Blake Pierce - Non resta che scappare

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Non resta che scappare: краткое содержание, описание и аннотация

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“Quando pensi che la vita non potrebbe andare meglio di così, Blake Pierce arriva con un altro capolavoro del thriller e del mistero! Questo libro è pieno di svolte e il finale porta una sorprendente rivelazione. Lo raccomando fortemente per la biblioteca permanente di ogni lettore che ami i thriller davvero ben scritti.”
–-Books and Movie Reviews, Roberto Mattos (riguardo a Il Killer della Rosa)
NON RESTA CHE SCAPPARE è il libro #1 di una nuova serie thriller sull’FBI realizzata dall’autore statunitense campione d’incassi Blake Pierce, il cui bestseller numero #1 Il Killer della Rosa (Libro #1) (scaricabile gratuitamente) ha ricevuto oltre 1.000 recensioni da cinque stelle.
Un serial killer sta facendo man bassa nella comunità di espatriati Americani a Parigi, con omicidi che ricordano Jack lo Squartatore. Per l’agente speciale dell’FBI Adele Sharp, si tratta di una corsa folle contro il tempo per entrare nella sua mente e salvare la vittima successiva. Fino a che non scopre un segreto più oscuro di quanto chiunque potrebbe mai immaginare.
Perseguitata dall’omicidio della sua stessa madre, Adele si getta nel caso, immergendosi nel ventre rivoltante di una città che una volta chiamava casa. Riuscirà Adele a fermare l’assassino prima che sia troppo tardi?
Una serie thriller piena zeppa di azione con intrighi internazionali e suspense che tiene incollati alle pagine, NON RESTA CHE SCAPPARE vi costringerà a leggere fino a notte inoltrata.
Il terzo #3 libro della seria di THRILLER DI ADELE SHARP è ora disponibile per pre-ordinazioni.

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Robert si accigliò. “Lei? Con chi ti ha messa a lavorare, Foucault?”

Invece di rispondere, Adele attraversò la stanza e allargò le mani, abbracciando l’amico. Lei non era altissima, ma Robert era quasi dieci centimetri più basso di lei. Lo tenne stretto a sé e sentì un piacevole calore nel petto. Era più piccoletto di quanto ricordasse. Quasi… fragile. Anche se Robert si tingeva baffi e capelli, Adele non poteva trascurare il fatto che stesse invecchiando. Sciolse l’abbraccio e gli sorrise ancora. “Ho sentito che lavoreremo nei pressi del tuo ufficio,” gli disse.

Robert le diede una pacca sulla spalla con gesto confortante. “Sì, quella è tua,” disse, accennando alla scrivania che portava la targhetta con il suo nome.

“L’ho messa vicino alla finestra. Mi piace lì.”

“L’ultima volta che sei stata qui, ricordo che ti piaceva la vista da lì,” aggiunse, scrollando le spalle. Abbassò la mano e tornò alla propria sedia, sbuffando sommessamente mentre vi si accomodava.

“Va tutto bene?” gli chiese Adele.

Robert annuì, facendo un gesto con la mano come a voler cacciare via altre simili domande. “Si, certo. Le vecchie ossa non si muovono come un tempo, quindi temo che non sarò sul campo con te.”

Adele annuì evasiva. “Me l’ero immaginato. Ad ogni modo, abbiamo bisogno di qualcuno che tenga le fila delle cose da qui.”

Robert non stava più sorridendo. Tutt’a un tratto il suo sguardo sembrava duro.

“Non sei malato, vero?” disse rapida Adele. Non era sicura di quale fosse l’origine di quella domanda, ma le uscì dalla bocca prima che potesse fermarla.

Robert sorrise e scosse la testa. “No, non che io sappia. Ma,” continuò, picchiettando le dita contro la scrivania e poi guardando lo schermo del computer di fronte a sé, “sto imparando meglio come usarlo. Con le email faccio fatica. Ma ho pensato, beh, per il tuo bene…” Si interruppe, sollevando lo sguardo su di lei.

Adele provò una vampata di gratitudine. Sapeva quanto Robert odiasse la tecnologia. Nonostante la quantità di emoji che usava nei suoi messaggini, aveva fatto il testardo di fronte all’avvento dei computer. Lo stesso, lei aveva chiesto all’Interpol che gli permettessero di essere parte del team. Questo era il patto che avevano sancito quando la signora Jayne le aveva proposto il contratto.

Al tempo, Adele aveva sentito voci e pettegolezzi che il DGSI stesse tentando di allontanare Robert dalla sua posizione: una sorta di pensionamento obbligatorio. Sentì un lampo di frustrazione. Il pensiero che qualcun altro prendesse il posto di Robert era irragionevole. Avevano messo in piedi la sezione omicidi del DGSI in parte con i suoi sforzi. Lui si era fatto un nome presso altre agenzie ben prima che il DGSI venisse formato, cosa che aveva attratto un sacco di nuove reclute. Adele rispettava la maggior parte degli agenti che lavoravano per l’Intelligence francese, ma nessuno suscitava il suo rispetto quanto Robert. Quell’uomo aveva una speciale intelligenza intuitiva e molto raramente si sbagliava. Nell’ultimo caso a Parigi, aveva insistito che l’assassino fosse un uomo con i capelli rossi, e ne aveva sottolineato la vanità. Lei non ne era stata sicura, ma alla fine la deduzione si era rivelata accurata.

