Dawn Brower - Mai Sfidare Una Volpina

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Lady Wilhelmina Neverhartt si trova in una situazione disperata e c'è solo un modo per uscirne: un matrimonio di convenienza con un vecchio duca. Quando il duca muore e un erede ne prende il posto, tutto cambia; il che potrebbe essere un bene o un male...a seconda di come reagiranno i due protagonisti.
Cosa deve fare una povera ragazza indifesa,,quando la morte dei suoi genitori lascia lei e i suoi fratelli nell'indigenza? Per Lady Wilhelmina Neverhartt questo significa una sola cosa: un matrimonio con un uomo molto più anziano. Uno che accetti anche il peso dei suoi numerosi fratelli più piccoli.. Sfortunatamente il suo nuovo marito muore la prima notte di nozze e lascia tutti i suoi beni al legittimo erede, Zachary Ward, che diventa il nuovo duca di Graystone. Zachary trova Lady Wilhelmina irritante e affascinante allo stesso tempo. All'inizio crede che abbia sposato suo zio per bieco interesse, ma questo non altera il suo crescente desiderio per lei. La vuole, ma non riesce a fidarsi di lei, e strada facendo anche le sue intenzioni mutano radicalmente. Cambia tattica e utilizza tutto il suo fascino per conquistare il cuore della bella e giovane vedova. Solo un compromesso potrebbe pacificare gli animi, ma i due sono troppo diversi e ciò potrebbe creare problemi...insormontabili.

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Ogni sua fibra le urlava di scappare, ma aveva già perso suo padre e sperava fortemente di poter salvare almeno la mamma. Per miracolo né lei né i suoi fratelli sembravano essere stati contagiati, ma nulla escludeva che si sarebbero ammalati più tardi. Poteva ancora succedere, e lei sperava nel profondo del cuore che non accadesse mai una cosa simile.

Sua madre mosse la mano verso Billie. "Mi dispiace per il dolore che io e vostro padre vi abbiamo causato." Billie non le aveva detto che il suo caro marito era già andato in cielo. Non le sembrava il caso di darle un altro dolore, mentre stava cercando di combattere quella tremenda malattia. Sarebbe stato un colpo fatale per sua madre, che era già allo stremo delle forze. Meglio non dirle nulla. "Temo che i prossimi giorni saranno molto più difficili - disse la madre, ansimando - Non voglio morire!" La sua voce tremava di paura, mentre diceva queste cose.

Billie stava per scoppiare a piangere, ma si trattenne. Avrebbe pianto più tardi, nell’intimità della sua stanza.

“Ma temo che morirò, invece - continuò sua madre - Mi dispiace così tanto, figlia mia. Non ci sono parole per esprimervi la mia angoscia. Vostro padre è stato un incosciente, e ancora di più io, che l’ho seguito in quel posto abbandonato da Dio. Ora stiamo pagando entrambi il pezzo della nostra scelleratezza…”

Billie non riusciva a trattenere le lacrime. "Va tutto bene, mamma."

"Non va niente bene - mormorò la madre, con voce spezzata - Ma grazie per cercare di consolarmi. Avrei voluto lasciarvi almeno un po’ di soldi, una piccola dote…qualcosa…ma non c’è rimasto proprio nulla. E non temete, potete esprimervi liberamente, ormai: so bene che vostro padre mi ha preceduto in cielo. L’ho visto qui davanti a me, proprio poco fa, e sono sicura che è venuto a prendermi.”

"Mi dispiace, mi dispiace tanto mamma!” esclamò Billie. Non si sarebbe mai aspettata che sua madre le confessasse una cosa del genere. Billie non sapeva nemmeno che fosse possibile ... "Non volevo darvi un altro dolore, per questo non ve l’ho detto.”

Sul viso della donna morente apparve un pallido sorriso. Si vedeva che anche sorridere le consumava le forze, e a quella vista il cuore di Billie si spezzò del tutto.

"Siete una ragazza forte e coraggiosa. Ma dovete esserlo ancora di più, ora che sarete costretta a occuparvi dei vostri fratelli. Non hanno che voi. Non potete immaginare quanto soffra, a questo pensiero. Ma provate e chiedere aiuto al vostro padrino, il duca di Graystone: vedrete che non vi abbandonerà. "

Quelle furono le sue ultime parole. Poi la donna esalò il suo ultimo respiro. Una lacrima solitaria scese lungo la guancia di Billie. Aveva la pessima sensazione che il Duca di Graystone non li avrebbe aiutati affatto, ma doveva raccogliere tutte le sue forze e almeno provare a recarsi da lui. Era quello che le aveva consigliato sua madre morente, e d’altra parte da ora in poi aveva i suoi fratelli da mantenere.

La sua giovinezza era finita, e nel profondo del suo cuore sentì di odiare i suoi genitori per averla lasciata in quel mare di guai. Erano stati egoisti e avevano gettato un carico da novanta sulle sue fragili spalle da sorella maggiore. Ormai non era più padrona della sua vita…se mai lo fosse stata...

