Non ne è sicuro, pensò.
Sta provando a convincersene.
Ma che diritto aveva lei di provare a influenzare la sua decisione?
Crivaro dette un’occhiata al suo orologio e indicò l’edificio.
“Devi entrare” disse. “Non puoi far aspettare Lehl.”
Poi, poggiò una mano confortante sulla spalla di Riley.
“Non sparirò, figliola.” le disse. “Probabilmente, mi farò vivo più spesso di quanto vorrai.”
“Ne dubito, Agente Crivaro” Riley disse.
Crivaro agitò un dito verso di lei.
“Ehi, sono in pensione, ricordi? Non voglio più sentirti dire ‘Agente Crivaro’. È ora che inizi a chiamarmi Jake.”
Riley sentì un nodo alla gola.
“OK … Jake” disse, quasi sussurrando.
Mentre apriva lo sportello della sua auto, l’uomo riprese a parlare. “Adesso, va’ dentro e rimettiti al lavoro.”
Quando Riley iniziò ad allontanarsi, si voltò al suono della sua voce.
“Ehi, quella promessa che hai fatto ieri in aula … è stata la cosa giusta da dire, e avrei voluto dirla io. So che ti preoccupa, ma manterrai quella promessa. So che lo farai. E, se vivrò abbastanza a lungo, farò l’impossibile per aiutarti a mantenerla.”
Crivaro mise in moto l’auto e uscì dal parcheggio.
Riley lo osservò mentre si allontanava, ancora determinata a non piangere.
Poi, entrò nell’edificio del BAU per andare a parlare con Lehl.
Sebbene all’interno del edificio del BAU ci fosse la solita animata attività, il luogo apparve stranamente vuoto agli occhi di Riley. Fu bruscamente consapevole dell’assenza di Jake Crivaro. Era davvero possibile che il suo mentore non mettesse più piede in quell’edificio? E, se se n’era davvero andato, come potevano gli altri continuare semplicemente con la loro routine quotidiana proprio come se nulla fosse cambiato?
Intuì che, naturalmente, quasi nessun altro doveva sapere delle dimissioni di Crivaro.
E dovette ammettere che forse a nessun altro sarebbe importato quanto a lei. Sebbene Jake Crivaro fosse una sorta di leggenda vivente al BAU, tutti sapevano che le leggende dovevano tramontare prima o poi.
Tutti tranne me, lei pensò.
Si fermò nel corridoio, incerta su dove andare, visto che non poteva raggiungere l’ufficio del partner per ricevere istruzioni. Poi, ricordò che Crivaro aveva detto che Lehl la stava aspettando, forse per assegnarle un altro caso.
Mentre si dirigeva all’ascensore, ripensò a come Crivaro fosse entrato da poco nella sua vita. Quando lei era ancora stata una studentessa alla Lanton University, dopo che due delle sue coinquiline al dormitorio erano state uccise, Crivaro era arrivato a lavorare sul caso. Proprio quando Riley non avrebbe potuto sentirsi più terrorizzata e inutile, lui aveva riconosciuto il suo insolito istinto e l’aveva indotta a collaborare con lui, per aiutarlo a trovare l’assassino.
Infatti lo aveva trovato. Era uno dei suoi professori preferiti. E avrebbe ucciso anche lei, se Crivaro non le avesse salvato la vita.
Da allora, il mondo di Riley non era più stato lo stesso. Dopo il college, Crivaro l’aveva fatta ammettere al programma estivo dell’FBI, e poi all’Accademia di Quantico. Fino alle ultime settimane senza casi, la vita era stata una costante corsa, piena di eccitazione e pericolo.
Entrò dunque in ascensore, e spinse il bottone del piano. L’ascensore era affollata ma questo fece sentire Riley ancora più sola.
Nessuna di queste persone sa che cosa sia successo, pensò di nuovo. E di sicuro non so che cosa accadrà adesso.
Parte di lei serbava una folle idea di restituire il suo distintivo e la sua pistola, per protestare contro le dimissioni di Crivaro.
Naturalmente sarebbe un gesto folle, disse a se stessa. Aveva investito troppo in questa carriera per potersi arrendere ora.
