Robert A. Webster - Spezia

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Un'avventura emozionante, imprevedibile, e a volte esilarante. Vi porta da un ristorante elegante di Londra alle giungle selvagge dei Monti Cardamomi, dove un pasticcere inglese e un rifugiato cambogiano cercano una famiglia scomparsa e tentano di trovare una pianta mitica, fonte di una spezia incredibile e unica. Ben Bakewell è un Maestro Pasticcere presso uno dei ristoranti più pregiati di Londra. Meglio noto come Cake, stringe amicizia con Ravuth, un rifugiato cambogiano fuggito dai campi di sterminio in Cambogia e scappato in Inghilterra negli anni 70 dagli Khmer Rossi che hanno depredato il suo paese. Da ragazzino Ravuth incappò in una pianta sconosciuta, la fonte di una spezia incredibile e unica. Venne separato dalla propria famiglia a causa degli Khmer Rossi, e trascorse la maggior parte della propria vita a cercarla, facendo ritorno in Cambogia insieme a Cake per mettersi sulle tracce della pianta rara e dei propri cari sperduti. Una volta giunti in Cambogia trovano un alleato in uno sventurato ex agente della DEA deciso a vendicarsi, il quale deve trovare la pianta per scopi ben più sinistri. Si addentrano nei meandri più remoti della spietata giungla dei monti Cardamomi, da dove ne escono vivi per miracolo. Troveranno la famiglia di Ravuth e la fantastica Spezia?

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“Cosa sta succedendo?” Domandò Oun.

“Non lo so. Sono confuso anch’io. Perché padre è a casa così presto? E mi chiedo che cosa ci sia in quella borsa sul tavolo” chiese Ravuth.

I fratelli si diressero verso la capanna comune. Dall’ingresso videro la madre seduta a terra. Il padre, con espressione terrorizzata e con le lacrime che gli rigavano il viso sporco, si rivolgeva agli abitanti del villaggio, scioccati. Ravuth e Oun si sedettero a terra accando a Rotha.

“Cosa succede? Perché padre sembra così spaventato e perché è coperto di graffi? Perché sta parlando con tutti come se fosse il capo del villaggio invece di Ren?” Domandò Ravuth.

Il ragazzo guardò la madre, la quale sussurrò con fare impaurito “Ren è morto, e tuo padre sta raccontando ciò che è successo a Koh Kong, quindi fa silenzio e ascolta. Ha quasi finito, e ve lo spiegherà più tardi”. Nonostante Rotha fosse intimorita, cercò di sembrare calma per il bene dei propri ragazzi.

Ravuth si guardò attorno con fare perplesso, e vide i figli di Ren dall’altra parte della stanza, raccolti attorno alla loro madre in lacrime, nel tentativo di consolarsi l’un l’altro. Allo stesso modo si erano radunate altre famiglie i cui cari non erano ritornati. Ravuth e Oun si erano persi la maggior parte di ciò che il padre aveva detto ai compaesani, ma in base alle espressioni dei presenti si resero conto che doveva trattarsi di qualcosa di serio. Una volta terminato, il padre dei ragazzi raggiunse loro e Rotha.

“Padre, cos’è successo?” Domandò Ravuth.

“Abbiamo tutti molto lavoro da fare” disse suo padre, Tu, sconvolto. “Andiamo a casa così vi spiego”.

La famiglia uscì dalla capanna comune nello stesso momento in cui anche gli altri presenti fecero lo stesso.

***

I fratelli e il padre sedettero su un Kam-ral, un tappeto di paglia, e mentre Rotha medicò le ferite dell’uomo, Tu raccontò la storia terribile ai figli.

“Sono andato con Ren e gli altri al confine tra la Tailandia e la Cambogia per vendere la bigiotteria che abbiamo realizzato. Inizialmente sembrava tutto normale. Ci siamo fermati al valico di frontiera, dove solitamente lasciamo le nostre biciclette”.

Tu trasalì quando Rotha gli applicò del balsamo urticante su un graffio profondo, quindi proseguì con il racconto.

“Al valico non c’erano militari. Solo diversi giovani uomini e donne che indossavano il kheaw aeu chout e krorma (pigiama nero con sciarpe rosse e bianche abbinate). Erano immobili in prossimità del cantiere di una grande barriera al posto di blocco. Imbracciavano dei fucili e ordinavano ai lavoratori di costruire una palizzata. Dalla parte tailandese del confine i soldati armati sembravano agitati, quindi sono rimasto a sorvegliare le biciclette mentre Ren andava a controllare di che cosa si trattasse; allo stesso tempo gli altri si sono spostati alla fermata dell’autobus turistico. Ho visto Ren avvicinarsi a un ragazzo che quando l’ha visto gli ha puntato il fucile contro.

Ren sembrava spaventato, e il ragazzo gli ha detto di essere un soldato degli Khmer Rossi, che ora governano la Cambogia”.

Tu guardò i propri figli e disse loro

“Il ragazzo sembrava avere la tua età, Ravuth.”

