Carol Lynne - Una Cavalcata Selvaggia

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Una Cavalcata Selvaggia: краткое содержание, описание и аннотация

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Per l'allevatore Ezra James la vita è semplice. Si sveglia prima dell'alba e trascorre la giornata a lavorare con il bestiame che ama. Da vent'anni gli basta il suo ranch, l'EZ Does It, per soffocare la solitudine e il senso di colpa. A chi lo conosce, Ezra sembra impermeabile a tutto. L'unica crepa nella sua armatura la deve a Palmer ”Wyn” Wynfield, l'uomo che possiede il negozio di abbigliamento in città.
Per l'allevatore Ezra James la vita è semplice. Si sveglia prima dell'alba e trascorre la giornata a lavorare con il bestiame che ama. Da vent'anni gli basta il suo ranch, l'EZ Does It, per soffocare la solitudine e il senso di colpa. A chi lo conosce, Ezra sembra impermeabile a tutto. L'unica crepa nella sua armatura la deve a Palmer ”Wyn” Wynfield, l'uomo che possiede il negozio di abbigliamento in città. 
Palmer ”Wyn” Wynfield ha catturato lo sguardo di Ezra sei anni prima, quando l'allevatore ha messo piede per la prima volta nel suo negozio. Ezra era consapevole di quanto la sua stazza imponente potesse intimidire, ma quel giorno la poca fiducia in se stesso andò in pezzi quando vide Palmer indietreggiare, apparentemente spaventato da lui. Mosso dall'istinto di conservazione, si rivolse a Wyn chiamandolo ”Signor Elegantone”. Per quell'offesa non è ancora stato perdonato. 
Una telefonata all'alba cambia tutto. Anche se la linea non è delle migliori, Ezra sente forte e chiaro le parole che aspetta di udire da anni. «Ho bisogno di te.»

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Grato per quella pausa, tirò fuori il telefono dalla tasca. «Pronto.»

«Ciao, sono Ezra.»

Wyn alzò gli occhi al cielo. Nessuno aveva la voce profonda e unica di quell’uomo. «Ciao. Mi hai beccato a riparare una recinzione.»

«La stai aggiustando tu?» Ezra sembrava scioccato.

«Sì. Sono cresciuto qui. Alcune cose me le ricordo ancora.»

«Scusa, mi ha solo sorpreso, tutto qui. Arrivo con il volo delle sette. Riesci a venirmi a prendere?»

Wyn prese un fazzoletto e si asciugò la fronte. «Certo. Ti porto anche a cena fuori.»

«Mi farebbe piacere. Beh, devo sbrigarmi se voglio partire, ci vediamo più tardi.»

«Ci sarò.» Wyn riattaccò e lanciò il cellulare attraverso il finestrino aperto sul sedile del furgone.

Afferrò il tendifilo e si rimise al lavoro. Aveva finito i fili inferiore e superiore e stava fissando quello centrale quando si scatenò l’inferno. Wyn non capì nemmeno cosa stesse succedendo. Un secondo prima stava aiutandosi con una gamba a reggere il tendifilo e fissare gli ultimi due punti, e quello dopo sentì il filo spezzarsi, saettare all’indietro e colpirlo alla spalla, al viso e al collo.

Wyn venne sbattuto a terra dall’impatto, e la sua mano corse immediatamente al viso, per tornarne con il guanto ricoperto da un bel po’ di sangue. «Merda!» gridò a squarciagola.

Si tolse di tasca il fazzoletto e se lo portò al volto, notando che la sua camicia era già inzuppata di liquido rosso.

Riuscire a raggiungere il pick up non fu un facile, perché iniziava già a sentirsi un po’ stordito. «Non svenire adesso, vecchio mio» mormorò a se stesso.

Mise in moto e uscì sulla vecchia strada sterrata che portava al vialetto ghiaioso. La sua vista iniziò ad appannarsi mentre si avviava verso la città. Sapendo che sarebbe potuto svenire da un momento all’altro, decise di chiedere aiuto al vicino di suo padre.

Tremando, Wyn accostò al lungo vialetto di ghiaia e si appoggiò di peso al clacson. Vide una figura che correva verso di lui dal fienile, e tirò il freno a mano, dopo aver messo il veicolo in folle.

Quando la figura si avvicinò, Wyn capì che non era il Frank Johnson che ricordava.

«Cos’è successo?» gridò il ragazzo da una decina di metri di distanza.

«Stavo lavorando alla recinzione…» riuscì a dire Wyn prima che tutto si facesse nero.

Capitolo due

Quando Ezra entrò nel terminal, sentiva le gambe intorpidite. Dannati posti a sedere, troppo stretti per lui. Sicuramente non erano stati progettati per un uomo alto più di due metri.

Dopo aver preso la sua borsa al ritiro bagagli, si diresse verso l’ingresso dell’aeroporto. Non c’era traccia di Wyn. Si portò una mano al viso per grattarsi la barba. Ci fu un attimo di sorpresa quando le sue dita incontrarono la pelle appena rasata. Ridacchiando tra sé e sé, Ezra si incamminò verso il banco informazioni.

«Mi scusi, disturbo?»

L’addetta alle informazioni gli sorrise. «No, posso aiutarla?»

«Qualcuno doveva venire a prendermi, ma non si è vista anima viva. Sarebbe così gentile da chiamare Palmer Wynfield con l’altoparlante?»