Eppure, ricordò ciò che Crivaro le aveva risposto, quando gli aveva detto che avrebbe parlato con Lehl della decisione che lui aveva preso.
“Penso che dovresti farlo.”
Che cosa aveva voluto dire? Crivaro sperava che Riley potesse impedirgli di andare in pensione?
Ricordò anche un’altra frase che le aveva detto.
“È ora che inizi a chiamarmi Jake.”
Questo non lasciava presagire che intendesse porre fine al loro rapporto, professionale o meno. Ed era sicura che in quella decisione ci fosse un mondo di significato. Dopotutto, chi altro al mondo avrebbe potuto chiamarlo “Jake”? Si era allontanato dall’ex-moglie e dal figlio, e non aveva amici, per quanto Riley ne sapesse.
Tutto ciò che sapeva era che si trattava di un uomo solo, e la pensione non avrebbe affatto migliorato la sua situazione.
Uscì dall’ascensore e andò dritta verso l’ufficio di Lehl. Quando ci arrivò, vide che la porta era aperta. Eppure, esitò lì davanti.
Poi, quasi misteriosamente, sentì la voce di Lehl parlare dall’interno della stanza.
“Entri, Agente Sweeney.”
Entrò e vide lo smilzo Agente Speciale Capo dietro la scrivania. Come al solito, sembrava quasi troppo ingombrante per il suo ufficio, figurarsi per la sua scrivania.
Non poté fare a meno di sorridere, ricordando quello che Crivaro aveva detto, quando lei aveva osservato che sembrava che Lehl fosse sempre sui trampoli.
“No, sembra che sia fatto di trampoli.”
“Si sieda, Agente Sweeney” Lehl disse nel suo intimorente tono baritonale.
Riley sedette, così come il capo. Alzò la cornetta e chiese a qualcuno di arrivare immediatamente nel suo ufficio. Poi, unì insieme le sue dita, scrutò Riley e disse: “Forse c’è qualcosa di cui vorrebbe discutere.”
Riley deglutì forte.
Ora o mai più.
Ma osava dare voce alla protesta per la partenza del suo partner?
Dopotutto, Erik Lehl era probabilmente l’unico uomo al mondo in grado di intimidire davvero Jake Crivaro.
Ciò nonostante, buttò fuori dalla bocca le parole.
“Signore, ho appena parlato con l’Agente Crivaro.”
Lehl annuì silenziosamente.
Riley deglutì di nuovo.
“Non penso che dovrebbe andare in pensione, signore” aggiunse.
Lehl annuì di nuovo.
“Mi ha detto che lo avrebbe detto” Lehl replicò.
Riley era stupita. Questa era l’ultima cosa che si sarebbe aspettata di sentire. Apparentemente, Jake e Lehl avevano già discusso su come lei avrebbe reagito alla notizia.
“Le spiacerebbe spiegarmi perché lo pensa?” Lehl chiese.
Riley entrò in panico e le venne quasi voglia di fuggire dalla stanza.
Che tipo di risposta poteva dare a quella domanda?
Riprese: “Pensa che le sue capacità siano in declino, signore.”
“E lei ritiene il contrario?” Lehl le domandò.
“Sì, signore” Riley rispose.
“Ed è piuttosto sicura di sapere ciò che è meglio per lui?” fu ora la domanda di Lehl.
Improvvisamente, Riley non ebbe idea di che cosa dire. Dopotutto, era una buona domanda. Era davvero sicura che Jake fosse l’agente scaltro che era sempre stato? Ricordò le sue parole recenti.
“Puoi dire onestamente che sia stato al mio meglio ultimamente?”
Allora, non lo aveva contraddetto. Poteva dire onestamente di aver cambiato idea nel frattempo?
Gli occhi di Lehl si ridussero a fessure, guardandola, in quella che parve una maniera analitica.
L’uomo aggiunse: “Immagino che voglio chiederle … per conto di chi mi sta chiedendo questo? Per conto suo o per quello dell’Agente Crivaro?”
Riley si stravaccò leggermente nella sedia.
“Io … io non lo so” ammise.
Lehl si protese sulla scrivania, verso di lei.
Le disse: “Agente Sweeney, io e lei abbiamo avuto delle divergenze da quando la conosco.”
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