Bruce Sterling - Caos U.S.A.

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Caos U.S.A.: краткое содержание, описание и аннотация

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Nel 2044 gli Stati Uniti stanno andando in pezzi. I fondi federali per le basi militari sono ridotti al punto che l’aeronautica americana deruba gli automobilisti sulle autostrade. L’ingegneria genetica si evolve senza alcuna regola, e vaste fasce di popolazione sono diventate tribù nomadi che vagano su mezzi di trasporto a basso costo, supportate da una tecnologia in totale decadenza. I cinesi hanno superato gli USA nel controllo delle reti globali e hanno messo on line i software americani dichiarandoli liberi e a disposizione di tutti. L’effetto serra ha scaldato il clima, i poli si stanno sciogliendo e la guerra fredda è ricominciata contro un’Olanda minacciata dalle acque. Su questo sfondo si muove Oscar Valparaiso, un improbabile eroe con un grosso scheletro nell’armadio. Oscar è un professionista della politica, e con l’aiuto della neuroIoga Greta Penninger cercherà di ostacolare i piani di un senatore ossessionato dalla manipolazione genetica. Assieme i due vogliono scatenare la nuova Rivoluzione, ricordando all’America le neglette utopie di libertà e uguaglianza.

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Oscar andò a trovare il sospetto nella sua cella. Il suo potenziale assassino aveva un’aria stravolta e un aspetto miserabile e dava prova del terribile smarrimento cosmico tipico dei veri malati mentali. All’improvviso, Oscar provò una fitta acuta e inaspettata di profonda pietà. Intuì senza ombra di dubbio che quell’uomo non aveva intenzioni malvagie. Il povero infelice era stato semplicemente costretto a effettuare il suo goffo tentativo di assassinio mediante un’incessante e perversa manipolazione mentale attuata attraverso ingannevoli messaggi diffusi via rete. Oscar rimase talmente scioccato davanti a quello spettacolo che si lasciò scappare di bocca il desiderio istintivo che l’uomo venisse liberato.

Molto saggiamente, i poliziotti del luogo decisero di non esaudirlo. Avevano chiamato l’ufficio del servizio segreto ad Austin. Alcuni agenti speciali sarebbero arrivati al più presto per interrogare a fondo il signor Spencer e per portarlo con discrezione in un altro posto.

Il giorno successivo, si presentò un altro maniaco omicida. Costui, un certo signor Bell, si dimostrò più astuto del precedente. Aveva tentato di nascondersi in un camion che trasportava trasformatori elettrici. L’autista, però, aveva notato il pazzo lanciarsi giù dal camion da sotto un telone e aveva avvertito la sicurezza del Collaboratorio. Era seguita una caccia furiosa e il clandestino era stato finalmente scoperto mentre scavava disperatamente tra un ammasso di rara erba di palude e stringeva ancora arditamente tra le mani una pistola di fabbricazione artigianale.

L’avvento del terzo uomo, il signor Anderson, fu di gran lunga il peggiore. Quando fu catturato mentre se ne stava acquattato in un bidone dei rifiuti, Anderson cominciò a blaterare a voce alta di dischi volanti e del destino della Confederazione, mentre si sfregiava le braccia con un rasoio. La vista del sangue fu uno spettacolo sconvolgente e mise Oscar in una posizione difficile.

A questo punto era chiaro che aveva bisogno di un rifugio sicuro. E l’area più sicura all’interno del Collaboratorio era, naturalmente, la Zona Calda.

L’interno della Zona Calda era meno impressionante del suo torreggiante involucro bianco come porcellana. Era un ambiente molto bizzarro, poiché ogni elemento all’interno della struttura era stato progettato per resistere a una decontaminazione eseguita con vapore surriscaldato ad alta pressione. L’arredamento consisteva in materie plastiche non porose, banchi da lavoro in ceramica bianca resistenti agli acidi, sedie di metallo tubolari e pavimenti antiscivolo. La Zona Calda era allo stesso tempo estremamente inconsueta e molto banale. Dopo tutto, non era un paese delle fate o un veicolo spaziale, ma semplicemente una struttura in cui la gente conduceva determinate attività altamente specializzate in ambienti isolati e sterili. Ormai erano quindici anni che i ricercatori vi lavoravano.

All’interno dello spogliatoio dotato di una porta stagna, fu chiesto a Oscar di togliersi i suoi abiti borghesi. Indossò un camice da laboratorio di carta monouso, un paio di guanti, un buffo cappello, una mascherina e delle calzature sterili che arrivavano alla caviglia e andavano indossate senza calze. Greta Penninger, offrendosi prontamente come sua accompagnatrice non ufficiale, inviò un assistente di laboratorio a prendersi cura di lui.

