di Rotimi Ogunjobi
Tradotto da Giovanna Bongiovanni
© 2021 Rotimi Ogunjobi
Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere usata o riprodotta, in nessun modo, senza autorizzazione scritta, tranne nel caso di brevi citazioni riportate in articoli di critica o recensioni.
Dedica
Questo libro è dedicato a tutti I bambini nella mia vita
INDICE
NORMAN! NORMAN! di Rotimi Ogunjobi Tradotto da Giovanna Bongiovanni © 2021 Rotimi Ogunjobi Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questo libro può essere usata o riprodotta, in nessun modo, senza autorizzazione scritta, tranne nel caso di brevi citazioni riportate in articoli di critica o recensioni. Dedica Questo libro è dedicato a tutti I bambini nella mia vita
Capitolo 1 Il bambino che sapeva parlare Capitolo 1 Il bambino che sapeva parlare Il gallo cantava sempre di mattina, all'alba, fuori dalla fattoria. Il bebè si svegliò. Seduto nella sua culla, si guardò intorno nella grande camera da letto. Tutto era tranquillo, tranne che per il ticchettio dell'orologio sulla mensola del camino. A pochi metri di distanza, i suoi genitori dormivano profondamente nel loro letto. Anche se aveva solo sei mesi, si arrampicò sulla sponda del lettino e, in piedi sul pavimento, percorse la stanza buia fino ad arrivare alla porta aperta del bagno. In bagno, aprì la doccia e si lavò accuratamente con acqua e sapone. Poi si coprì con una morbida coperta calda e rimase seduto su una sedia per un po’, pensando a cosa fare dopo. Dopo qualche minuto, andò in cucina. Sul tavolo trovò due pagnotte di pane. Salì sul tavolo e le divorò. Avrebbe voluto mangiare di più, perché aveva molta fame, ma non c'era altro pane. Così andò in giro per la cucina piangendo e battendo i piedi con rabbia perché non riusciva a trovare altro pane. Il pianto di Norman svegliò i suoi genitori che, entrando in cucina, rimasero sorpresi nel vedere il bambino piangere. “Norman!” Esclamò sua madre, piuttosto stupita. “Cammina! Cammina!” Gridò il padre. Norman si fermò e li guardò in maniera irritata. “Cammina! Cammina!” Disse in tono derisorio, imitando il padre. “Sa parlare!” Disse sua madre portandosi le mani alla bocca. “Mi state facendo diventare matto! Pare che dovrò vivere per il resto della mia vita in questa noiosa fattoria.” Norman scosse la testa angosciato. “Norman, sai parlare?” Ripeté suo padre, incapace di nascondere il proprio stupore. “Certo che so parlare. Che domanda sciocca,” ridacchiò Norman. “Certo, è una domanda sciocca,” concordò sua madre, con il terrore negli occhi. “Ho fame mamma, voglio altro cibo. Ho mangiato tutto il pane che era sul tavolo, ma il pane è pieno di buchi dentro. Posso avere del bacon, delle uova e delle salsicce?” Temendo di perdere il senno, Mabel Wilson, andò in cucina, e cucinò sei uova, sei strisce di bacon e sei salsicce. Norman, seduto di nuovo sul tavolo della cucina, divorò rumorosamente il cibo nel suo piatto e bevve anche una pinta di latte. Ruttò ad alta voce, tornò nella sua culla e si addormentò di nuovo, russando rumorosamente.
Capitolo 2 Norman il bambino difficile
Capitolo 3 La visita del dottore
Capitolo 4 Il Lungo Viaggio verso Sud
Capitolo 5 Norman il piccolo mascalzone
Capitolo 6 Norman ritorna a Tillyard
Capitolo 1 Il bambino che sapeva parlare
Il gallo cantava sempre di mattina, all'alba, fuori dalla fattoria. Il bebè si svegliò. Seduto nella sua culla, si guardò intorno nella grande camera da letto. Tutto era tranquillo, tranne che per il ticchettio dell'orologio sulla mensola del camino. A pochi metri di distanza, i suoi genitori dormivano profondamente nel loro letto.
Anche se aveva solo sei mesi, si arrampicò sulla sponda del lettino e, in piedi sul pavimento, percorse la stanza buia fino ad arrivare alla porta aperta del bagno.
In bagno, aprì la doccia e si lavò accuratamente con acqua e sapone. Poi si coprì con una morbida coperta calda e rimase seduto su una sedia per un po’, pensando a cosa fare dopo.
Dopo qualche minuto, andò in cucina. Sul tavolo trovò due pagnotte di pane. Salì sul tavolo e le divorò. Avrebbe voluto mangiare di più, perché aveva molta fame, ma non c'era altro pane. Così andò in giro per la cucina piangendo e battendo i piedi con rabbia perché non riusciva a trovare altro pane.
Il pianto di Norman svegliò i suoi genitori che, entrando in cucina, rimasero sorpresi nel vedere il bambino piangere.
“Norman!” Esclamò sua madre, piuttosto stupita.
“Cammina! Cammina!” Gridò il padre.
Norman si fermò e li guardò in maniera irritata.
“Cammina! Cammina!” Disse in tono derisorio, imitando il padre.
“Sa parlare!” Disse sua madre portandosi le mani alla bocca.
“Mi state facendo diventare matto! Pare che dovrò vivere per il resto della mia vita in questa noiosa fattoria.” Norman scosse la testa angosciato.
“Norman, sai parlare?” Ripeté suo padre, incapace di nascondere il proprio stupore.
“Certo che so parlare. Che domanda sciocca,” ridacchiò Norman.
“Certo, è una domanda sciocca,” concordò sua madre, con il terrore negli occhi.
“Ho fame mamma, voglio altro cibo. Ho mangiato tutto il pane che era sul tavolo, ma il pane è pieno di buchi dentro. Posso avere del bacon, delle uova e delle salsicce?”
Temendo di perdere il senno, Mabel Wilson, andò in cucina, e cucinò sei uova, sei strisce di bacon e sei salsicce. Norman, seduto di nuovo sul tavolo della cucina, divorò rumorosamente il cibo nel suo piatto e bevve anche una pinta di latte. Ruttò ad alta voce, tornò nella sua culla e si addormentò di nuovo, russando rumorosamente.
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