Dawn Brower - Folgorato Dalla Mia Monella Natalizia

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Folgorato Dalla Mia Monella Natalizia: краткое содержание, описание и аннотация

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Il Conte di Winchester le proporrà di sposarlo e, cosa più importante, riuscirà ad amarla se saranno costretti a sposarsi? Il suo desiderio di Natale non è andato come sperava ... Lady Adeline Carwyn ha un desiderio per il Natale: conoscere l'amore. Il suo desiderio sembra avverarsi quando incontra  Devon Hayes, il conte di Winchester. Lui è bello  e lascivo come il peccato... Il loro incontro è magico e lei è felice di trascorrere la vigilia di Natale tra le sue braccia. Ma teme che, dopo aver passato una notte d'amore, lui dimenticherà le sue promesse, malgrado lei voglia convincersi del contrario. Quando suo padre, il duca di Whitewood, li pesca in una situazione compromettente, le cose precipitano. Lady Adeline si trova nei pasticci e non sa come uscirne. Anche se non rimpiange la sua notte con Connor, vorrebbe che alla luce del mattino quella  notte di passione possa trasformarsi in un amore vero. Devon non si sarebbe mai aspettato di conoscere quell'incantevole fanciulla, durante le feste di Natale, e proprio nel castello in cui era stato invitato, ma rimane folgorato da lei a prima vista. Non può resistere all'impulso di sedurla, anche se non sa cosa farà dopo. Quando lei cade volontariamente tra le sue braccia, lui è felice di averla conquistata, ma tutto cambia quando la sua libertà di scapolo viene messa in discussione. A quel punto, sarà costretto a chiedersi cosa intende fare della sua vita e se sia davvero innamorato di quella ragazza.  Devon le proporrà di sposarlo e, cosa più importante, riuscirà ad amarla se saranno costretti a sposarsi?

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"Sì, Vostra Grazia. - rispose con un inchino - Ho avuto un’accoglienza… degna della fama di questo castello.”

Il duca ridacchiò leggermente. "Questo castello è l’orgoglio di mia moglie. Voleva qualcosa di grandioso e io non mi sento in grado di rifiutarle nulla." Diede un leggero schiaffetto sulla spalla di Devon. "Sarà contenta delle vostre parole. Avete usato una frase forbita che di certo la divertirà.”

Devon sentì un leggero sarcasmo nella sua voce. Si chiese se non fosse risultato troppo affettato. Cosa avrebbe dovuto rispondere? Non aveva ancora incontrato la duchessa, e si augurò di non averla offesa, con la sua audace…e falsissima definizione del castello. Anche se non vedeva l'ora di mettersi sulle tracce di Addie, non voleva in alcun modo urtare i padroni di casa.

"Sembra molto ben allestito per le vacanze di Natale. - continuò, cercando di risultare convincente - Ci sono decorazioni e rami di agrifoglio dappertutto! Lo trovo di un gusto squisito. E poco fa mi sono imbattuto anche nella vostra meravigliosa biblioteca, Vostra Grazia. Sono rimasto a bocca aperta ad ammirare tutti quei libri!”

Il duca ridacchiò. "Allora di sicuro avrete conosciuto mia figlia. La biblioteca è la sua tana, e le decorazioni di questo castello sono tutte opera sua.”

Avrebbe notato la duchessina, se ci fosse stata! S’immaginò una fanciulla rinsecchita e precoce zitella. Un’amante dei libri, figuriamoci! Ma non aveva visto che la bella Addie e un’altra serva.

“Sono spiacente, ma quando sono entrato casualmente in biblioteca la duchessa vostra figlia non c’era. Forse aveva appena terminato e si era ritirata per la colazione. C’erano solo delle cameriere, in sala.”

Lui annuì. "Meglio così, avrete tempo di conoscerla. Ora vi lascio al vostro biliardo. La cena sarà pronta tra un paio d’ore. Divertitevi.” Fece per allontanarsi e gli uomini s’inchinarono per salutarlo, quando il Duca si fermò sulla soglia. “E, Merrifield, riflettete su quanto abbiamo detto prima. Vorrei una vostra risposta prima della fine di queste vacanze di Natale, se possibile.”

Detto questo, lasciò la sala.

"A cosa si riferiva?" chiese Devon. Ricordò la conversazione concitata tra i due poco prima. "Non sembrate molto contento."

"Preferirei non discuterne adesso." Il viso del suo amico era pieno di rabbia. "È assurdo!"

"Davvero? - esclamò Devon, con sarcasmo. - Non eravate voi quello che assicurava che sarebbe stata una vacanza piacevole? Cos’è successo, di preciso?”

"Il peggio del peggio, credetemi…" Merrifield alzò una mano. "Quell’uomo è un vero tiranno!”

"Può darsi, mi fido del vostro giudizio. Tuttavia, sapete che sono curioso. Perché non ne parliamo un attimo? Magari potrei esservi d’aiuto.”

"Mi ha proposto di sposare sua figlia. - esclamò Merrifield, con gli occhi che gli lampeggiavano per la rabbia - Quella ragazza dev’essere un vero scorfano, per arrivare a propormela!”

"La ragazza stupida a cui mi avevi accennato?" Devon scosse la testa, incredulo. "E se vi rifiutate?"

