpi... con il cuore che le batteva forte nel petto e il respiro pesante, guardò spaventata quel magnifico ragazzo che ora stava di fronte a lei, con il pacco di riso in mano e uno sguardo davvero addolorato negli occhi scuri.

"Magda scusa, non era mia intenzione spaventarti, volevo solo aiutarti".

Si avvicinò, ma lei allungò un braccio tremante per tenerlo a distanza.

"Magda ti prego… devi credermi, non volevo spaventarti. Puoi fidarti di me".

"Va tutto bene", disse lei con voce flebile.

"Ti sei spaventato anche tu, vero? Oddio! ho i nervi a fior di pelle da questa mattina".

"Mi dispiace, io non volevo...".

"Non ci pensare Jess, va tutto bene, ero solo sovrappensiero, ecco tutto".

Con un cenno della testa gli indicò il piano cottura.

"Potresti versare il riso nella pentola, per favore?".

"Sì, ci penso io".

Jess era preoccupato per lei, gli faceva così male vederla tremare e, nonostante tutto, cercare di non farlo sentire in colpa... avrebbe voluto stringerla forte tra le braccia e tenerla così per sempre, ma lei non sembrava intenzionata a farsi avvicinare.

"Magda per favore guardami, io non ti farei mai del male, devi credermi. Preferirei morire piuttosto che farti soffrire".

"Smettila per favore, ti ho detto che sto bene, basta... e non guardarmi così, non ho bisogno della tua compassione".

"Io non ti compatisco, al contrario, ammiro la tua forza e ti rispetto".

"Basta per favore, con questa storia... tu non mi conosci, non sai niente di me. Come puoi dire di rispettarmi sapendo come mi sono lasciata usare da quegli uomini".

Le lacrime cominciarono a scendere sulle sue guance arrossate.

"Oddio, mi vergogno così tanto!".

"Dovrebbero essere loro a vergognarsi, non tu. Quelli sono solo feccia e non valgono niente".

"È colpa mia... tutta colpa mia".

Magda ormai piangeva senza ritegno, vergognandosi della propria debolezza.

"Come puoi dire una cosa del genere, tu non hai nessuna colpa".

Avrebbe voluto mettere le mani intorno al collo di tutte le persone, se così si potevano chiamare, che avevano fatto del male alla sua amata Magda.

"Sai, all'inizio opponevo resistenza, mi dibattevo cercando di sfuggirgli, lottavo con tutte le mie forze, ma questo portava solo altro dolore, e altra umiliazione".

Oh! Come si detestava in quel momento, non capiva perché si stesse mettendo così a nudo con lui.

"Ma dopo alcune settimane smisi di combattere, rimanevo li ferma, sperando solo che finisse tutto il prima possibile. Ero morta dentro e non cercavo più di difendermi, io... mi faccio così pena!".

Jess andò verso di lei e la strinse forte a sé, incurante dei suoi tentativi di allontanarlo, la tenne stretta finché non si calmò tra le sue braccia e ricambiò il suo gesto piangendo a dirotto come una bambina.

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