Però Adele ricordava gli scambi con il direttore Foucault. Il cipiglio sulla sua fronte quando lei aveva richiesto l’aiuto di Robert. L’agenzia stava cercando di sfoltire il personale. Ora però, con l’aiuto del suo mentore all’Interpol, Foucault si era trovato con le mani legate.

“Ho bisogno di te,” gli disse semplicemente. “Sei il migliore in quello che fai.”

Robert scosse la testa e sospirò. “Non so se sia vero, cara,” disse, la voce tutt’a un tratto più debole.

“È così. Non ti preoccupare dei computer: ce la farai. Ne sono sicura. Abbiamo bisogno di qualcuno con cui avere i contatti alla base, che coordini le cose da qui. E non vorrei nessun altro.”

Robert annuì di nuovo, l’espressione ancora mesta. “Sono vecchio, Adele. So che può non sembrare.” Si passò la mano tra i capelli chiaramente tinti. “Ma questa agenzia, questo posto, penso sia per gente più giovane adesso.”

Adele si fece ancora più confusa. “Perché stai dicendo queste cose?”

Robert agitò una mano in aria. “Non ha importanza. Sono contento. Probabilmente, se non avessi chiesto di me, sarei stato mandato fuori dall’agenzia nel giro di una settimana.”

Ora la confusione di Adele si tramutò in risentito cipiglio. “L’hai sentito? Qualcuno ti ha detto che stavano cercando di sbarazzarsi di te?”

Robert scosse la testa. “Sono un investigatore. Non sono fatto per stare incastrato dietro a una scrivania. A volte queste cose le sai e basta.”

“Stai pensando troppo. Il tuo valore è impareggiabile, fidati di me. E poi, se tu te ne vai, me ne vado pure io”.

Robert sorrise di fronte a quel commento e premette le dita tra loro. “Mi pare giusto. I computer non sono il mio forte, ma farò del mio meglio. Ma non mi hai ancora detto con chi ti ha messo in coppia il direttore. John?” Inarcò leggermente le sopracciglia e un leggero sorriso gli inarcò i lati della bocca, ma Adele scosse la testa, smorzando la sua espressione.

“L’agente Paige,” disse con tono greve e pesante come il martello di un giudice.

Robert la fissò incredulo.

Lei scrollò le spalle.

Lui continuò a fissarla.

“Non l’ho chiesto io,” gli disse.

“Sophie Paige?”

Adele guardò verso la porta aperta, controllando che il corridoio fosse sgombero, poi annuì. “A quanto pare. Diciamo che era contenta quanto me.”

“Foucault non conosce la vostra storia?” disse Robert alzando la voce.

“Va bene,” rispose Adele con voce più bassa. “Non so cosa sappia o non sappia il direttore. Ma le cose stanno così.”

“E John?” chiese Robert.

Adele agitò una mano in aria, come se il pensiero non le fosse neanche passato per la testa. “Intendi l’agente Renee? Beh, penso stia lavorando a un altro caso. La Paige ha detto così.”

Le sopracciglia perfettamente curate di Robert stavano inarcate sopra ai suoi occhi come nuvole scure che minacciavano tempesta. “La Paige,” disse sbuffando. “Adesso ho capito perché Foucault non me l’ha detto.”

Adele esitò. C’era qualcosa nel suo tono che non riusciva a interpretare. “Cosa intendi dire?”

Robert si stava ancora fissando le dita con sguardo cupo, e Adele dovette ripetere la domanda. Alla fine l’uomo sollevò lo sguardo. “Oh, niente… eccetto che sa quello che provo per te. E la Paige non è stata esattamente la persona più carina con te dopo l’incidente.”

Adele esitò, scrutando il suo vecchio mentore. Sapeva che Robert si sarebbe messo dalla sua parte. Ma c’era di più nel tono della sua voce. C’era qualcosa dietro a quel cipiglio che lei ancora non riusciva a capire. “Hai parlato con la Paige da quando me ne sono andata?” gli chiese lentamente.

“Parlato? No.” Si interruppe, come se fosse sul punto di aggiungere dell’altro, ma poi sembrò decidere il contrario e scosse rapidamente la testa, intrecciando le dita e piegando un pollice sopra all’altro. “No, niente del genere. Però penso che tutte e due sarete capaci di essere professionali, no?”

Adele scrollò le spalle. “Posso farlo, se lo fa anche lei.”

Magnifique ,” rispose lui. “Spero tu abbia dormito in aereo. Foucault voleva vederti subito al tuo arrivo.”

Adele annuì, le labbra premute saldamente tra loro. “L’agente Paige è già da lui,” gli disse. “Dobbiamo cominciare subito?”

Il vecchio mentore annuì mentre si alzava dalla sua sedia e si spostava rigidamente facendo il giro della scrivania. “Lascia qui la valigia,” le disse. “Mando a chiamare qualcuno perché la porti a casa mia. Adesso vieni.”

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