«Certo» rispose lei e fece quello che le aveva chiesto.

Ezra si guardò intorno, ma ancora niente. Un colpetto sul braccio attirò la sua attenzione.

«Scusami, sei Ezra James?» chiese un cowboy, alto più o meno un metro e novanta, con i capelli castano scuro e il pizzetto. Ezra era certo di non averlo mai visto prima.

«Sì, sono io» gli rispose.

«Scusa, non assomigli alla descrizione che mi ha dato Palmer. Beh, a parte la stazza, con quella ci ha preso.»

Ezra si passò una mano sul viso. «Sì, beh, ho pensato di fare una sorpresa a Wyn. Dov’è?»

Il cowboy sembrò a disagio per un momento. «Mi dispiace essere io a dirtelo, ma Palmer ha avuto un incidente.»

La mano di Ezra si strinse immediatamente a pugno. «Chi gli ha fatto del male? Li ucciderò.»

L’uomo accanto a lui alzò le mani. «No, stava aggiustando una recinzione e il filo spinato si è tranciato e gli è finito addosso. È sul furgone. Gli hanno dato un bel po’ di antidolorifici.» Il cowboy tese la mano. «Io sono Richard. Mio nonno possiede la fattoria accanto a quella di Wyn.»

«Da che parte è il tuo furgone?» Non è che non apprezzasse che Richard fosse andato a prenderlo, ma aveva bisogno di vedere con i suoi occhi che Wyn stava bene. Aveva visto parecchi cowboy litigare con il filo spinato e non era mai stata una bella scena.

Richard gli fece strada. «Il dottore ha detto che non è nulla di grave. Gli ha dato un sacco di punti, però. Il filo lo ha colpito a una spalla, al collo e al viso. A quanto pare Wyn è molto arrabbiato per i tagli che ha in faccia.»

Mentre attraversavano il parcheggio, Richard continuò a ragguagliarlo. «Ha perso un bel po’ di sangue, ma il dottore ha detto che è arrivato al pronto soccorso in tempo. È stato abbastanza intelligente da venire a casa del nonno prima di svenire.»

Raggiunsero un furgone marrone scassato ed Ezra lanciò la sua borsa sul retro. «Richard aprì la portiera del passeggero e rivolse a Ezra uno sguardo di scusa. «Ho pensato che si sarebbe addormentato, e non volevo che nessuno gli desse fastidio vedendolo così.»

Ezra annuì. «Hai fatto bene.»

Aprendo la portiera, Ezra sentì un nodo in gola alla vista di Wyn. La sua maglietta era stata tagliata a metà, il sangue secco rendeva rigido il cotone altrimenti morbido. Bende di garza bianca sembravano coprirlo dall’ascella fin oltre il viso.

Prendendo un respiro profondo, Ezra sollevò gentilmente Wyn e lo cullò tra le braccia. Poi si accomodò sul sedile con Wyn in grembo. Era certo che Richard avesse da ridire sul fatto che non si fosse allacciato la cintura di sicurezza, ma Ezra gli lanciò un’occhiataccia, sfidandolo a commentare.

Con un’alzata di spalle, il cowboy chiuse la portiera e si avvicinò al lato del guidatore. «Ci metteremo più o meno un’ora ad arrivare, una volta usciti dalla città.»

Ezra annuì ma non disse nulla. Wyn era davvero fuori di testa. Ezra avrebbe voluto baciarlo, ma non era sicuro di come l’uomo alla guida del camion avrebbe reagito a un gesto del genere. Non sapeva perché gli importasse, ma era certo che per Wyn sarebbe stato così.

Richard doveva aver notato la sua preoccupazione. «Sei il ragazzo di Palmer?»

«Non ancora» rispose Ezra. Socchiuse gli occhi guardando Richard. «Problemi al riguardo?»

Richard ridacchiò. «No, ma probabilmente sono l’unico in città a non averne. Non sono cresciuto a Pamona. Sono venuto qui per aiutare il nonno a marchiare e castrare i vitelli nati in primavera.»

Con quelle informazioni, Ezra cedette alla tentazione e baciò la fronte di Wyn. «Mi ha detto che è stato aggredito in città. Ne sai qualcosa?»

Richard annuì. «Ho sentito alcuni ragazzi che ci ridevano su quando sono andato da Jenny’s per colazione.»

«Conosci i nomi dei responsabili?» Nonostante le condizioni attuali di Wyn, Ezra non poté fare a meno di eccitarsi alla sensazione del sedere sodo del ragazzo accoccolato contro la sua erezione.

«Non ne sono certo, a dire il vero. Immagino che dietro ci debba essere Henry Fletcher. Palmer sarà in grado di dirtelo quando si sveglia.»

Ezra memorizzò quel nome per il futuro. Richard continuò a chiacchierare per il resto del tragitto, e lui fu grato del fatto che non si aspettasse sempre una risposta. A un certo punto gli venne in mente una cosa. «Posso chiederti perché non hai problemi con lo stile di vita di Wyn?»

Osservò le mani di Richard stringersi sul volante. «Sono anni che nascondo il mio orientamento sessuale, ormai. Quando ero all’Ohio State University era diverso, ma ho dovuto abbandonare al terzo anno per aiutare mio padre nel suo ranch. La gente qui intorno non capisce, e io non sono coraggioso come Palmer.»

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