CAPITOLO PRIMO

Un mese dopo…

Billie fissò la scrivania in mogano decorato e aggrottò la fronte. Avrebbe tanto voluto trovarsi in un altro posto. Il duca di Graystone l’avrebbe raggiunta da lì a momenti e ciò che le era parso strano era che il suo maggiordomo l’avesse condotta nello studio di Sua Grazia, per attenderlo. Era venuta a chiedere aiuto al duca, e forse in qualche modo il maggiordomo lo sapeva.

Ma perché il Duca si faceva attendere tanto? Si agitò sulla sedia di pelle. Era scomoda e dura e lei non riusciva a trovare una posizione comoda. Si augurò che il Duca non si sarebbe fatto attendere ancora per molto. Anche se doveva ammettere che aveva paura di parlargli. Billie odiava chiedere l'elemosina, ma non aveva altra scelta. Se il duca si fosse rifiutato di aiutarla ...

Deglutì a fatica. Billie non voleva pensare a una simile eventualità. Il duca doveva aiutarli! Sua madre le aveva detto di andare da lui e lei aveva rimandato quel momento il più possibile. Ma ormai questa era la loro ultima possibilità. I creditori avevano preso tutto ciò che non era inchiodato al pavimento. Non potevano rivalersi sulla tenuta di Siviglia perché era già ipotecata, ma ormai né lei né i suoi fratelli avevano qualcosa da mangiare. Non avrebbero resistito a lungo, purtroppo.

Un rumore di passi strascicati attirò la sua attenzione. Si voltò e vide un uomo anziano entrare nella stanza. Era quasi calvo, con solo dei ciuffi bianchi ai due lati della testa. Aveva uno stomaco prominente e per questo portava i calzoni al di sotto della pancia, ma anche così sembrava che i bottoni del suo panciotto dovessero scoppiare da un momento all’altro. Impugnava con la mano sinistra un lungo bastone, a cui si appoggiava per muoversi.

"Buongiorno, mia cara." esclamò il Duca. La sua voce era un po’ tremante e Billie dovette aguzzare l’orecchio, per capire bene ciò che diceva.

"I miei rispetti, Vostra Grazia.” rispose lei, con un bell’inchino. Billie non sapeva cos'altro dire. E come rivolgersi a lui? Pregò di non apparire stupida e formale. Si schiarì la gola. "Mi auguro che stiate bene, Duca…” Sì, così andava decisamente meglio!

"Non c’è male, grazie.” rispose il vecchio mentre, sempre strascinando i piedi, si metteva sedere sulla poltrona al di là dell’enorme scrivania. Una volta accomodato, posò il bastone e si raddrizzò. Era uno spettacolo molto triste da guardare. Quando fu si fu ben sistemato, il Duca alzò gli occhi verso la ragazza. "Mi ha rattristato sapere della morte dei vostri genitori. Se le mie condizioni di salute me lo avessero permesso, sarei venuto certamente al loro funerale. Ma, come vedete, la salute non mi regge.”

Billie annuì. Era chiaro che il Duca non stava bene. Quando lo aveva sentito avvicinare, aveva avuto l’impressione che ogni suo osso scricchiolasse. "Va tutto bene, Vostra Grazia, è stata una triste cerimonia. Avete fatto bene a non venire.”

In realtà era stata una funzione davvero misera, ma non avevano soldi per permettersene una come si deve. Con quella avevano esaurito le loro ultime sostanze e ora…non rimaneva più nulla. Per questo alla fine si era decisa a mendicare dal duca. “Non ve ne date pensiero, Vostra Grazia. - aggiunse Billie tristemente - I miei genitori sono in pace, adesso.” In realtà suo padre, da quel maledetto egoista che era, non avrebbe perdonato l’assenza del duca…ma era meglio tacere su questa cosa.

Il duca tossì. "Mi duole avervi fatto attendere a lungo, quindi veniamo al sodo. Cosa vi porta da me, mia cara?”

Billie non capiva se il Duca fosse così sbrigativo e informale per cortesia o perché non vedeva l’ora di interrompere quella conversazione. Anche se, a pensarci bene, anche lei non gradiva la compagnia di quel vecchio. C'era uno strano odore nella stanza che temeva provenisse da lui, considerando che prima che lui arrivasse non l'aveva notato.

"Prima che mia madre ..." Billie fece un lungo sospiro per darsi forza - Mia madre ha detto che se avessi avuto bisogno di aiuto sarei dovuto venire da voi." Billie pregò che quell’uomo non la facesse mandare via in malo modo dai suoi servi, per quella sfacciataggine di chiedergli la carità. Le faceva male al cuore doversi ridurre a questo. Se avesse potuto risolvere i suoi problemi in altro modo, non sarebbe mai andata da lui.

"Così vi ha detto? - disse lui, alzando un sopracciglio - Augusta mi ha accollato una grande responsabilità.”

Che voleva dire? "Mia madre aveva fiducia nelle persone.” Altrimenti, non avrebbe mai sposato suo padre, né lo avrebbe seguito ovunque andasse. Se fosse rimasta a casa, forse non sarebbe morta.

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