La dottoressa Penninger disponeva di una serie di laboratori all’interno di una sezione vivacemente illuminata, nota come STUDI NEUROCOMPUTAZIONALI. Una porta di plastica identificava la donna come GRETA v. PENNINGER CAPO RICERCATORE; dietro la porta si trovava una sala chirurgica, anche questa provvista di una forte illuminazione. Metri e metri di tavoli operatori. Tappetini di gomma. Rastrelliere per asciugare i vari strumenti. Pellicola ininfiammabile. Detergenti. Bilance, cappucci per proteggere da fumo e vapori, bicchieri graduati. Pipette a mano. Centrifughe. Cromatografi. E una vasta schiera ordinata di congegni le cui funzioni, per Oscar, erano assolutamente sconosciute.

Oscar venne ricevuto dal maggiordomo della krew di Greta, il dottor Albert Gazzaniga. Costui era un classico esemplare di quello che Oscar riconosceva ormai come lo ‘stile del Collaboratorio’ perfettamente riconoscibile eppure stranamente vago, simile a quello di un giocatore di pallamuro di Lotusland. Gazzaniga trascorreva la sua vita lavorativa in camici da laboratorio sterili e, una volta all’esterno, si rilassava indossando scarpe di gomma consumate e pantaloncini kaki. Aveva un viso cordiale e onesto, somigliava a un boy-scout. Era uno dei pochi nel Collaboratorio che dichiarava di essere un democratico federale. La maggior parte delle persone del Collaboratorio politicamente attive di solito erano smorti e tediosi rappresentanti del Blocco tradizionale di sinistra, democratici socialisti oppure comunisti. Era difficile incontrare qualcuno dotato di una grinta e un’energia sufficienti ad assumere una posizione radicalmente riformista.

«Ebbene, che ne è della dottoressa Penninger?»

«Oh, non si deve offendere, ma al momento sta eseguendo un’operazione. Sarà qui non appena avrà finito. Mi creda, quando Greta vuole concentrarsi, è sempre meglio lasciarla stare.»

«È giusto, lo capisco.»

«Non è che Greta non prenda sul serio quello che le è successo, sa. Anzi, è molto sensibile alla sua situazione. Anche noi abbiamo avuto dei problemi con gli estremisti. Gente della protezione animale, anti-vivisezionisti fanatici… Mi rendo conto che noi scienziati conduciamo vite molto appartate rispetto a voi politici, ma qui non siamo completamente fuori dalla realtà.»

«Non penserei mai una cosa del genere, Albert.»

«Sono personalmente dispiaciuto del fatto che lei debba subire questo genere di vessazioni. È un onore aiutarla, davvero.»

Oscar annuì. «Apprezzo i suoi sentimenti. È bello da parte vostra ospitarmi. Cercherò di non intralciare il vostro lavoro in laboratorio.»

Il dottor Gazzaniga lo condusse lungo un corridoio, oltrepassando sette ricercatori che, vestiti con indumenti sterili, stavano studiando le loro piastrine. «Spero che lei non abbia l’impressione che il laboratorio di Greta sia una zona a rischio biologico. Non facciamo nulla di pericoloso qui. Indossiamo questi abiti sterili solo per proteggere le nostre colture da eventuali contaminazioni.»

«Capisco.»

Gazzaniga scrollò le spalle sotto il suo camice da laboratorio assolutamente privo di peluzzi. «Tutta questa faccenda della tecnologia genetica — le torri giganti, le catacombe, le camere stagne, l’enorme cupola a chiusura ermetica — immagino che, in passato, abbia avuto una forte valenza politica, ma, fondamentalmente, è sempre stata un’idea ingenua e ora semplicemente antiquata. Fatta eccezione per poche applicazioni militari classificate, il Collaboratorio si è sbarazzato dei virus capaci di riprodursi molto tempo fa. Non c’è niente che cresca all’interno della Zona Calda che possa farle del male. L’ingegneria genetica è un campo molto stabile adesso, ormai ha cinquant’anni. Noi usiamo soltanto virus che vivono in condizioni di calore estremo, germi nativi di ambienti vulcanici. Molto efficienti, con un metabolismo rapido, eccellenti trasformatori industriali e naturalmente molto sicuri. Al di sotto dei 90° il loro metabolismo semplicemente smette di funzionare. Si nutrono di zolfo e di idrogeno, sostanze di cui il sangue umano è privo. Inoltre, i nostri esemplari appartengono a ceppi indeboliti. Perciò, anche se qualcuno facesse letteralmente il bagno in quei virus… be’, potrebbe scottarsi, ma non rischierebbe mai di contrarre infezioni o di andare soggetto a una mutazione genetica non controllata.»

«Sembra molto rassicurante.»

«Greta è una professionista ed è particolarmente meticolosa per quello che riguarda le procedure di laboratorio. No, è molto di più: il laboratorio è il luogo in cui lei brilla davvero. È molto ferrata nella matematica neurocomputazionale, non mi fraintenda, ma Greta è uno degli scienziati migliori dell’intero Collaboratorio per quanto riguarda le ricerche pratiche. È in grado di fare cose con le sonde STM che non saprebbe fare nessun altro al mondo. E se riuscissimo a farle mettere le mani su qualche decente centrifuga tissotropica al posto di questo rottame dell’Età della Pietra, otterremmo risultati grandiosi.»

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