Fredric Brown
La razza dominante
Vron e Dreena, gli unici due sopravvissuti della razza dei vampiri, fuggivano grazie alla loro macchina del tempo per sottrarsi all’annientamento totale. Si tenevano per mano, consolandosi l’un l’altro per il terrore e la fame che provavano.
Nel XXII secolo l’umanità li aveva scoperti: gli uomini si erano resi conto che i vampiri vivevano veramente in mezzo a loro, che non si trattava di una leggenda, ma di un fatto incontestabile.
C’era stata una carneficina che aveva portato allo sterminio di tutti i vampiri tranne loro due, che lavoravano già da un pezzo alla macchina del tempo e che la finirono appena in tempo per fuggire.
Fuggivano verso un lontano futuro, verso un futuro in cui la stessa parola vampiro fosse sconosciuta e dove potessero vivere di nuovo indisturbati, insospettati, e rigenerare la loro razza.
— Ho fame, Vron, una fame terribile.
— Anch’io, povero tesoro. Fra poco ci fermeremo di nuovo. Si erano già fermati quattro volte e ogni volta erano sfuggiti di poco alla morte. I vampiri non erano stati dimenticati. All’ultima fermata, mezzo milione di anni dopo il loro tempo, erano sbarcati in un mondo abitato da cani: l’uomo era scomparso e i cani si erano civilizzati, diventando simili all’uomo.
Tuttavia, Vron e Dreena erano stati riconosciuti per quello che erano. Riuscirono a mangiare una volta sola grazie al sangue di una cagnetta tenera e morbida, ma subito dopo furono costretti a fuggire sulla macchina del tempo e a riprendere il viaggio.
— Grazie per esserti fermato — disse Dreena, e sospirò.
— Non ringraziare me — rispose Vron bruscamente. — Il viaggio è finito. Non abbiamo più combustibile, ormai, e non lo troveremo certo qui. A quest’ora tutte le sostanze radioattive si saranno certo trasformate in piombo. Dobbiamo vivere qui, non abbiamo altra scelta.
Uscirono in esplorazione.
— Guarda! — disse Dreena, indicando qualcosa che si stava avvicinando. — Una nuova creatura! I cani non ci sono più e qualcos’altro ha preso il loro posto. Sicuramente si sarà persa la memoria di noi vampiri.
L’essere che si stava avvicinando era telepatico.
— Ho sentito i vostri pensieri — disse una voce nelle loro teste. — Vi state chiedendo se noi conosciamo i vampiri: no, non li conosciamo.
Dreena afferrò il braccio di Vron in estasi. — Libertà — mormorò affamata — e cibo!
— Vi chiedete anche — disse la voce nelle loro teste — quale sia la nostra origine e come si sia sviluppata la nostra razza. Tutte le forme di vita sono ora vegetali. Io — disse la strana creatura inchinandosi — appartengo alla razza dominante. Sono, a chiamarmi con la parola usata un tempo, una rapa.