Blake Pierce - Non resta che scappare

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Non resta che scappare: краткое содержание, описание и аннотация

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“Quando pensi che la vita non potrebbe andare meglio di così, Blake Pierce arriva con un altro capolavoro del thriller e del mistero! Questo libro è pieno di svolte e il finale porta una sorprendente rivelazione. Lo raccomando fortemente per la biblioteca permanente di ogni lettore che ami i thriller davvero ben scritti.”
–-Books and Movie Reviews, Roberto Mattos (riguardo a Il Killer della Rosa)
NON RESTA CHE SCAPPARE è il libro #1 di una nuova serie thriller sull’FBI realizzata dall’autore statunitense campione d’incassi Blake Pierce, il cui bestseller numero #1 Il Killer della Rosa (Libro #1) (scaricabile gratuitamente) ha ricevuto oltre 1.000 recensioni da cinque stelle.
Un serial killer sta facendo man bassa nella comunità di espatriati Americani a Parigi, con omicidi che ricordano Jack lo Squartatore. Per l’agente speciale dell’FBI Adele Sharp, si tratta di una corsa folle contro il tempo per entrare nella sua mente e salvare la vittima successiva. Fino a che non scopre un segreto più oscuro di quanto chiunque potrebbe mai immaginare.
Perseguitata dall’omicidio della sua stessa madre, Adele si getta nel caso, immergendosi nel ventre rivoltante di una città che una volta chiamava casa. Riuscirà Adele a fermare l’assassino prima che sia troppo tardi?
Una serie thriller piena zeppa di azione con intrighi internazionali e suspense che tiene incollati alle pagine, NON RESTA CHE SCAPPARE vi costringerà a leggere fino a notte inoltrata.
Il terzo #3 libro della seria di THRILLER DI ADELE SHARP è ora disponibile per pre-ordinazioni.

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Le armi da fuoco non erano il suo forte. Ma trovare dei criminali sì. Scese le scale, sempre guardando Jason che correva verso la strada.

Lo perse di vista quando arrivò all’ultimo gradino e anche lei si lanciò in direzione della strada. Ma dopo poche falcate, si fermò ed esitò, ansimando, vicino agli arbusti che costeggiavano la piscina.

Davvero Jason sarebbe andato verso la strada trafficata? La gente lo avrebbe visto. Quella parte della città era pesantemente pattugliata. Jason di certo lo sapeva. La mente di Adele balzò di nuovo a quella cosa di metallo che gli aveva visto in mano. Un coltello? No. Un’arma da fuoco? No, troppo piccola.

Chiavi. Sì, dovevano essere delle chiavi.

I suoi occhi scattarono ancora verso il corridoio sopra di lei. Chiavi per la stanza del motel? No? Loro avevano usato una key-card. Voltò le spalle alla strada e scrutò la lunghezza della seconda ala del motel, dietro alla quale sospettava fosse scomparso. Sarebbe tornato indietro?

Chiavi della macchina. Dovevano essere chiavi della macchina, giusto? Il pickup di Jason era nel parcheggio del motel, lo avevano visto arrivando.

Adele si convinse e poi, anziché dirigersi verso il passaggio tra gli edifici e quindi verso la strada, si girò e scattò nella direzione opposta. Il parcheggio del motel era situato dietro agli edifici, circoscritto da una grossa recinzione in legno e con dei cassonetti rossi con coperchi neri, nuovi di zecca, ai quattro angoli.

Un presentimento. Ma a volte un presentimento era tutto ciò che un agente aveva a disposizione.

Adele poteva sentire le sirene in lontananza, ma erano ancora deboli. Era sola. Si guardò alle spalle, verso le scale, notando che il suo collega stava lentamente scendendo, lo sguardo ancora frastornato mentre scuoteva la testa. Zoppicava un po’, il sangue che ancora gli colava dal naso.

Adele espirò rassegnata mentre continuava a correre in direzione del parcheggio. Saltò un’alta piccola siepe, riconoscente per tutto il tempo passato a correre ogni mattina. Corse lungo il lato dell’ufficio di registrazione documenti e poi passò oltre una rete e un cassonetto rosso posizionato sul retro degli uffici. L’olezzo della spazzatura di due settimane impregnava l’aria e le si appiccicò ai vestiti. Adele ignorò il puzzo e imprecò mentre la stoffa le restava impigliata in una parte sporgente della rete. Uno strappo silenzioso, un lampo di dolore. Ma non si fermò, ignorando lo squarcio nei suoi abiti.

Adele scivolò attraverso la rete e il cassonetto puzzolente prima di fermarsi di colpo e fissare il grosso pickup nero con gli specchietti sporgenti. Il veicolo era parcheggiato in mezzo a due spazi liberi, dietro a un minivan.

La portiera laterale del pickup era spalancata.

Jason si stava già arrampicando al posto di guida. Lanciò un’occhiata verso di lei, poi imprecò ad alta voce prima di sbattere la portiera e infilare la chiave nell’accensione. Si sentì un attutito rumore metallico, seguito da una scia di bestemmie in spagnolo.

Adele alzò la pistola e la puntò contro il finestrino. “Fermo o sparo!” gridò.