"Non mi ha fatto minacce, se è questo che volete sapere. Ha solo tastato il terreno. Ma come posso dire di no all’uomo che mi tiene per il cordone della borsa? Se rifiutassi, cosa accadrebbe? E’ in condizioni da rendere ancora più miserabile la mia squallida vita!” Mollò un calcio al tavolo. “Ma io non voglio saperne di sposare la sua preziosissima figlia, no, no e ancora no!” Crollò affranto su una poltrona. “Ho bisogno di un drink.”

"Pensate che vi aiuterebbe a schiarirvi le idee?" A Devon non sarebbe dispiaciuto un bel brandy, ma temeva che l’amico si sarebbe ubriacato fino a scoppiare per la disperazione. E non sarebbe stato un bene, per lui. "Forse dovremmo aspettare fino a dopo cena."

Avrebbe preferito mettersi alla ricerca di Addie, ma il suo amico aveva avuto bisogno di lui ed era giusto rimanere al suo fianco. Merrifield fece scorrere le dita lungo il bordo del tavolo da biliardo.

"Avete ragione, naturalmente. Non c’è bisogno che dia spettacolo di me.” Incontrò lo sguardo di Devon. "Voi, piuttosto. E’ da quando siete entrato in questa sala che vi vedo un certo sorrisino negli occhi. Avete fatto una nuova conquista?”

Devon sorrise. “A quanto pare, mi conoscete più di quanto sospettassi. Comunque sì, ho incontrato in biblioteca una deliziosa cameriera e non vedo l’ora di farla mia. Quindi, se permettete e se mi giurate di non fare stupidaggini tracannandovi l’intera cantina del castello, dopo cena sarei leggermente impegnato.”

Merrifield ridacchiò. “Ovviamente avete già trovato una femmina disponibile. Ma, se volete un consiglio, tenete le mani a posto ... “ Scosse la testa. "Comunque, non preoccupatevi per me. Non ho voglia di affogarmi nell’alcool. Andate pure dalla vostra cameriera. Se volete scusarmi, andrò nelle mie stanze: dopo tutto ciò, la voglia di giocare a biliardo mi è completamente passata.”

"Vi vedrò a cena?"

L’uomo scrollò le spalle. "Non vorrei, ma temo di non potermi esimere."

Devon avrebbe voluto sollevare l’amico in qualche modo, ma lasciò che Merrifield uscisse dalla sala biliardo. Forse, aveva bisogno di starsene da solo a riflettere. Più tardi sarebbe andato a trovarlo…ma non prima di avere messo le mani sulla candida, dolce Addie…

Folgorato Dalla Mia Monella Natalizia - изображение 2

Adeline aveva seguito il consiglio di sua madre e aveva fatto un bel bagno…ed era rimasta a mollo più tempo del previsto. Si era addormentata nella vasca e si era svegliata per l’acqua ormai fredda, e la pelle le si era tutta raggrinzita. In breve, piuttosto che farle bene quel bagno si era rivelato un mezzo disastro, e si era dovuta rifugiare sotto le coperte per riprendere calore. Quando si era svegliata, l’ora di cena era passata da un pezzo.

Piuttosto che rivestirsi, si era infilata direttamente la camicia da notte e la vestaglia. Probabilmente sua madre era giù nel salotto a chiacchierare con gli ospiti e i servi erano tutti impegnati. Più tardi sarebbe scesa nelle cucine per farsi servire qualcosa da mangiare: in tal modo avrebbe evitato di dare spiegazioni a sua madre. Scendendo a ora tarda, nessuno le avrebbe chiesto niente e il giorno dopo l’inconveniente sarebbe stato dimenticato. Avrebbe fatto un salto in biblioteca, prima, per andarsi a prendere un buon libro.

Le ore passarono e il suo stomaco cominciò a brontolare. Aveva scritto e letto un po’, ma ora i morsi della fame si erano fatti insistenti. Si coprì meglio con una lunga mantella di velluto rosso, se l’annodò al fianco con un nastro di seta e decise di recarsi nelle cucine, che a quell’ora dovevano essere quasi deserte. Infilò le sue pantofoline da notte, prese un lume e si avviò giù per le scale. La strada fino alla biblioteca era immersa nell’oscurità, malgrado ardessero delle torce ai lati del muro.

Prese le scale della servitù per andare in cucina non vista e si recò subito alla dispensa. Che fortuna! I resti della cena erano in bella vista sul tavolo, ben coperti da tovagliette di tela. C’era della selvaggina, delle verdure fredde e del buon vino. Nel forno, dolcetti e biscotti facevano bella mostra di sé, per la colazione dell’indomani. Si servì abbondantemente, mise tutto su un vassoio d’argento e si recò in biblioteca, dove poteva recarsi anche a occhi chiusi: con quel vassoio pesante non avrebbe di certo potuto prendere il lume! Posò tutto su un carrello da servizio e si recò nella sala. Aprì lentamente la porta della biblioteca e corse davanti al camino, che i servi lasciavano acceso per la notte. Si versò un bel bicchiere di liquore e si sedette soddisfatta sul divano: suo padre, per fortuna, non teneva mai l’alcool sotto chiave. E nemmeno considerava disdicevole che una signora se ne servisse. I suoi genitori erano molto più liberali di quanto si potesse supporre!

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