Oun e Ravuth videro il padre tremare quando disse “Un altro giovane soldato ha urlato qualcosa quando si è avvicinato un autobus turistico, quindi gli Khmer Rossi si sono affrettati in direzione del mezzo, in attesa che si fermasse. Hanno spinto giù dal bus un gruppo di stranieri terrorizzati, colpendoli e facendo cadere a terra alcuni dei loro effetti personali. Gli stranieri sono riusciti a riaproppriarsi di alcuni di essi prima che gli Khmer Rossi li spingessero al di là del confine cambogiano, verso la terra di nessuno. Ho visto poi i soldati tailandesi puntare le armi al gruppo di stranieri, agli Khmer Rossi e al gruppo di nostri paesani che sono accorsi in loro aiuto, quindi sono rimasto dov’ero”.

Tu prese la borsa nera dal tavolo e disse “Ho visto che i turisti avevano abbandonato diversi oggetti, quindi mi sono avvicinato all’autobus vuoto e li ho raccolti. Ne ho già visti di questo tipo, li avevano altri turisti”.

Aprì la borsa da cui estrasse una fotocamera Polaroid, mostrandola ai figli incuriositi.

“Sono tornato alla mia bicicletta, ho sistemato la borsa sul manubrio e ho continuato a osservare ciò che stava succedendo al confine. Il gruppo si è avvicinato ai soldati tailandesi, poi si è fermato. Gli Khmer Rossi hanno spinto in avanti gli stranieri tremanti e hanno urlato qualcosa ai tailandesi, ma non sono riuscito a sentire di che cosa si trattasse. I turisti sono corsi verso i soldati, i quali, senza abbassare le armi, li hanno lasciati passare prima di chiudere i ranghi, correndo dietro agli Khmer Rossi. Tutti loro si sono poi voltati e hanno ripreso a marciare attraverso la terra di nessuno, diretti al territorio cambogiano, ridendo e scherzando”.

“Stai bene papà?” Domandò Ravuth quando il padre si fece silenzioso e si sfregò gli occhi.

Tu annuì e disse loro

“Ren e i paesani sembravano andare d’accordo con gli Khmer Rossi. Ridevano e scherzavano tra loro nel ritornare dalla parte cambogiana del confine. Mi sono sentito sollevato, e stavo per unirmi a loro, sperando che non mi avessero visto prendere la macchina fotografica.”

Tu poi disse con voce tremante “Il mio sollievo è mutato in terrore quando il giovane soldato Khmer si è spostato dietro Ren, gli ha puntato la canna del fucile alla nuca e ha premuto il grilleto”.

Ravuth e Oun trasalirono.

Tu scosse il capo “Ren non si è accorto di nulla; stava parlando con un altro Khmer Rosso quando gli è esplosa la faccia. Ho visto la pallottola uscirgli dalla testa e cadere a terra” disse Tu, asciugandosi le lacrime.

Rotha gli portò un bicchiere d’acqua, e mise le mani sulle spalle del marito.

Tu bevve l’acqua in un unico sorso, si ricompose e poi proseguì

“Mi sono nascosto dietro il capanno delle guardie di confine, e sentivo i soldati Khmer Rossi ridere e chiacchierare, mentre i nostri amici e vicini li supplicavano affinché non li uccidessero. Sapevo di dovermene andare, anche se significava lasciarli soli” sospirò “Non c’era niente che potessi fare”.

Rotha si allontanò dalla zona adibita a cucina, mentre Tu proseguì il proprio racconto. “Mi sono spostato in bicicletta di qualche metro dalla capanna di confine, mi sono strappato via la bigiotteria e ho pedalato il più velocemente possibile. Non ero molto lontano quando ho sentito qualcuno urlare di fermarmi. Ero terrorizzato, e ho ignorato il comando, continuando a pedalare. Ho sentito degli spari e una pallottola mi ha sfiorato l’orecchio”.

I ragazzi si guardarono, e poi spostarono l’attenzione sul padre sconvolto, il quale continuò a raccontare. “Ho pedalato freneticamente, virando via dalla strada e dirigendomi verso i campi e poi nella giungla, fino a quando il percorso si è fatto troppo accidentato per proseguire in bicicletta. Mi sono nascosto nel fitto sottobosco, dietro un ammasso di alberi. Ho aspettato per quella che mi è sembrata un’eternità, e quando non ho visto traccia degli Khmer Rossi sono tornato sui miei passi, ho recuperato la bicicletta e sono corso a casa”.

“Cosa sono gli Khmer Rossi?” Domandò Ravuth.

Tu scosse il capo. Il padre era all’oscuro di quanto stesse accadendo in Cambogia, sapeva solamente che avrebbero dovuto avere paura e arrangiarsi in qualche modo, quindi rispose “Non lo so, figliolo. Ma dobbiamo restare nascosti fino a quando non scopriremo che cos’è successo. Saremo al sicuro nel cuore della giungla, e stasera organizzeremo i nostri averi per trovare una nuova casa. Domattina abbatteremo la struttura e la ricostruiremo altrove” disse Tu. Ai ragazzi era chiaro che il padre fosse preoccupato, confuso e spaventato.

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