Ma il signor Hernandez la ignorò, continuando a trafficare con le chiavi. Alla fine il motore prese vita. Jason fissò fuori dal finestrino, gli occhi sgranati, nel panico. Il tatuaggio contorto dei due serpenti sembrava pulsare sulla sua pelle e le vene erano sporgenti alle tempie.

L’uomo mormorò qualcosa che Adele non poté sentire attraverso il vetro, poi inserì la marcia. Diede gas. Si udì il fischio dei copertoni e il pickup sfrecciò in avanti, andando quasi a sbattere contro la parete dell’ufficio. Jason imprecò tacitamene e inserì la retromarcia prima di guardarsi alle spalle e prepararsi alla manovra.

Diversamente dal motel, il pickup di Jason era in condizioni immacolate. I finestrini erano puliti e il veicolo stesso non aveva un singolo graffio o botta. Alcuni dei testimoni che avevano visto Hernandez seguire le sue presunte vittime a casa loro avevano affermato che tutto aveva avuto inizio quando il signor Carter aveva quasi tamponato il pickup di Jason.

Adele tenne la pistola puntata e si preparò, le spalle aperte, i piedi divaricati. “Fermo, FBI!” gridò.

“Agente Sharp!” chiamò una voce alle sue spalle. Per un brevissimo istante, Adele sussultò e si voltò.

Masse stava arrancando lungo l’edificio più vicino a Jason. Chiaramente aveva fatto il giro dalla strada, percorrendo la via più lunga. Ma ora significava che era più vicino al pickup rispetto a lei. Masse scorse Jason. Il giovane agente sgranò gli occhi e sollevò la pistola.

“Aspetta!” gridò Adele.

Ma Masse scaricò tre colpi a raffica. Due colpirono il cofano del veicolo, il terzo mandò in frantumi entrambi i finestrini, passando dritto da uno all’altro. Nessuno degli spari colpì Jason Hernandez.

Ma attraverso la cornice dei finestrini ora infranti, Adele aveva adesso una buona visuale dell’espressione dell’uomo.

Non stava più trafficando con volante e accensione. Fissava il vetro distrutto, gli occhi sgranati come scioccato, il volto ora pallido. Guardò i frammenti del finestrino distrutto, poi i suoi occhi passarono ai due fori fumanti sul cofano dell’adorato pickup.

Puta! ” gridò. Hernandez passò sul sedile del passeggero e aprì la portiera da quel lato, uscendo velocemente dal veicolo. Ora si trovava dalla parte opposta del mezzo rispetto ad Adele, ma più vicino a Masse.

Adele cercò di mantenere la propria posizione, ma sbuffò frustrata: aveva perso il bersaglio diretto. Si spostò rapidamente, sempre con movimenti controllati, cercando di mantenere i due soggetti all’interno del campo visivo mentre faceva rapidamente il giro del parcheggio.

Jason iniziò ad avanzare verso l’agente Masse, ignorando la pistola puntata contro il suo volto e Adele che stava facendo il giro da dietro. Quando si fu rimessa in posizione, Adele scrutò la sua espressione: gli occhi di Jason erano dilatati, le vene gli pulsavano sulla fronte e sul collo.

Cavron! ” gracchiò, spostando lo sguardo dal suo pickup ora rovinato all’agente dell’FBI che aveva sparato. Sembrava del tutto indifferente, o forse inconsapevole dell’arma che Masse ancora teneva tra mani tremanti.

Sembrava che il giovane agente stesse registrando solo ora il grido “ Aspetta! ” che Adele gli aveva lanciato poco prima. Il dito premuto contro il grilletto era ancora bianco per la tensione, ma lui sembrava pietrificato. Aspettò, esitante, guardando Adele e poi la figura di Hernandez che si stava avvicinando. Esitò per un secondo di troppo.

“No… non farlo!” gridò Adele, ma fu troppo tardi.

Jason si lanciò in avanti, abbassandosi sotto alla linea di tiro di Masse e prese il giovane agente per la vita, cadendo insieme a lui sul marciapiede.

Adele corse in avanti, cercando un varco, la pistola puntata. Il cemento freddo del parcheggio e la barriera di sicurezza fornivano una superficie dura contro la quale le scapole di Masse andarono a sbattere una volta, e poi un’altra, mentre lui tentava di rialzarsi. Ma Jason ringhiava, tirava pugni e tentava di graffiare gli occhi dell’agente.

“Levati di mezzo!” gridò Adele. Poi sparò.

Masse si lasciò scappare un grido di terrore. Hernandez sbuffò per il dolore, ruotò su se stesso e cadde a terra accanto all’agente che aveva immobilizzato.

“Il primo al braccio,” disse Adele con tono secco, la pistola sempre puntata su Hernandez. “Continua a ribellarti e il prossimo di finisce dritto nel petto, capito?”

Il rumore di grida e imprecazioni da parte di Jason svanì. L’uomo continuava a rotolare avanti e indietro, i denti digrignati per il dolore e la testa premuta contro il ruvido marciapiede. Dei piccoli rivoli di sangue rosso gli scorrevano tra le dita. Di tanto in tanto distoglieva lo sguardo dal braccio ferito e guardava il suo pickup danneggiato, scuotendo la testa con rinnovata angoscia.

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